Torino tip. Marietti 1850

CARISSIMI FRATELLI PIEMONTESI

Il precetto naturale e divino di amare il prossimo come se stesso, procurandogli quel bene che ragionevolmente uno vorrebbe fatto a sè, è quel solo che ha spinta la mia pochezza a darvi con libertà fratellevole e seguenti avvisi. Riceveteli con carità, come con amore fraterno e cattolico ve li presento.

UN VOSTRO FRATELLO ITALIANO

1. La Fede, che per grazia speciale di Dio avete ricevuto nel s. Battesimo, quella Fede, per cui piantare, diffondere e stabilire nel mondo, Gesù vero Dio e vero uomo sparse tutto il suo divino prezioso sangue: quella Fede per cui dilatare fra i popoli e le nazioni della terra gli apostoli e gli uomini apostolici tanto faticarono, tanto soffrirono: quella Fede per cui non perdere molti milioni di cristiani d’ogni età, sesso e condizione non dubitarono di sacrificare la loro vita fra i più acerbi spietati tormenti: questa Fede Cattolica, Apostolica e Romana, che il Piemonte serbò sempre pura e immacolata, si trova, carissimi fratelli, in questi giorni esposta a gravissimi tremendi pericoli.

Questo inenarrabile dono che è la base, il fondamento e la radice della vita cristiana: la guida infallibile che conduce l’uomo per la via della vera giustizia e soda virtù al regno della piena e perfetta sua felicità: che è l’arma onnipotente che lo può difendere da suoi nemici, e con la quale sempre vincerà; questa fondamentale virtù, senza di cui è impossibile, come insegna s. Paolo, che le operazioni dell’uomo, per oneste e virtuose che appaiano, siano gradite a Dio: Sine fide impossibile est placere Deo, Hebr. 11, 6: anzi è certissimo che l’uomo privo della fede cattolica è già giudicato, è già condannato all’inferno: Qui non credit iam iudicatus est, loan. 5, 18. Qui non crediderit…. condemnabitur, Marci 16, 16.; parole sono queste di Gesù Cristo, verità essenziale: questa così necessaria, indispensabile e vantaggiosa virtù è, o fratelli piemontesi, in questi tempi, dai vostri stessi fratelli in Cristo accanitamente assalita nelle fondamentali sue verità; essi con ogni più fina maligna astuzia e diabolica fraude si adoperano a tutto loro potere per schiantarla fino dalla radice dai vostri cuori, o fratelli carissimi.

II. Aprite gli occhi, e vedete. Gesù Cristo autore e consumatore della fede cattolica stabilì di propria bocca il Sommo Romano Pontefice, fondamento e base della chiesa e della fede, allorquando disse a Pietro: tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia chiesa: Tu es Petrus, et super hane petram aedificabo ecclesiam meam, Matt. 16. 18. E i nemici della fede cosa fanno nella nostra Italia e nel Piemonte? Essi alfine di fare intieramente rovinare questo mistico edifizio, usano ogni mezzo per allontanare i popoli dal rispetto, dalla venerazione, dall’ubbidienza al Sommo Romano Pontefice Capo visibile della Chiesa e Vicario di Gesù Cristo in terra. Si adoperano a caricarlo d’ingiurie, di villanie, d’impostore, di calunnie, di disprezzi i più stomachevoli e ingiuriosi, onde i popoli italiani lo abbiano a vile, e non più di lui si curino, nè delle sue leggi e prescrizioni. Non contenti di disprezzare la sua augusta persona nei circoli, nei caffè, nei trivii colle loro bestemmie; fanno stampare nei giornali più infami degli articoli fondati sopra manifeste menzogne, in cui si contengono ogni sorta di sarcasmi, di empietà le più ributtanti contro il Papa: nè di ciò ancor paghi questi dichiarati vostri nemici, fanno distribuire sui pubblici mercati litografie, immagini, nelle quali si mostra la persona sacrosanta del Capo della Chiesa quale uomicciattolo di nient’altro meritevole che di disprezzo e di burla.

Tanto male si fa dai figli stessi della Chiesa, dagl’Italiani così cari al Papa e da lui tanto beneficati. Si fa da coloro che si millantano amici del popolo, ristoratori della civile società. Si fa in un secolo in cui le nazioni stesse eretiche e scismatiche, anzi il turco medesimo danno segni non dubbj del rispetto e venerazione profonda che hanno per il Romano Pontefice.

III. Siccome poi i vescovi come successori legittimi degli apostoli sono quelli cui dal Romano Pontefice venne affidato il governo e la cura delle chiese particolari, e si devono riguardare come le colonne che sostengono il divino edifizio della fede cattolica, e i parroci e gli altri sacerdoti sotto l’obbedienza dei rispettivi loro vescovi cooperano a conservare e a rendere operante la fede nei popoli, così in questi miserandi tempi in cui ci troviamo, voi ben sentite e vedete che da per tutto, anche dalle persone dell’infima condizione vengono i sacri ministri bistrattati al sommo, e non si può quasi più ascoltare un discorso senza sentire delle ingiurie, dei vituperi contro i vescovi e i preti, e purchè possano i nemici della fede far sì, che il popolo li abbia a vile, non guardano alle più solenni menzogne; anzi il loro gergo è questo: mentite, mentite, purchè possiamo venire nel nostro intento. Niente ad essi importa di essere riconosciuti per bugiardi com’è il diavolo. Vogliono scattolicizzarvi col farvi abbandonare la fede e poi son paghi.

