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Tribunali del popolo

Beniamino Zuncheddu ha passato 33 anni in carcere condannato all’ergastolo per un delitto non commesso

C’è una pagina web che tiene conto dei casi di ingiusta detenzione ed errori giudiziari in senso stretto, in Italia. Nel primo caso si tratta di persone che subiscono custodia cautelare in carcere o arresti domiciliari salvo poi venire assolte. Nel secondo di persone che condannate in via definitiva, sono assolte in seguito a un processo di revisione. Sono moltissime. Dal 1991 al dicembre 2023 quasi 32mila, vale a dire una media di 951 persone per anno. In indennizzi e risarcimenti in poco più di trent’anni lo Stato ha speso quasi un miliardo di euro. I soldi servono, certo, ma non bastano a riparare un danno come questo.

Leggevo l’intervista concessa da Beniamino Zuncheddu a Ermes Antonucci, sul Foglio. Trentatré anni in carcere con condanna all’ergastolo, assolto a gennaio nel processo di revisione. “Mi sento come un bambino che deve imparare a camminare”, dice. Ha 60 anni. Si parla molto in questi giorni di errori giudiziari. Ce ne sono stati di clamorosi nel nostro paese, sovente con esiti tragici per il condannato e per le famiglie. La giustizia sbaglia: i giudici sono persone e le persone sbagliano, tutte e sempre.

Questo tuttavia non è sufficiente a sostituire il sistema giudiziario con tribunale degli opinionisti, dei pareri da casa e degli esperti dell’ultimo minuto. Per fortuna: sbaglierebbero assai di più. Non è perché un medico sbagli che smettiamo di affidarci alle cure, né perché un ingegnere commetta errori di calcolo che smettiamo di costruire. E’ molto pericoloso, per quanto sia una diffusa tentazione persino di governo, farsi giudici quando non lo si è. Condannare o assolvere politicamente, a furor di popolo, ha potenziali conseguenze disastrose.