ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLe previsioni economiche di primavera

L’Ue: in Italia crescita debole e debito pubblico destinato ad aumentare, meglio Grecia e Portogallo

L’esecutivo comunitario punta su una ripresa graduale dell’attività, dopo un 2023 particolarmente debole

dal nostro corrispondente Beda Romano

Trend positivo per il mercato del lavoro, ma i salari restano fermi

3' di lettura

BRUXELLES – Sono relativamente ottimistiche le previsioni economiche di primavera che la Commissione europea ha pubblicato oggi, mercoledì 15 maggio. L’esecutivo comunitario punta su una ripresa graduale dell’attività, dopo un 2023 particolarmente debole. Sul fronte italiano, malgrado un miglioramento della situazione, il debito pubblico è destinato nuovamente ad aumentare, mentre dovrebbe proseguire il calo in altri due paesi particolarmente indebitati, la Grecia e il Portogallo.

«L’economia ha registrato una netta ripresa nel primo trimestre, a conferma che abbiamo voltato pagina dopo un periodo molto impegnativo – ha spiegato il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni -. Prevediamo una graduale accelerazione della crescita nel corso di quest’anno e del prossimo, poiché i consumi privati sono sostenuti dal calo dell’inflazione, dalla ripresa del potere d’acquisto e dalla continua crescita dell’occupazione».

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Pil atteso +0,8% nel 2024 nella zona euro

Secondo la Commissione europea il prodotto interno lordo della zona euro dovrebbe crescere dello 0,8% nel 2024 e dell’1,4% nel 2025, rispetto allo 0,4% dell’anno scorso. Rispetto alle stime di febbraio, le modifiche sono limitatissime (allora le previsioni si attestavano rispettivamente a 0,8 e 1,5%). L’Italia continua a essere segnata da una crescita debole. Sempre secondo l’esecutivo comunitario l’economia dovrebbe crescere dello 0,9% quest’anno e dell’1,1% l’anno prossimo.

Sul fronte dei prezzi al consumo, la Commissione prende atto di un calo dell’inflazione. Dal picco dell’ottobre del 2022, quando si attestava al 10,6% annuo, l’inflazione nella zona euro oscillava in aprile intorno al 2,4%. «L’inflazione – si legge nel rapporto dell’esecutivo comunitario - dovrebbe continuare a diminuire e raggiungerà l’obiettivo leggermente prima nel 2025 rispetto alle previsioni d’inverno», pubblicate in febbraio. In Italia l’inflazione sarà dell’1,6 nel 2024 e dell’1,9% nel 2025.

Il fronte delle finanze pubbliche

La situazione è meno rosea sul fronte delle finanze pubbliche. «I disavanzi pubblici – ha osservato il commissario Gentiloni - dovrebbero diminuire a seguito del ritiro di quasi tutte le misure di sostegno all’energia, ma il debito pubblico è destinato ad aumentare leggermente l’anno prossimo, evidenziando la necessità di un consolidamento di bilancio». In Italia il debito pubblico tornerà a salire: dal 137,3% del PIL nel 2023, al 138,6% nel 2024, al 141,7% nel 2025.

Il peso del Superbonus in Italia

Nell’aumento del debito italiano pesano i generosi crediti legati ai lavori edilizi, il cosiddetto Superbonus. Naturalmente le stime della Commissione europea sono a bocce ferme. Sono appena entrate in vigore nuove regole di bilancio. In settembre i governi saranno chiamati a pubblicare piani pluriennali di finanza pubblica con i quali preparare l’atteso aggiustamento di bilancio. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sta esortando la classe politica a uno sforzo di risanamento dei conti.

Particolarmente preoccupanti i dati italiani sul debito pubblico

Il commissario Gentiloni ha precisato che le stime comunitarie non considerano le previste privatizzazioni del governo Meloni: «Mancano i dettagli». I dati italiani sul versante del debito sono preoccupanti, tanto più che in altri paesi, altrettanto in difficoltà in quest’ultimo decennio, la situazione è meno grave. In Grecia, il debito pubblico è stimato in calo dal 161,9% del Pil nel 2023 al 149,3% del Pil nel 2025. In Portogallo, il saldo passerà al 99,1% del PIL l’anno scorso al 91,5% del Pil l’anno prossimo.

«L’incertezza e i rischi negativi per le prospettive economiche – conclude Bruxelles - sono ulteriormente aumentati negli ultimi mesi, soprattutto a causa dell’evoluzione della prolungata guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e del conflitto in Medio Oriente (…) La persistenza dell’inflazione negli Stati Uniti potrebbe portare a ulteriori ritardi nei tagli dei tassi negli Stati Uniti e non solo, con un conseguente inasprimento delle condizioni finanziarie globali».

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