Essi ben sanno, che se ponno giungere a tanto da farvi disprezzare il Papa, i vescovi, i parrochi, i preti, voi più non osserverete le leggi ecclesiastiche, più non ascolterete la divina parola, più non vi accosterete ai sacramenti, più non praticherete gli esercizi della religione, più non crederete le verità che v’insegnano, né quelle che sono contenute nella dottrina cristiana, voi non sarete più cristiani, ma peggiori dei protestanti, voi non avrete più religione di sorta, sarete come tante bestie.

Aprite gli occhi, o cari fratelli, vedete l’estremo pericolo cui sta esposta la vostra fede, e provvedete a tanto male, mentre spero siete ancora in tempo.

IV. Per sempre più conoscere il vostro pericolo, osservate il tremendo spettacolo che da due anni in qua ci presenta il nostro Piemonte, in cui la religione e la pietà producevano frutti di vita eterna in abbondanza.

Noi vediamo i giorni festivi quasi simili ai giorni di lavoro. Da un numero stragrande di cristiani si traffica, si lavora, si compra, si vende, si viaggia, si fatica nelle domeniche e nelle altre feste. Le chiese si veggono meno frequentate che per lo addietro, e quando vi è gente, si veggono profanazioni tali nella casa di Dio, che non si vedrebbono nelle bettole, e fors’anche nei postriboli, e che a sdegno moverebbono anche un turco, un infedele. I Sacramenti della Confessione e della Comunione sono da una gran parte dei capi di casa, di bottega e di altre persone di riguardo nella società, e dalla massima parte dei giovani studenti o impiegati, e anche da persone del gentil sesso quasi affatto, per non dire intieramente abbandonati. Le pratiche essenziali di pietà, la parola di Dio, i catechismi, le istruzioni parrocchiali, l’accompagnamento del SS. Viatico ecc., si veggono do molti trasandate, e da non pochi abusate per tagliar i panni al sacro ministro, per censurare e mettere in canzone le verità cattoliche. La legge antichissima della Chiesa da 18 secoli gelosamente osservata del digiuno quaresimale viene calpestata, e si vuole cancellare dalle pratiche della religione, e solo confinata nei chiostri.

L’astinenza dalle carni nel venerdì e sabbato, riguardata da molti come non obbligatoria, epperciò pubblicamente violata. Tutti questi nostri miserabili fratelli non mostrano colle loro cattive operazioni che vivono più da protestanti che da cattolici, e più da discepoli di Lutero e Calvino, che di Gesù Cristo? Il loro esempio anticattolico quanti ne trascinerà ad imitarli, sendochè l’uomo è più inclinato a seguire il male, che il ben operare? Quanti principalmente fra i giovani si metteranno in pericolo prossimo ed evidente di perdere la fede? All’erta, o cari fratelli: la vostra fede sta pure in gran pericolo.

V. Sempre vi sono stati degli scandali, e sempre ven saranno; ma nei tempi passati vi era ancora un poco di verecondia, la quale costringeva il perverso a nascondere i suoi delitti, affine di sottrarsi alla censura del pubblico. Ma di presente lo scandalo, l’irreligione, l’empietà trionfa e non teme di mostrarsi baldanzosa in ogni luogo; onde si vede una quasi universale demoralizzazione, cosichè si dice bene il male, e il male bene. Le più orrende bestemmie passano per ischerzi spiritosi da far ridere la brigata, e sono il condimento d’ogni scritto o discorso inteso ad aizzare le passioni. Il calunniare le persone dabbene e lacerarne la riputazione sembrò un bel ritrovato per levarsi il rimprovero dei loro esempj. Le prepotenze, le ingiustizie si credono cose oneste quando servono ad aver un impiego, una carica, o a conseguir altro che si desidera. L’orgoglio si tiene in conto di generosità di spirito: il vivere e parlare licenzioso e sboccato, per vivacità di temperamento, per un carattere spregiudicato. La modestia poi vien fatta passare per sciocchezza; il timor di Dio per goffaggine; l’osservanza delle leggi della chiesa, per superstizione: la frequenza dei Sacramenti per bigottismo. Così fatta perversità di errori e di costumi invade non solo le grandi città, ma le borgate ben anco e i più oscuri villaggi, e si può con verità dire che questo feccioso torrente inonda tutto il Piemonte, tutta Italia. Or chi non vede il pericolo, in cui trovasi il cristiano di lasciarsi trascinare dall’irreligione e dall’infedeltà quasi dominante? Pericolo che tanto più minaccia, perché l’empietà tende per ogni parte lacci alla fede cattolica, ma in gran parte nascosti per far cadere in essi gl’incauti più sicuramente.

