Il Corvo compie trent'anni: non smise mai di piovere
Il Corvo (1994)

Il Corvo (1994), la preghiera gotica di Alex Proyas compie trent’anni

10 minuti di lettura

Un tempo, la gente era convinta che quando qualcuno moriva un corvo portasse la sua anima nella terra dei morti. Ma a volte accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose, che l’anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l’anima, perché rimettesse le cose a posto…

La pioggia opprime incessante una Detroit oscura, sporca e malata. L’unica luce sono gli incendi che divampano a ogni angolo, illuminando la tragedia che si è consumata nella notte di Halloween: un amore stroncato e una promessa di vendetta.
Nel maggio del 1994 planava nelle sale Il Corvo, tratto dall’omonima graphic novel di James O’Barr e ammantato dall’aura di film maledetto, a causa della drammatica scomparsa del protagonista Brandon Lee durante le riprese. Oggi, nel trentesimo anniversario dell’uscita e con il remake alle porte (dal 7 giugno nelle sale), celebriamo un cult simbolo degli anni Novanta, che mantiene vivo il ricordo del figlio di Bruce Lee.

Amore, vendetta e metal

Brandon Lee ne Il Corvo

30 ottobre, Notte del Diavolo. Eric Draven (Brandon Lee), un musicista rock, e la sua fidanzata Shelly Webster (Sofia Shinas), vengono brutalmente assassinati nel loro appartamento il giorno prima del loro matrimonio, da una banda di criminali interessati al loro palazzo.

Un anno dopo, Eric viene riportato in vita da un corvo (che in alcune culture funge da psicopompo, il tramite con l’aldilà), che gli conferisce l’invulnerabilità. Inizia così la sua ricerca di vendetta, mettendosi sulle tracce dei suoi assassini uno a uno, aiutato dall’onesto poliziotto Albrecht (Ernie Hudson), che aveva lavorato al suo caso, e da Sarah (Rochelle Davis), l’adolescente a cui lui e Shelly badavano.

Ernie Hudson ne Il Corvo

Un triste filo conduttore

Eric Draven (Brandon Lee) ne Il Corvo

Quella de Il Corvo è una storia cupa, che affonda le sue radici in avvenimenti tragici. James O’Barr iniziò infatti a lavorare alla graphic novel nel 1981, tre anni dopo la morte della sua fidanzata, Beverly, investita da un ubriaco. L’evento, com’è ovvio, segnò profondamente O’Barr: l’autore sprofondò in una spirale di depressione dalla quale riuscì a trovare una via d’uscita solo grazie alla sua opera, come da lui stesso spiegato accuratamente nella prefazione. Il Corvo quindi nasce come tributo a Beverly, e O’Barr dichiarò di essersi ispirato anche a un’altra vicenda, l’omicidio di una giovane coppia a Detroit per un anello da venti dollari.

È per la crudele ironia del destino che fu proprio un’altra tragedia a dare la spinta finale al successo del film. Brandon Lee era reduce da Resa dei conti a Little Tokyo (1991), con una carriera in rampa di lancio, e Il Corvo avrebbe rappresentato il trampolino definitivo per scrollarsi di dosso l’ingombrante ombra di suo padre. Speranze che si infransero a otto giorni dalla fine della produzione, quando, girando la scena della morte di Eric, la pistola in mano a Michael Massee (Funboy) esplose un vero proiettile rimasto accidentalmente in canna (a causa della negligenza degli addetti, che per motivi di tempo privarono veri proiettili di polvere e innesco invece di comprarne a salve). Massee stesso, ovviamente inconsapevole, fu scagionato da ogni accusa, ma non si riprese mai davvero dall’incidente.

Il regista Alex Proyas (Dark City, Io Robot) riuscì comunque a portare a termine la pellicola: con alcune modifiche alla sceneggiatura, le scene di Brandon furono ultimate grazie a stuntmen, trucco e una computer grafica piuttosto avanzata per l’epoca. La triste storia di O’Barr e Beverly, una storia di elaborazione del lutto, ma anche di amore oltre le barriere della morte, trovò così un involontario corrispettivo in quella di Brandon e la sua fidanzata Eliza Hutton, ai quali il film è dedicato.

Il Corvo è la moderna favola gotica

Vittime, non lo siamo tutti?”

