La magica fatica di stare al passo con Star Wars: così le sinfonie del cine-concerto fa splendere la saga di Skywalker - la Repubblica

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La magica fatica di stare al passo con Star Wars: così le sinfonie del cine-concerto fa splendere la saga di Skywalker

La magica fatica di stare al passo con Star Wars: così le sinfonie del cine-concerto fa splendere la saga di Skywalker

Una sera all’Auditorium della Conciliazione con l’Impero colpisce ancora, capolavoro di George Lucas, e l’Orchestra italiana del Cinema e il maestro Ernst Van Tiel. Pop e democratica, la musica unisce nerd e coppie in cerca di un sabato sera stellare

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Ore 23.30. Il maestro Ernst Van Tiel saluta per la terza volta il pubblico dell’Auditorium della Conciliazione. Le mani, dopo aver condotto sapientemente gli 80 dell’Orchestra italiana del Cinema, si uniscono. Un palmo aderisce all’altro, la testa si china a destra poggiandosi su un cuscino immaginario: è ora di salutare e andare a riposare. Perché prima ci sono stati 124 minuti di musica e zero margini di errore. È la stremante regola del cine-concerto: la colonna sonora, suonata dal vivo, deve essere sempre sincronizzata alle immagini che corrono nel film. Mentre i protagonisti di Star Wars lottano, si innamorano e fanno innamorare, scoprono i nuovi mondi de L’Impero colpisce ancora.

Una nota e poi un passo indietro per riavvolgere il nastro e partire verso questo iperspazio sinfonico. L’Impero colpisce ancora è il secondo film della prima trilogia. Uscito al cinema nel 1980 - e già allora con una certa quota di preveggenza hollywoodiana numerato come episodio 5, narrazione centrale di un franchise che arriverà a quota 9 nel 2019 - ha segnato il vero successo della saga immaginata e poi disegnata da George Lucas. Luke Skywalker, Han Solo, la principessa Leia, Darth Vader, la linea comica dei droidi. Gli ingredienti che hanno reso eterno il successo di Guerre Stellari hanno lo stesso sapore di sempre.

È per questo che, alle 20.30 di un sabato sera romano, la sala che se ne sta tra i cantieri del sottopasso di piazza Pia (vera grande opera del Giubileo) e il Cupolone di San Pietro era bandita a festa. Personaggi in maschera – gli imperiali della 501st Italica Garrison e i ribelli della Rebel Legion Italian Base – per foto ricordo e selfie, il foyer con statue di Lego e caschi da collezione. Intere famiglie con il pallino per la lotta tra i Jedi e i Sith, la luce e il lato oscuro della forza che in Guerre Stellari indirizza le scelte dei personaggi coinvolti nella più classica delle battaglie tra il bene e il male.

Tutto esaurito per il mito di Lucas. E per ascoltare la colonna sonora di John Williams dal vivo. Musica classica popolare. Pop perché associabile agli eroi e ai cattivi (cattivissimi) di Star Wars. Dopo i titoli di testa - rullata e fanfara dei 20th Century Studios inclusa - via al film. E alla musica.

Un’opera democratica, capace di mettere sullo stesso piano un pubblico a prima vista difficilmente associabile. Ecco la ragazza fresca di messa in piega e il vestito da sera bianco con lo spacco e il compagno stretto in un completo slim fit. Gran soirée da vivere accanto alla coppia di nerd che indossa fiera la maglietta del maestro jedi Obi Wan Kenobi in coordinato con un paio di pantaloncini e che ha appena scavalcato un paio di file di sedute rosse, neanche fosse allo stadio, per accomodarsi in poltrona. C’è pure una famiglia in maschera: lei ufficiale dell’esercito dell’Impero, lui sabipode, il figlio di 8 anni con la spada laser e la maschera di Darth Vader.

Il film vola via e in fondo la forza dell’orchestra è quella di sparire. C’è, eccome se c’è. Ma l’esecuzione è tanto puntuale, al limite della perfezione, da fondersi con le immagini in un unicum acustico e narrativo avvolgente. Come durante la battaglia sul ghiaccio di Hoth – che paura i primi 40 secondi di Luke senza voce - e gli iconici camminatori dell’Impero, il primo faccia a faccia del pubblico con l’Imperatore, la fuga del Millenium Falcon e l’esordio su schermo del cacciatore di taglie per eccellenza, Boba Fett. Il bacio tra Han Solo e Leia e l’ultima battuta data sul momento da Harrison Ford. “Ti amo”, dice lei prima che lui venga ibernato. Lui, a sorpresa anche per Lucas, risponde “lo so”. Canaglia.

I titoli di testa, marchio di fabbrica, esplodono nella sala e sono subito applausi. Il tema d’amore ne strappa ancora di nuovi. E poi c’è il capolavoro. Quella Marcia Imperiale scritta da Williams proprio per l’Impero colpisce ancora. Si tratta probabilmente di uno dei brani più riconoscibili nella storia del cinema. E accelera, frena, si fa morbida, riprende con vigore. Ancora, sempre e comunque, applausi. Tanti e ripetuti quelli sul finale, con il maestro a cercarne ancora per i fiati, per i timpani, per l’arpa e gli ottoni. Per la prima violinista magnificamente accompagnata da una spada laser rossa e per tutti i componenti di un’orchestra capace di tenere il passo con i ritmi di un film di azione senza steccare nemmeno un passaggio. E allora buonanotte maestro (jedi?) Van Tiel. E in bocca al lupo per le due repliche domenicali.

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