VI. I tentativi che ai nostri giorni si fanno per schiantare dal cuore dei fedeli l’unica vera Religione qual è la Cattolica e Romana in cui voi vi trovate, sono tanto più a temersi, perchè si fanno da gente quanto attiva nell’operare, altrettanto accorta, furba e maligna; da gente che ben si guarda dal mettere il delitto nella sua naturale deformità, e mai non dice dove vuol menare coloro che le danno ascolto; da gente, che con infernale accortezza porta gl’ingannati l’un passo dopo l’altro al fondo della perversità e dell’irreligione. Si sono veduti questi ministri di satanasso, affine di gabbare i malaccorti e gonzi, unirsi ai buoni cristiani nell’accorrere ai sacri tempj che da molto tempo aveano abbandonato: chiedere benedizioni, preghiere, far celebrare funerali, di cui forse ridevano nel loro cuore. Si sono veduti far mostra di zelo, di religione, di rispetto e di amore appassionato verso il venerando Capo della Chiesa, il Sommo Romano Pontefice S. S. Pio IX, e poi quando credevano di poter farne senza, quando lo videro contrario ai loro empj disegni, lo gettarono nel fango dell’ignominia e del vilipendio, vomitando contro la sacrosanta sua persona che pochi giorni avanti aveano adorato, i più stomachevoli sarcasmi, le più nere calunnie, le più orrende bestemmie. Cari fratelli, sentirete costoro ragionare con riverenza della Fede, del Vangelo, de’ divini Misteri, dei Sacramenti, ma badate che tutto questo è finzione ed inganno. Voi facilmente conoscerete che altra fede non hanno se non quella che loro suggerisce la propria ragione; non riconoscono altro Vangelo che quello inteso e spiegato a loro modo; i Misteri sacrosanti sono per essi simboli, figure di dottrine empie ed eretiche; i Sacramenti sono esteriorità proprie solo del basso popolo e da eliminarsi dalla società. Decantano i vantaggi dell’istruzione, ma la religiosa istruzione viene quasi affatto dimenticata nei loro pomposi programmi, e tanto solo sen parla perchè non si dica che l’hanno sbandita. Esaltano a cielo la libertà, ma non manifestano di quale discorrano: se di quella onesta che a tutti giova, o di quella licenziosa e sovvertitrice d’ogni ordine che giova solo ai malvagi. Parlano con ardore eloquente della sovranità del popolo nei governi liberi: ma tacciono che una tale padronanza non lo esime dal debito di osservare le leggi civili, e ubbidire ai reggitori dello Stato, e sopratutto non fanno motto che una tale padronanza non potrà giammai sottrarre l’uomo alla dipendenza che debbe a Dio e alla Chiesa riguardo a ciò che deve credere ed operare per salvare l’anima propria. Quanti lacci ! quante insidie! quanti pericoli per la vostra fede, o cari fratelli !

VII. Per conseguire l’infernale loro progetto, questi odierni scaltri e maligni nemici della fede cattolica si abusano d’ ogni cosa e d’ogni mezzo. Dalle opere voluminose sino ai fogli volanti, tutto venne in modo inconcepibile adoperato a danno della Chiesa e della Fede. La licenza sfrenata di molti giornali, di piccole gazzette che portano nomi falsati, non si dà tregua nel cercar ogni mezzo, ogni arte per screditare con calunnie, con imposture, con solenni menzogne la Chiesa, i suoi Ministri, i Sacramenti e tutte le pratiche religiose. Ai libri, ai fogli aggiungono le incisioni o pitture più infami, oscene e calunniose, le quall si smerciano a vilissimo prezzo. Aggiungete l’impudenza portata all’eccesso sopra i teatri; l’arditezza impetuosa e irreligiosa dei circoli; i baccani protestanti ne’ numerosi crocchi dei caffè, con altri mezzi e insidie veramente infernali, con cui si cerca di corrompere la mente ed il cuore del popolo cristiano.

Vedete, o cari fratelli, le armi con cui i nemici del cristianesimo assalgono con impeto e furore la religione nostra santissima perfino nell’italia, che n’è il centro e la sede. Egli è vero che tutt’i loro sforzi con quelli dell’inferno congiurato, e anche con tutte le potenze del mondo non arriveranno giammai, giammai a schiantare dal mondo la religione Cattolica, Apostolica e Romana, come ce ne assicura e, Dio onnipotente nell’adorabile suo Vangelo: Portae inferi non praevalebunt adversus eam (ecclesiam), Matth. 16, 28. Ma la promessa divina non si estende a tutte le nazioni che ora sono cattoliche. L’Inghilterra, la Prussia, la Russia e altre nazioni avevano un tempo per religione dominante la cattolica e ora non più: ora domina l’eresia, lo scisma, l’errore. E noi italiani chi sa che sarà di noi? I pericoli sono tremendi, gli assalti formidabili, molti han già perduta la fede, il numero si aumenta ogni dì, ed havvi assai a temere che il torrente dell’irreligione e dell’empietà invada ed affoghi negl’infernali suoi vortici il Piemonte. Temiamo, e guardiamocene con ogni accuratezza: Timeamus, caveamus.

