Imparare il cinema ecco il film dei ragazzi della Scuola del Fare - la Repubblica

Napoli

la storia

Imparare il cinema ecco il film dei ragazzi della Scuola del Fare

Trenta allievi tra 14 e 18 anni del Centro di formazione professionale “Giulia Civita Franceschi”

al lavoro con la troupe di Fremantle-Wildside: girano una storia di riscatto scritta in classe

3 minuti di lettura

Il set è allestito nel cortile sul retro del “Don Bosco”, l’istituto dei salesiani alla Doganella, tra l’aeroporto e il centro. Recinzioni, edifici in cemento e il cavalcavia della Tangenziale: l’ideale per richiamare una periferia urbana. Tra microfoni e macchina da presa si muovono alcuni professionisti della troupe di Fremantle-Wildside, che la scorsa estate hanno girato a Napoli “Partenope” del premio Oscar Paolo Sorrentino.

La casa di produzione internazionale di “Boris”, “Le otto montagne”, “C’è ancora domani” e altri film di registi come Bertolucci, Bellocchio e Saverio Costanzo, stavolta sta lavorando con trenta allieve e allievi della Scuola del Fare “Giulia Civita Franceschi”, un centro di formazione professionale rivolto a ragazzi tra i 14 e i 18 anni con sbocchi nell’automotive e nella logistica, nato dalla partnership tra Fondazione Alberto e Franca Riva, Cnos-Fap Salesiani del Don Bosco di Napoli, Fondazione di Comunità San Gennaro, Cometa Formazione, If - Imparare.

Fare e cooperativa sociale Il Millepiedi per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica attraverso percorsi di istruzione e formazione professionale finanziati dalla Regione Campania.

Si gira un corto prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Fondazione Riva e Bnl Bnp Paribas, che lo hanno co-finanziato anche attraverso le risorse di IncluCity, progetto di inclusione sociale della banca. Una storia di riscatto, scritta in classe dagli allievi accompagnati dai loro formatori e guidata da novembre attraverso un ciclo di laboratori promosso da Matteo Comito e Andrea Bernardini, docenti della Scuola del fare e di Teach for Italy, nonché registi del film.

«È la storia di un sedicenne che fa un percorso interiore e che vuole dimostrare al mondo che lui è diverso rispetto al contesto da cui proviene, che ha voglia di fare bene, di affermare il suo valore – spiegano durante una pausa delle riprese – d’altronde, l’obiettivo di Scuola del Fare e di Teach for Italy è combattere le diseguaglianze educative con tecniche innovative, agganciare i ragazzi per convincerli a proseguire nei loro studi affinché capiscano che l’educazione è la vera arma per essere liberi e costruirsi un futuro di valore».

Fine aprile: le riprese sono prima in un appartamento della periferia est a San Giovanni-Barra, poi al “Don Bosco”. Una pioggia sottile non ferma il set. L’entusiasmo dei ragazzi si sente: tanto pronti a scherzare tra di loro quanto a fare mille domande, attenti e curiosi su ogni particolare mentre la macchina del cinema con attori, tecnici e le altre maestranze è in moto.

«Mai visto niente di simile», ammette Patrizio, 14 anni, al primo anno di automotive. «Non pensavo che dietro un film ci fosse tutto questo – aggiunge Gabriele, scelto dopo più laboratori per interpretare il protagonista del corto (ancora senza un titolo definitivo) – sono affascinato dall’aspetto tecnico, spero un domani di poter proseguire in questo settore».

A sognare un percorso nel cinema è anche Oreste, 18 anni: «Avere l’opportunità di lavorare con professionisti del genere ti dà una spinta in più e ti rende orgoglioso: questa è la mia prima esperienza e spero di continuare, l’audiovisivo a Napoli vive un grande fermento e sta dando anche a ragazzi come me, che vengono dalla periferia, l’opportunità di crearsi uno spazio per un futuro in questo settore».

Emanuel, due anni fa protagonista dell’altro corto di Scuola del Fare, “La scelta”, aggiunge: «Sul set esprimi cose che non si mettono in mostra nella vita di tutti i giorni: è un modo per aprirsi, per arricchirsi culturalmente ed emotivamente».

Il progetto segue questo scopo, essere uno schermo su cui il grande pubblico può guardare la realtà e la condizione dell’istruzione nei contesti di periferia urbana, con storie di ragazzi spesso abbandonati a sé stessi e per cui è decisivo il ruolo del terzo settore. «Questi ragazzi hanno un mondo interiore meraviglioso – spiega Bernardini – una creatività che sta soltanto aspettando di venire fuori».

L’esperienza del corto unisce una parte artistica con una più tecnica, formativa, perché si trasformi in un’opportunità di arricchimento per gli studenti: «I nostri allievi sono molto motivati in questo progetto – continua – c’è stata prima una fase di scrittura e sceneggiatura in classe, poi il laboratorio teatrale con Giuseppe D’Ambrosio, poi quelli su suono, luci e riprese». Il percorso ha visto l’appoggio di Fremantle-Wildside con il ceo Andrea Scrosati, il produttore Sonia Rovai e gli executive producer Saverio Guarascio e Claudio Falconi, Rocco Messere per l’organizzatore generale, Daria D’Antonio per le riprese, Carmine Guarino per la scenografia, Ilena Aquino per le location, Elio Di Pace per il backstage e un laboratorio con il fotografo Mario Spada.

Il rapper Lucariello è stato chiamato per scrivere con i ragazzi un brano per i titoli di coda. «L’obiettivo è distribuire il corto da giugno – conclude Comito – per far conoscere una realtà dove ci sono tanti ragazzi e ragazze che hanno voglia di impegnarsi, esprimersi e sognare il loro futuro».

I commenti dei lettori