Una storia nera: Laetitia Casta madre e sposa rivendica la libertà di essere pienamente donna
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Una storia nera: Laetitia Casta madre e sposa rivendica la libertà di essere pienamente donna

Una storia di violenza domestica in un thriller cupo su una donna che si ribella al ruolo designato di vittima. Laetitia Casta racconta insieme al regista Leonardo D’Agostini il film Una storia nera, in sala dal 16 maggio.

Una storia nera: Laetitia Casta madre e sposa rivendica la libertà di essere pienamente donna

Un compleanno riunisce una famiglia. Ci sono una bambina di pochi anni, che vuole che ci sia il padre, oltre alla madre protettiva, il fratello ormai adulto e la sorella adolescente. Laetitia Casta è una “madre e sposa che rivendica il suo essere donna” in Una storia nera, adattamento diretto da Leonardo D’Agostini, all’opera seconda dopo il riuscito Il campione, del romanzo omonimo di Antonella Lattanzi (pubblicato da Mondadori), che ha scritto la sceneggiatura insieme a Ludovica Rampoldi e il regista stesso. 

Vito e Carla, di origine francese, sono separati da qualche anno. Si sono amati molto, prima che gelosia e violenza distruggessero il loro amore. Ora Vito ha una nuova vita e Carla ha un nuovo partner. Unico legame i tre figli Nicola (Andrea Carpenzano), Rosa (Lea Gavino) e la piccola Mara. Ma su Carla incombe ancora la sensazione di avere evitato una tragedia annunciata. Quando Mara chiede di avere il padre accanto a sé il giorno del suo compleanno, Carla, per farla felice, lo invita a cena. Nonostante la paura, la festa procede tranquilla. Ma dopo quella sera di Vito non si hanno più notizie. Sparisce nel nulla senza lasciare tracce.

Fra il noir e il thriller processuale, Una storia nera, prodotto da Matteo Rovere per Groenlandia con Rai Cinema, esce nelle sale per 01 distribution dal 16 maggio. “Un lavoro tosto, ma bello, importante”, come lo definisce D’Agostini incontrando la stampa. “Mi interessava superare l’idea ineluttabile della donna vittima di femminicidio, per la quale sembra sempre nelle cronache non ci sia niente da fare”, ha detto la sceneggiatrice Rampoldi. “Cosa si può fare per non diventare vittima, per non diventare però neanche colpevole? Qual è il confine?” 

Sono le domande che ci si pone vedendo questa storia “che ho voluto raccontare per i personaggi e i loro conflitti molto forti, in contrasto persino con loro stessi”, ha aggiunto il regista. “La base è la violenza domestica, ma non intendevo fare un film a tema su questo argomento, mi interessava il filtro del genere, del thriller e del noir, che da sempre affrontano personaggi con problemi impossibili, alle prese con dilemmi morali o immorali. Scelte che spesso non permettono di poter scegliere. Era interessante per me trovarli in questa condizione, partendo da un grande personaggio femminile, come è classico nel genere. Penso a La fiamma del peccato o, più recentemente, a Gone Girl. Poi a guidare è per me sempre una storia potente, che si possa godere in sala, che ci scuota per le emozioni che il cinema sa dare. La violenza domestica è un problema culturale, prima che le inadeguatezze di polizia o giustizia volevo sottolineare questo, è l’educazione alla base della realtà di questa famiglia, simile a molte altre, in cui un uomo ritiene che la sua visione del sentimentale sia normale”.

Alle prese con una recitazione in italiano, Laetitia Casta ha parlato di come la sceneggiatura l’abbia convinta subito “perché ben scritta, con le scene in tribunale e i flashback, e un personaggio ambiguo in cui sono entrata provando empatia per lei, se l’avessi giudicata non ci sarei riuscita. Mostra come tutti noi abbiamo dentro una parte luminosa, ma anche una parte nera. Ci domandiamo cosa faremmo se ci trovassimo a gestire una violenza come quella di cui è vittima la protagonista. Ci sono diversi livelli di lettura, in lei, per esempio l'essere straniera aumenta il suo straniamento e la solitudine. Una storia d’amore inizialmente molto bella, che la porta in un paese che non è il suo a formare una famiglia legata dall’amore. Ma l’idealizzazione e la perfezione non esiste, e la paura per lei è legata soprattuto alle figlie, in cerca di un’indipendenza finanziaria per reagire alla fragilità, mossa da una forza misteriosa. Mi interessava capire chi fosse lei. Delle volte la vita rende le cose complicate ma anche interessanti per un’attrice. Carla si spinge all’estremo per non essere solo madre o sposa, ma anche pienamente donna. Si parla molto della violenza sulle donne, in Francia, con manifestazioni e anche nel cinema in movimento #metoo sta facendo molto per eliminare misoginia e patriarcato. Vedo che qui in Italia invece non si muove molto”.

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