VIII. In vista di così tremendi pericoli, ai quali sta continuamente esposta la vostra fede, o fratelli, io vi esorto prima di tutto a tenervi ben in guardia da qualunque persona che fosse per voi co’ suoi cattivi esempi e colle sue perverse massime d’inciampo alla vostra probità e religione. Non son io che ve lo dica, nè un qualche santo del cielo, ma è lo Spirito Santo, spirito di verità, il quale per bocca dell’apostolo Paolo vi fa un espresso comandamento di fuggire la compagnia di questi moderni predicatori di libertà, di fratellanza, di civiltà, di riforme religiose e che so io altro, i quali mostrando apparenza di pietà, ne rigettarono la sostanza, e tutto rivolgono alla rovina morale, sociale e religiosa dei loro stessi fratelli: Hos devita, II Tim. 3, 5. Anzi lo stesso apostolo della carità s. Giovanni, che non sapeva raccomandare e predicare altro che la fratellanza cristiana, l’amore vicendevole, neppur volea che a questi tali si usasse la cortesia del saluto: Nec ave ei dixeritis, II loan. 10. E Gesù Cristo salvator nostro quale precetto ci fece riguardante i falsi profeti, se non che ce ne guardassimo ben bene? Attendite a falsis prophetis, Matth. 7, 15, 16. E questo gli era tanto a cuore, che per maggior cautela egli stesso degnossi darci dei segni sicuri a conoscere tal razza d’uomini con queste parole: A fructibus eorum cognoscetis eos. Ponete mente, guardate non solo alle loro parole, ma principalmente alle loro opere. Per quanto buone e belle parole vi possano dire certi moderni sedicenti dottori e filosofi, che si proclamano per uomini spregiudicati, che altro non cercano se non di rendere felice il popolo col liberarlo dall’ignoranza, dai pregiudizi, dalla superstizione in cui è sinora vissuto, e di rompere le catene della sua schiavitù, nella quale finora ha inutilmente gemuto, non vi lasciate sedurre. Seguite la regola infallibile del Vangelo: osservate le loro opere con occhio cattolico, e voi non troverete in esse che indipendenza, disordine, corruzione, irreligione, egoismo, e tanto vi deve bastare per credervi in dovere di stare da essi lontani, di fuggirli per quanto potete. Questi miserabili, giusta il parlare dell’eterna Sapienza, Gesù Cristo, si presentano a voi quali innocenti agnellini, ma al di dentro, nelle loro intenzioni e nei loro cuori sono lupi rapaci: Veniunt ad vos in vestimentis ovium, intrinsecus autem, sunt lupi rapaces, Matth. 7, 15. Attendite, adunque guardatevene, se non volete vedere da questi lupi divorata la vostra onestà cristiana, la vostra fede, la vostra religione. Pregate perché Dio li illumini, li converta, li salvi, ma guardatevi dal far lega con esso loro, se volete serbare puro e immacolato l’innarrabile dono della fede, senza del quale mai, mai vi salverete, ma sarete pascolo eterno delle fiamme infernali: Attendite a falsis prophetis. Inculcate questa importante divina verità, o padri e madri, alla vostra figliuolanza. Incuicatela, o educatori della gioventù, a coloro che avete il carico d’istruire. Inculeatela, o superiori, o capi di bottega o di arte, ai vostri dipendenti. Usate ogni mezzo perchè sia mandata in pratica. Questo è uno stretto dovere che avete, e al quale non potete mancare senza rendervi colpevoli dinanzi a Dio ed alla societa. Tutte le le leggi e naturale, e divina, ed ecclesiastica, e civile ve lo impongono e lo esigono.

IX. Per stare lontani dai pericoli grandi di perdere la fede, non basta, o fratelli, troncare coi moderni persecutori della religione ogni sorta di famigliarità e confidenza, ma è necessario inoltre che vi astenghiate dalla lettura dei loro scritti, che possono al pari delle parole, e forse in un modo più pericoloso corrompere il vostro cuore, e farvi perdere la fede. La Chiesa Cattolica ottima vostra madre, colonna e base della verità, sempre diretta e e guidata dallo spirito essenziale di verità, fino dai primi suoi tempi fu sempre sollecita di proibire la lettura dei libri nocivi al buon costume, e specialmente quelli che contenevano massime e principi pestilenziali alla religione, alla fede de’ suoi carissimi figli. Nè solamente la Chiesa Cattolica, ma le stesse repubbliche di Sparta e di Atene, il senato Romano e gl’imperatori, i principi stessi protestanti, anzi lo stesso Lutero, tutti riconoscendo il danno gravissimo e morale e religioso e sociale, che arreca la lettura dei libri cattivi, usavano ogni mezzo per tenere lontani i popoli da questi pascoli funesti alla moralità e alla religione. Siate adunque docili o obbedienti alle leggi salutari della Chiesa, riguardanti la proibizione dei libri, se bramate salvare le anime vostre. Ricordatevi di quelle grandi parole di Gesù Cristo: Si ecclesiam non audierit, sit tibi velut ethnicus et publicanus, Matth. 18, 17. Chi ostinato non vuol obbedire alle leggi della Chiesa, del Romano Pontelice, che n’è il capo, costui si deve riguardare come scomunicato, come separato dalla Chiesa. Lungi dalle vostre mani adunque, fuori della vostra casa ogni libro empio, immorale, irreligioso: state ben all’erta sopra questo punto.