Non bisogna però commettere l’errore di pensare che il successo de Il Corvo sia dovuto solo ad uno sfortunato incidente. Certamente il ruolo del passaparola è stato fondamentale, contribuendo a conferirgli quasi un alone mistico all’epoca, ma è affiancato da un materiale degno di sorreggerne il peso.
Il Corvo è così meravigliosamente e innegabilmente anni Novanta, in tutto e per tutto. Proyas restituisce un’estetica quasi da videoclip di MTV, con queste riprese frenetiche in una Detroit buia (è ambientato quasi interamente di notte), marcia e sull’orlo dell’esplosione. L’immaginario da video musicale è rafforzato da una colonna sonora che vanta nomi di primissimo piano come The Cure, Nine Inch Nails e Stone Temple Pilots, che costruiscono l’anima profondamente metal de Il Corvo.

La città è tanto fumettistica quanto efficace nel fungere da personaggio aggiunto, che soffoca e opprime i suoi protagonisti in una notte perenne lambita unicamente dagli incendi appiccati da una criminalità sempre più dominante. Criminali, gli assassini di Eric e Shelly, totalmente psicopatici, che hanno ognuno la propria caratterizzazione, a cominciare da nomi come T-Bird (il David Patrick Kelly de I Guerrieri della notte e Twin Peaks) e il già citato Funboy. Al loro comando non poteva che esserci una figura in grado di reggere il confronto con un eroe così ingombrante: il Top Dollar di Michael Wincott (Robin Hood – Principe dei ladri, Nope) è luciferino, crudele e iconico, a cominciare dai capelli così lunghi e un’apparenza tanto curata, ben separata dal marciume che avvolge i suoi sottoposti.

Michael Wincott ne Il Corvo

La graphic novel è ancora più cupa: lo stesso Eric, in originale, travalica spesso il confine tra eroe, antieroe e psicotico, ed è stato reso quindi più apprezzabile dal grande pubblico. I temi trattati e la crudezza della storia però restano e tutto ciò contribuisce a creare un immaginario profondamente gotico e oscuro, dal fascino magnetico: perfino Top Dollar trova la sua fine infilzato nel gargoyle della cattedrale, elemento simbolo per eccellenza del filone. Tali aspetti sono bilanciati però dal lato più romantico e ingenuo, che lo rendono una favola moderna a tutti gli effetti.

Il Corvo è il suo protagonista

La chiave del successo de Il Corvo è però, chiaramente, il suo protagonista. Brandon Lee, lodato in seguito dalla critica, porta in scena un Eric Draven (che suona molto come the raven, assonanza che verrà tramandata dai sequel) carismatico, risoluto, vendicativo ma al contempo malinconico e protettivo: un angelo della morte implacabile che lungo la via non dimentica però il suo amore per Shelly e l’affetto per la piccola Sarah, il suo vero ultimo ancoraggio al mondo terreno, curando anche la di lei madre tossicodipendente Darla.

Il Corvo

Il look di Eric è tremendamente efficace: ebbe un impatto immediato e un successo clamoroso. Il trucco alla Pierrot, il lungo cappotto, la chitarra ebbero una presa fortissima sull’immaginario pop e ancora oggi sono elementi distintivi amati e imitati.
Il Corvo fu un enorme vittoria commerciale; si è da subito consolidato come un instant classic e si è affermato nel tempo come uno tra i cult più amati degli anni Novanta, grazie anche a quel non può piovere per sempre diventato prima un tormentone e poi annoverato tra le citazioni più celebri del cinema pop. La scia della fama generò tre seguiti (Il Corvo 2, Il Corvo 3 – Salvation e Il Corvo – Preghiera maledetta), con storie diverse, e una Serie TV (tutti prodotti dei quali si può tranquillamente continuare ad ignorare l’esistenza, ndr).

Dopo anni e anni di gestazione, il discusso remake diretto da Rupert Sanders sta per arrivare nelle sale. Manca poco per scoprire se sarà riuscito ad omaggiare un classico nella maniera giusta: nel frattempo, è il momento propizio per un rewatch, ricordando sempre che…

le case bruciano, le persone muoiono, ma il vero amore è per sempre.

Nah, meglio:

Gesù Cristo entra in una locanda, consegna tre chiodi al locandiere e gli dice: «Puoi sistemarmi per la notte?»


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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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