Ricetta. Aringhe e patate: ogni cosa è illuminata, ma non dai pesci - la Repubblica

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Ricetta. Aringhe e patate: ogni cosa è illuminata, ma non dai pesci

Ricetta. Aringhe e patate: ogni cosa è illuminata, ma non dai pesci

Nel 1870 due scienziati cercarono un metodo per ricavare la luce dalle aringhe. Fallirono, e si capì che era meglio cucinarle

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«Ogni femmina di aringa depone settantamila uova che, se potessero svilupparsi e prolificare tutte senza trovare ostacoli, produrrebbero presto una quantità di pesci pari a venti volte il volume della Terra». Queste righe sono tratte dalla terza parte di Gli anelli di Saturno di W.G. Sebald (Adelphi): un libro che parla di tutto e di nulla, e che in cinque folgoranti pagine compone un piccolo capolavoro di storia naturale del pesce più insolito e storicamente abbondante dei mari del Nord.

Le aringhe, poco utilizzate nella cucina italiana, sono uno di quei pesci venduti e consumati nella maggior parte dei casi in conserva, quindi sotto sale o affumicate. E c’è un motivo se alcuni pesci vengono lavorati e conservati, e quasi mai mangiati freschi: perché la natura, in modi spesso insondabili e incomprensibili, li offre in quantità clamorose, costringendo a volte l’intera popolazione di cittadine e villaggi a lavorarle e trasformarle.

Molti misteri avvolgono l’aringa, tra cui il fatto che a contatto con l’aria diventa luminescente: «Intorno al 1870, quando un po’ dappertutto fervevano i progetti per l’illuminazione capillare delle nostre città, due scienziati inglesi studiarono questo strano fenomeno naturale nella speranza di poter ricavare, dalla sostanza luminosa secreta dalle aringhe morte, la formula per produrre una luce organica capace di rigenerarsi da sé». Il progetto naturalmente fallì, e le aringhe sono rimaste soltanto cibo.

Ricetta: aringhe e patate

Ingredienti per 4 persone come antipasto o primo leggero:
3 filetti di aringhe affumicate
500 g di patate
4 pomodori marinda
1 cipolla rossa
2 carote
½ litro di vino bianco che non esitereste a bere
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai d’aceto di vino rosso
Aromi vari: alloro, pepe in grani, aneto e prezzemolo freschi
Olio, sale e pepe

Come procedere:
Vale la pena di preparare le aringhe marinate in quantità molto superiore e aggiungere le patate ogni volta che scegliete di farvi un piccolo piatto. Qualche ora prima di mangiare, versate in una pentola il vino, lo zucchero e l’aceto. Portate a bollore, poi spegnete il fuoco. Pelate le carote e la cipolla e tagliatele a fettine sottili e versatele nel vino col pepe in grani, l’alloro e le erbe fresche. Tagliate i filetti di aringa a cubetti e, quando il vino sarà freddo, immergeteli nella marinatura.

Lasciate riposare in frigorifero per massimo 6 giorni. Quindi bollite le patate in acqua salata per 25 minuti, o in ogni caso fino a quando riuscirete a infilare nella più grossa una forchetta senza sforzo. Pelate le patate e tagliatele a grossi pezzi. Tagliate allo stesso modo i pomodori. In una grande ciotola, mescolate i pomodori, le patate, e qualche cucchiaio di aringhe, sgocciolate dalla marinatura. Condite con olio, pepe macinato, e se serve un poco di sale – ma non servirà.

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