A’ giorni nostri si può dire con tutta verità, che l’Italia ed il Piemonte sono inondati da un torrente straripato di pessimi libri, i quali rigurgitano di principi, di massime, di sentimenti, di sofismi e di nessun’altra cosa capaci sono, che di corrompere i buoni costumi, schiantare la fede dai cuori cristiani, rovinare le famiglie, introdurre nei popoli una totale indipendenza dalle civili podestà, e far invece dell’ordine e della tranquillità regnare il massimo disordine, e la più crudele fra le tirannidi qual è l’anarchia. Guardatevi da questa fra le pesti morali la massima. Non leggete libro se non siete assicurati da persona dotta e veramente cattolica che lo potete leggere senza pericolo. Non vi fidate di voi stessi, dei vostri lumi, della buona disposizione del vostro cuore, perchè come la vostra madre Eva cadrete nel laccio del serpente seduttore. Non prestate fede a quelli che li vendono, perchè ordinariamente non cercano che il loro interesse. Se per disgrazia ne aveste alcuno di questi maledetti libri in casa vostra, al fuoco, al fuoco. O libri cattivi al fuoco, o anima all’inferno. Eleggete.

Quel tanto che vi ho detto dei libri cattivi, lo dovete estendere ed applicare ai giornali, alle gazzette, ai fogli volanti, dei quali una gran parte sembrano nati fatti proprio per rovinare tutto e costume e onestà, e fede e religione, e l’intiera società. Qua si assale da forsennato la Religione Cattolica; là si bestemmia quanto s’ignora; qui si malmena senza riguardo quanto vi è di più sacrosanto, e si gettano nel fango della calunnia le persone più auguste e venerande: si mettono in ridicolo le pratiche più sante della religione, si coprono con ributtanti sarcasmi le persone a Dio consacrate, i misteri più tremendi, le cose più sacre. Deh! se vi sta a cuore l’anima vostra, la vostra religione, la prosperità della vostra famiglia, il ben essere della società, non leggete mai alcuna di queste empie gazzettaccie, non permettete che entrino nella vostra casa, nella vostra bottega, tanto meno vengano lette da quei della famiglia, anzi allontanate da questa pestilenziale ed infernale lettura quanti più potete, e farete un’opera delle più vantaggiose alla religione, alle famiglie e allo stato.

Bando perpetuo a questi fogli incendiari che non potete leggere senza peccato, perché occasione prossima di peccato. Bando perpetuo a questi giornali usciti dalla tipografia del diavolo, altrimenti vi annunzio in nome di Dio la rovina dell’anima vostra e della vostra fede; la maledizione di Dio sulla casa vostra e sulla famiglia. Non temete di usare tante cautele, perchè il pericolo che si sovrasta è grande, è sommo qual è quello dell’anima vostra, della vostra eternità; anzi ogni mezzo usate per mettervi al coperto di tante insidie, per schivare tanti nascosti mortali lacci che vi sono tesi dai nemici della fede.

X. Il primo e principale mezzo per mantenervi fermi e saldi nella fede è questo, che in materia di religione dovete stare fedeli agl’insegnamenti della Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana, e dovete credere quelle verità che essa Chiesa, cioè il Romano Pontefice ed i Vescovi vi propongono a credere, e disapprovare e condannare ciò che la Chiesa disapprova e condanna. Gesù Cristo, come abbiamo nel s. Vangelo, affidò alla Chiesa tutte le verità da credersi dai fedeli, e tutte quelle che dovevano regolare la loro condotta: Omnia quaecumque audivi a Patre meo nota feci vobis, lo. 13, 15. Euntes docete omnes gentes… docentes eos servare omnia quaccumque mandavi vobis, Matth. 28, 19-20. Che però s. Paolo scrivendo al santo vescovo Timoteo, gli raccomanda di custodire il deposito che gli era stato affidato delle verità cattoliche: Depositum custodi, 1Tim. 6, 20. Inoltre assicurò la Chiesa, che lo spirito di verità sarebbe stato in perpetuo con esso lei affinchè mai cader potesse in errore: Alium Paraclitum dabit vobis Pater, ut maneat vobiscum in aeternum spiritus veritatis, lo. 14, 16-17. E prima di salire al cielo, per vieppiù assicurare la s. Chiesa di questa cosi necessaria e consolante verità, disse a’ suoi apostoli che la formavano: Miei cari, io mi parto da voi visibilmente, e men vado al cielo; ma non temete: io dimorerò con voi e coi vostri legittimi successori, colla mia assistenza, colla mia grazia, co’ miei lumi, colla mia infallibilità sino alla consumazione dei secoli: Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus, usque ad consummationem saeculi, Matth. 28, 20. Quindi l’apostolo s. Paolo chiama la Chiesa colonna e sostegno della verità: Columna et firmamentum veritatis, 1Tim.

3, 15. Anzi Gesù stesso il fondatore divino della Chiesa dichiarato già aveva che dovesse tenersi in conto di pagano e scomunicato chiunque non prestasse alla Chiesa obbedienza e rispetto: Quod si Ecclesiam non audierit, erit libi velut ethnicus et publicanus, Matth. 18, 17. E protestò che chi avesse disprezzato gl’insegnamenti della Chiesa, del suo Capo, de’ suoi pastori legittimi, avrebbe disprezzato lui stesso: Qui vos spernit me spernit, Luc. 10, 16. Tanto non avrebbe detto la verità stessa qual è Gesù Cristo, se la Chiesa avesse potuto insegnare alcuna volta l’errore, o non fosse maestra ed interprete infallibile della sua dottrina. Verità questa così sodamente stabilita, che quel gran luminare della Chiesa s. Agostino non dubitò d’asserire, che ei non avrebbe creduto allo stesso Vangelo, se a ciò non l’avesse mosso l’autorità della Chiesa. Dunque, o cari fratelli, tenetevi stretti a questa infallibile maestra, se pur, come credo, vi preme di non allontanarvi dalla verità.

