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Napoli, bastano 12 minuti per la resa: dura contestazione dei 25mila tifosi

Napoli, bastano 12 minuti per la resa: dura contestazione dei 25mila tifosi

Il Bologna passeggia sui resti dei campioni d’Italia: 2-0 già nella fase iniziale della partita, poi la festa per la Champions. Dalle tribune del Maradona una bordata di fischi e cori contro i giocatori. Fallito anche un calcio di rigore con Politano

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Le tribune erano già deserte quando l’arbitro Pairetto ha fischiato finalmente tre volte e ha messo fine all’agonia del Napoli, in ginocchio pure davanti al Bologna (2-0) e incapace di regalare un sorriso ai fedelissimi — al massimo 25 mila — presenti ieri al Maradona. Altro che pienone, la maggior parte degli abbonati è di nuovo rimasta a casa e chi c’era s’è sfogato in primis contro i giocatori (“Mercenari, via tutti”), mentre solo la curva A se l’è presa anche con De Laurentiis. Gli azzurri stanno rinunciando a lottare per l’Europa e nelle due partite che restano non potranno più salvare nemmeno la faccia. Dallo scudetto alla polvere: mai visto un disastro del genere.

Dopo 12’ il Bologna era già avanti di due gol e i tifosi del Napoli si sono consolati scommettendo in massa sui nomi dei marcatori: Ndoye e Posh, due giocatori che in questo campionato non avevano mai segnato. Con gli azzurri si va sul sicuro e nelle ultime gare Di Lorenzo e compagni avevano già permesso di sbloccarsi a Cerri (Empoli), Abraham (Roma) e Success (Udinese), tutti a digiuno di reti da almeno un anno.

Ma è stata surreale anche l’atmosfera sulle tribune, con lo sciopero delle curve da una parte e il gran tifo dei tremila sostenitori ospiti dall’altra, che hanno dato alla squadra di Thiago Motta la sensazione di essere al Dall’Ara e non al Maradona.

Di marca rossoblù pure il terzo boato del pomeriggio, quando Ravaglia ha respinto (21’) il calcio di rigore battuto malissimo da Politano. Il tiro dal dischetto se l’era procurato Osimhen (contatto con Freuler), che tuttavia ha inspiegabilmente deciso di non tentare la trasformazione e ha ceduto il pallone al compagno. Nello spogliatoio di Francesco Calzona regna del resto l’anarchia e il campo è diventato una discarica delle scorie che si accumulano nella settimana a Castel Volturno.

L’esatto contrario dell’idilliaca euforia che si respira a Casteldebole, dove dietro l’angolo si intravede la Champions. Il Bologna è una macchina perfetta e non ha dovuto nemmeno sforzarsi troppo per controllare la partita. Il Napoli non subiva due gol nel primo quarto d’ora in Serie A dal 2010 ed è riuscito a reagire solo con un paio di conclusioni dalla distanza, di Olivera e Lobotka.

Nervi tesi per Kvaratskhelia, che s’è fatto ammonire per proteste ed è doppiamente distratto dalla telenovela per il rinnovo del suo contratto e dagli Europei alle porte.

La rinuncia di Osimhen di battere il rigore fa invece il paio con la sua uscita dal campo anticipata a Udine, subito prima del gol del pareggio subìto in Friuli dagli azzurri. In Nba l’arte di perdere oggi per vincere domani si chiama “tanking” e viene il dubbio che un pensiero simile possa essere frullato nella testa di De Laurentiis, poco allettato — eufemismo — dalla possibilità di partecipare alla solo dispendiosa Conference League nella prossima stagione.

Di certo la contestazione ha avuto come principale obiettivo i calciatori (“Mercenari, via tutti”) ed è incredibile come siano caduti in basso in pochi mesi gli eroi dello scudetto. Nemmeno il Bologna si aspettava di trovare un avversario così arrendevole e la squadra di Thiago Motta ha avuto il torto di limitarsi a giochicchiare all’inizio del secondo tempo, esponendosi a qualche evitabile pericolo. Ma Ravaglia è stato impegnato davvero solo da Kvaratskhelia ed è stata molto più tagliente la replica di Zirkzee (21’): rasoterra e salvataggio di piede di Meret. Calzona si è deciso tardi a dare una chance a Ngonge, che ha subito mandato in porta Osimhen (24’, gran parata pure di Ravaglia) e ha dato almeno una scossetta agli azzurri. Troppo poco però per riaprire una sfida senza pathos e già finita al quarto d’ora. Thiago Motta l’ha gestita con serenità i cambi fino alla fine, portando via dal Maradona la qualificazione quasi matematica per la Champions.

De Laurentiis — insultato anche lui nel finale dalla curva A — può consolarsi con gli incassi record del film scudetto. Il presidente ha ordinato alla fine il silenzio stampa: l’ennesimo segnale di impotenza di un club allo sbando.

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