XI. Per poter poi dire di attenervi alla Chiesa, di es-ser a lei uniti e suoi veri figli, importa in 1º luogo il professare e tenere tutte le dottrine dalla Chiesa professate e insegnate, come già si è detto, cioè credere ciò che crede la s. Chiesa Cattolica, giacchè pretendere di essere cattolico e dubitare delle verità della fede, o ricusare di sottomettersi ai venerandi giudizj dei Pontefici e dei Concili è una vera contraddizione.

In 2º luogo importa rispettare e osservare le leggi di questa nostra madre, la quale ha ricevuto dal suo divin fondatore il sovrano potere di fare leggi e di punire i delinquenti con speciale promessa, che quanto avrebbe ordinato sarebbe stato confermalo e convalidato da lui stesso in cielo: Quaecumque alligaveritis super terram erunt ligata et in coelo, Matth. 18, 18.

In 3º luogo star uniti alla Chiesa importa un profondo rispetto alle sue istituzioni, cioè ai riti, agli usi, alle pratiche, agli ordini religiosi da lei approvati; e il volere censurarli, disprezzarli, farne oggetto di derisione, sarebbe un censurare, disprezzare, metter in ridicolo la Chiesa stessa, e per conseguenza evangelica Gesù stesso, Dio stesso.

In 4º e ultimo luogo, attenersi alla Chiesa importa senza fallo onorare ciò che la Chiesa onora. E se questo onore deve praticarsi grande verso le Chiese, come casa di Dio e di orazione, praticare si deve ugualmente verso i sacri ministri della Chiesa elevati ad una dignità che supera tutte le dignità più sublimi della terra, investiti di poteri tutti divini e veri ministri di Gesù Cristo, e come tali dispensatori dei divini misteri; che se alcuno di questi, come uomo, disonorasse il suo divino carattere con una condotta non conforme alla sua sublime dignità, non dobbiamo imitarlo ne’ suoi disordini, ma essendo il suo carattere di ministro di Gesù Cristo indelebile, dobbiamo onorare in lui Gesù Cristo e rispettarlo. Scorrete La storia Sacra, l’Ecclesiastica e la Profana, e voi troverete da tutte le nazioni, da tutti i popoli anche i meno inciviliti e barbari onorati, venerati e rispettati i ministri della religione. Guardatevi adunque dal tener dietro a quei miserabili pur vostri fratelli, i quali non so per qual cieco furore hanno giurata guerra ai rappresentanti di Cristo, e quai rabbiosi cani ne dilacerano presso il volgo, ne’ trivi, nelle botteghe e nelle conversazioni, in mille strane e mai più intese guise, la riputazione, macchina infernale per farli aver a vile e disprezzare.

Guai a costoro e ai loro seguaci! si preparano dei tesori d’ira, di vendetta e di tremendi castighi da quel Dio che disse ai re e potentati: Non toccate i miei sacerdoti, e non malignate contro i miei profeti; chi toccherà nella fama, nell’onore alcuno di questi, costui tocca la pupilla dell’occhio mio destro; Nolite tangere Christos meos, et in prophetis meis nolite malignari Ps. 104, 15. Qui tetigerit vos, tangit pupillam oculi mei, Zach. 2, 8. È così geloso Iddio della venerazione e rispetto che debbono prestare i fedeli ai sacerdoti, che mancandovi si protesta di riceverne un sommo dispiacere e dolore, come sarebbe quello di colui che venisse ferito nella pupilla dell’occhio destro. Che dovremo poi dire di coloro che nell’eccesso del loro delirio fanno salire l’oltraggio, il vituperio e le villanie sino a gettare nel fango la veneranda e tremenda maestà del Sommo Romano Pontefice, del Capo visibile della Chiesa universale? Una tale enormità, un tanto sacrilegio non può che farci ammutolire per lo ribrezzo ed orrore. Italia, Piemonte, Liguria, quai vasi d’ira e di vendetta la più terribile, non ti prepari colla sfrenata liberta della stampa, colla mostruosità della litografia, coll’impudenza del teatro, ove nelle più umilianti e disonorevoli fogge tu bistratti e avvilisci la suprema dignità dell’universo!

Sappilo una volta, e lo conosci a tuo vantaggio, che le disgrazie forse irreparabili dei due scorsi anni sono una goccia di quel calice del giusto divino furore che sta per versarsi sino all’ultima feccia sopra di te, se non fai senno, se non ripari e presto alle ingiurie mai più udite, che hai fatto e fai tuttora al Sommo Pontefice: Scito et vide et convertere. Voi però, o cari, chiudete le orecchie a queste lingue infernali, non date fede alle loro solenni menzogne, copriteli di vergogna dando loro sulla bocca, e conservate in cuore, manifestate colla lingua senza umano rispetto una stima, una venerazione, un rispetto quanto più grande e profondo potete verso l’adorabile sacrosanta persona di S. S. Pio IX felicemente regnante.

XII. La seconda massima importante assai pei tempi in Cui ci troviamo e di somma necessità per mantenervi saldi nella fede è quella di amare la religione e le sue pratiche. Nessuno può dubitare che il primo dovere e il principale interesse dell’uomo e tanto più del cristiano è quello di onorare Dio, amarlo di cuore e servirlo fedelmente. Da qui ne viene che si sente come naturalmente portato ed affezionato alla religione, la quale gli somministra mezzi e aiuti efficaci per compiere i doveri che ha verso Dio, e così conseguire l’eterna sua beatitudine. Questo amore verso la religione non può andar disgiunto da un profondo ossequio e venerazione per quanto la riguarda. Amate dunque, o cari fratelli, qual tenera e affettuosa madre la religione, da cui tutto vi potete aspettare non solo per la vita futura ed eterna, ma anche per la vostra felicità stessa temporale, come l’ebbe a confessare un gran filosofo non molto amico della Religione Cattolica. Se veramente amate la religione, mostratelo coll’amare il suo esercizio e le sue pratiche che la costituiscono, e che tanto servono a radicarla viemeglio nel cuore; e fate sopratutto di avere per le medesime una grande stima. Tenete per fermo che l’uomo senza la religione ben salda nel cuore è un essere dei più infelici, non solo pel manifesto pericolo di perdersi eternamente, ma eziandio pel suo miserando stato nella vita presente, nella quale se è prosperato, non sa contenersi nella moderazione, se trovasi nell’avversità, si trova senza conforto e si dispera.

Per riguardo alle pratiche religiose, prima vostra cura sia di santificare i giorni festivi, il che inchiude gran parte dei nostri doveri verso Iddio, e la cui osservanza vien con tanta forza e con espresso rigoroso precelto comandata da Dio e dalla Chiesa. Santificando da cristiani la festa, voi assisterete all’augustissimo e tremendo sacrifizio, ascolterete la divina parola, le istruzioni parrocchiali, voi vi accosterete ai tanto vantaggiosi e necessarj sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia; vi eserciterete in altri esercizi di pietà; e col riposo prescritto dalle opere servili e faticose vi renderete più atti a faticare lungo la settimana. Or ben vedete il gran perchè ai giorni nostri questo grande precetto venga in mille guise strapazzato, e a pena i dì festivi si distinguano da quei di lavoro, tanto sono profanati. Il gran perchè si è che non si vuole da tanti religione di sorta, epperciò nessune pratiche di religione che ne sono l’anima ed il sostegno. Deh voi, o fratelli cattolici, colla vostra esatta osservanza di questo punto principalissimo della vita cristiana, eccitate alla pratica del medesimo i meno esatti e fervorosi, e confondete salutevolmente i nemici della fede. Se cotestoro vi diranno qualche cosa, se vi lanceranno contro qualche motto, qualche derisione, se vi diranno del credenzone, voi rispondete loro tondo: Non è vero che siamo in tempo di libertà? ebbene voi siete liberi a fare come volete, e io pure lo sono.

XIII. A voi in modo particolare ora mi rivolgo, o genitori. Ascoltate con attenzione quello che vi dice lo Spirito Santo per bocca dell’apostolo s. Paolo: Patres, educate illos (filios vestros) in disciplina et correptione Domini, Eph. 6, 4. Allevate, o padri, i vostri figliuoli nella disciplina e nelle istruzioni del Signore. Voi adunque avete un particolare e grave dovere di educare cristianamente la vostra figliolanza. Non basta per sgravarvi di questo naturale e divino dovere il dire che li mandate a scuola. Cosa buona è questa ed utile, e siete in debito di procurarla alla vostra prole, ma per compiere il vostro dovere spetta a voi d’instillare nei teneri animi dei vostri figliuoli quei sensi di religione, di saviezza o di timor di Dio, i quali soli possono rendere veramente utile l’istruzione che ricevono nelle scuole, soli possono difenderli dai tremendi pericoli cui va esposta a’ dì nostri la loro tenera ed incauta età. Siccome poi l’esperienza fa toccare con mano, che quando l’uomo lascia gli esercizi di religione, la frequenza dei sacramenti, l’intervento alle funzioni parrocchiali, la pratica dell’orazione, lascia pure se non a un tratto, a bel bello la religione e la virtù, così vi scongiuro per le viscere di Gesù Cristo, ad usare ogni mezzo e ogni sollecitudine acciò i vostri figli mandino alla pratica i suaccennati atti di religione, ma fate sì che vengano da essi praticati con gran rispetto e amore. Procurate inoltre con tutto l’impegno d’inculcare ai vostri figliuoli un grande attaccamento ed affetto alla Chiesa, facendo loro conoscere sino dagli anni più teneri, che la Chiesa è la nostra madre spirituale, è la maestra infallibile di religione, e chi non l’ascolta, chi non la ubbidisce andrà irremissibilmente dannato. Aggiungete a queste sollecitudini, quella d’informarvi diligentemente dei compagni che trattano, delle relazioni che stringono, delle letture che fanno, delle persone a cui li consegnate perchè siano istrutti, e allontanateli con pari soavità e forza da tutto ciò che può guastare la loro mente e corrompere il cuore. Tutto il resto niente o pochissimo gioverà se questo trascurate. Ricordatevi poi che nulla otterrete in materia di educazione cristiana, se non precedete voi con una vita esemplare, se la vostra condotta non è conforme alla s. legge di Dio. A nulla serviranno tutte le vostre sollecitudini, anzi voi stessi sarete i parricidi dei vostri figliuoli, la causa prossima dell’eterna loro perdizione.

Genitori cristiani! i mali grandi di cui è ammorbato il Piemonte sì morali che religiosi e sociali tormentano, è vero, tutti: ma ove non diate opera con ogni efficacia ad educare cristianamente la vostra figliuolanza, voi sarete i primi a sentirne il peso. A voi toccherà trangugiare l’amarezza e il fiele, di cui vi pasceranno figliuoli imbevuti delle massime pestilenziali del giorno. Piegate al giogo tanto necessario della obbedienza quelle creature che Iddio vi consegnò acciò le alleviate per l’eternità e non per le passioni, per il mondo. Non lasciate impuniti i primi segni di caparbietà. No, esigete l’ubbidienza ai ragionevoli vostri comandi; qui sta uno dei primarj cardini dell’educazione e della pace e prosperità delle famiglie. Guai se i figliuoli cominciano a scuotere il giogo della dipendenza e obbedienza paterna!

Guai a quella casa in cui mette piede l’indipendenza, l’insubordinazione! Attenti, o genitori: siamo in tempi così miserabili, che sembra proprio essere l’indipendenza una dote speciale della gioventù. Frutto è questo esiziale della odierna malintesa e peggio praticata libertà, la quale meglio si dovrebbe appellare tirannia, barbarie.

Quando non potete ottenere dalla vostra prole la debita obbedienza senza una ragionevole severità, deh!, non lasciatevi trattenere da una tenerezza fallace e perniciosissima, nè da certe moderne dottrine sovversive d’ogni ordine, le quali disapprovano ogni rigore, ma ascoltate Iddio il quale vi comanda di punire e castigare il figlio, e dichiara nemico del fglio il padre che gli risparmia il meritato castigo. Esigete l’ubbidienza, e domate le sue cervici. Questo è ben inteso amore: questa è tenerezza santa, e solo in questa maniera provvederete al ben essere de’ figli, al vostro proprio, a quello della famiglia e della società.

XIV. Per ultimo, o cari fratelli, andate intimamente persuasi, che tutto ciò che far potrete per evitare i pericoli cui siete esposti di perdere la fede, a ben poco vi gioverà, se trascurate l’esercizio santo e salutare della preghiera. L’orazione è quel grande onnipotente mezzo per conseguire sicuramente tutte quelle grazie e tutti quegli aiuti che ci sono necessari per salvare le anime nostre.

All’orazione fatta con umiltà, con attenzione, con confidenza perseverante tutto è accordato, niente vien negato. Abbiamo sicura parola da Dio veracissimo: Omnis qui petit accipit. Dunque ai mezzi accennati unite questo dell’orazione. Pregate alla mattina e alla sera. Pregate lungo il giorno fra le vostre occupazioni, dicendo a Dio spesse volte: Signore, io credo, accrescete in me la fede, Gesù mio, misericordia ecc. Pregate prima con fervore grande per la Chiesa e lo Stato, il Pontefice e il Principe; pregate per i vostri pastori; pregate per i persecutori della religione; pregate per coloro fra i vostri fratelli che sedotti dalle anticattoliche e perverse dottrine corrono la via che diritto mena all’inferno. Questi sono doveri pressanti d’ogni buon cristiano nei tempi calamitosi in cui ci troviamo. A questi adempirete senza disturbo delle vostre occupazioni, se procurerete per quanto vi sia possibile di assistere ogni giorno al sacrosanto tremendo sacrificio della Messa, con intenzione di offrirlo per i fini suddetti. Ah miei cari! sì, che sarete sicuri di essere esauditi, perchè ascoltando divotamente la Messa non siete più voi che pregate, ma è Gesù che prega: e le sue suppliche hanno sempre favorevole rescritto. Non vi dimenticate di ricorrere con fervorose e confidenziali istanze a Colei che non mai invano viene invocata, che tutto può presso il trono del suo divin Figlio, ed il cui Cuore santissimo ed immacolato è tutto impastato di bontà, di compassione e di misericordia verso i più perduti peccatori. Sì, ricorriamo con piena confidenza a Maria Vergine SS. ed Immacolata in tutte le nostre necessità, ma specialmente nelle presenti così gravi, così pericolose per la fede, così tremende per la Chiesa, per lo Stato e per la società. Diciamole sovente: Sancta Maria, auxilium christianorum et omnium haeresum interemptrix, ora, ora, ora pro nobis.

Usate, o cari, con diligenza somma le cautele accennate onde evitare i tremendi pericoli cui va esposta la vostra fede; praticate fedeli i mezzi proposti affine di conservarla e farle prendere accrescimento nei vostri cuori; e pregate, scongiurate il padre delle misericordie, affinchè pei meriti di Gesù redentore e di Maria SS. voglia venire in nostro soccorso e comandare al mare burrascoso di questa orribile persecuzione che cessi dall’agitare la navicella di Pietro e si tranquilli, e sperate, sì, sperate, che la persecuzione cesserà e trionferà sulle rovine dell’incredulità e dell’indifferentismo la santa Cattolica, Apostolica, Romana Chiesa.

Fonte immagine Jacques Bertaux – Prise du palais des Thuileries – 1793 (wikipedia – pubblico dominio)

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