Giovanni Antonio Orsini del Balzo, detto Giannantonio nasce a Lecce il 9 settembre 1401, figlio primogenito di Raimondello Principe di Taranto, Soleto e Galatina e Maria d’Enghien Contessa di Lecce. Alla morte del padre non ereditò subito i titoli poiché sua madre fu impegnata nella difesa di Taranto contro il Re di Napoli Ladislao d’Angiò-Durazzo, contesa che ebbe termine con le nozze fra i due contendenti. Il matrimonio non fu particolarmente felice per l’eroina pugliese e per i suoi figli, nati dal precedente matrimonio con Raimondello, costretti a vivere a Napoli in una sorta di prigione dorata. Alla morte senza eredi di Ladislao, avvenuta nel 1414, successe sul trono la sorella Giovanna II che in un primo tempo proibì alla cognata ed ai suoi figli di riprendere possesso dei propri feudi pugliesi, tenendoli sotto controllo. Tuttavia, la politica altalenante e contraddittoria della sovrana, permise a Maria di rientrare in possesso della Contea di Lecce nel 1415, Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, riusciva a riprendere il Principato di Taranto alcuni anni più tardi: il 4 maggio 1421. Nel frattempo aveva contratto matrimonio nel 1417 con una nipote di papa Martino V, Anna Colonna, dalla quale non ebbe figli, in compenso però ebbe diverse figlie naturali.
Intanto Giovanna II, non avendo eredi diretti, forse spinta dalle rivalità fra le fazioni dei suoi consiglieri, nominò in un primo tempo suo successore Alfonso V d’Aragona, erede al trono di Sicilia, quindi cambiò in favore di Luigi III d’Angiò, per poi rinominare Alfonso. Tali cambiamenti determinarono una serie di contrasti interni, ai quali inizialmente Giovanni Antonio non volle aderire, aspettando di individuare il potenziale vincitore della contesa dinastica. Il Principe di Taranto, infatti, non contento di essere il più potente feudatario del regno, mirava ad un controllo dell’intera Puglia ed in particolare di Bari. Quando però fu sicuro del partito da scegliere, si schierò al fianco di Alfonso. L’occasione propizia si presentò nel 1431 dopo la morte di Ruggero Sanseverino, famiglia nemica degli Orsini Del Balzo, e la successione del di lui figlio Antonio. Giovanni Antonio, infatti, attaccò militarmente i rivali, impossessandosi dei loro feudi. Dopo alcuni tentativi di conciliazione di Giovanna II, risoltisi in altrettanti insuccessi a causa dell’ostinazione del Principe di Taranto, che venne dichiarato ribelle, la parola passò alle armi.
L’offensiva viene scatenata, nell’estate del 1434, dal capitano Jacopo Caldora, al quale ben presto si unisce Luigi III d’Angiò, reduce dalla Francia che, alla testa di 2 mila cavalieri ed un numero spropositato di fanti, invadono la Puglia dal nord. Nel frattempo, Alfonso d’Aragona, in navigazione dalla Sicilia verso la Catalogna, sospende il viaggio per soccorrere l’alleato, inviando 2 mila cavalli e mille fanti, e dispone il movimento delle forze del capitano Nicolò Fortebraccio, che sostavano alle porte di Roma, in direzione di Taranto. Tale azione si rivelerà tuttavia inutile, a causa dei saccheggi e delle devastazioni perpetrate dai soldati. Nel frattempo Giovanni Antonio cerca di riunire intorno a sé tutti i baroni ostili alla sovrana, fra i quali i suoi cugini Guglielmo e Francesco Del Balzo. Tali alleanze, però, non impediscono alle armate del Caldora di dilagare nella provincia di Capitanata, favorite dalla tattica difensiva di Giovanni Antonio, che preferisce ritirarsi a Taranto piuttosto che muovere contro il nemico, per affrontarlo sul terreno. A salvarlo provvede il fratello Gabriele che, chiusosi in Ascoli Satriano, insieme al capitano lombardo Rufino Gallofo, rallenta l’avanzata delle forze regie, sino a quando il tradimento dello stesso capitano, permette al nemico di impadronirsi della piazza. A questo punto le armate regie si dividono in due colonne: la prima, agli ordini del Caldora, prende in rapida successione Andria, Bitonto, Ruvo e Corato, mentre la seconda, comandata da Luigi III, conquista Laterza. Giunto sotto le mura di Altamura, il Caldora tenta di prenderla con un estenuante assedio che non sortisce alcun effetto, pertanto dirotta su Castellaneta che cade dopo una lunga serie di assalti. I domini di Giovanni Antonio, asserragliato con i suoi familiari in Taranto, si riducono ormai alle città di Taranto, Lecce, Gallipoli, Ugento, Altamura, Minervino, Oria, Brindisi, Gravina, Cirignano e Canosa.
Da Laterza e Castellaneta le due colonne muovono verso Taranto, tuttavia le possenti fortificazioni della città convincono il Caldora e Luigi d’Angiò a dirigersi su Lecce, seconda città dei domini di Giovanni Antonio, meno difesa ma che comunque avrebbe inferto un duro colpo al principe ribelle. Giunte nei pressi della città, le forze regie, forti di 30 mila uomini, la pongono d’assedio, stabilendo il loro quartier generale nei pressi dell’abbazia di San Nicolò e Cataldo. L’assedio si protrae per 11 giorni poi, inaspettatamente, gli assedianti si ritirano a causa di una grave malattia che colpisce Luigi III, portandolo alla morte il 15 novembre. Il Caldora, rimasto solo, ripiega su Bari e si ritira, disinteressandosi della contesa e lasciando campo libero al Principe di Taranto e Conte di Lecce.
Il 2 febbraio 1435 muore Giovanna II, ultima sovrana angioina, lasciando il regno nel caos e nell’anarchia, mentre con l’ascesa al trono di Alfonso d’Aragona, Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, suo fratello Gabriele, sua madre Maria d’Enghien e suo cugino Jacopo Del Balzo, vedono riconfermati i loro feudi, oltre ai titoli di Duca di Bari e Gran Conestabile del Regno che il nuovo sovrano conferisce al Principe di Taranto.
Ritiratosi a Taranto, nel 1459 l’Orsini del Balzo si pose a capo di una ribellione di baroni ostili al nuovo re Ferrante d’Aragona, figlio di Alfonso, che oltretutto era suo nipote acquisito avendone sposato la nipote, in favore di Giovanni d’Angiò-Valois, figlio di Renato. Tuttavia dopo alcune sconfitte si riconciliò con sovrano, ma questi lo fece strangolare da un tale Paolo Tricarico nel castello di Altamura il 15 novembre 1463. I suoi domini passarono così al Regio Demanio.
Cosimo Enrico Marseglia
Nato a Lecce, città in cui vive. Ha frequentato i corsi regolari dell’Accademia Militare dell’Esercito Italiano in Modena e della Scuola di Applicazione dell’Arma TRAMAT presso la cittadella militare Cecchignola in Roma, ed ha prestato servizio come ufficiale dell’Esercito presso il 3° Battaglione Logistico di Manovra in Milano, il Distretto Militare di Lecce ed il Battaglione Logistico della Brigata Pinerolo in Bari. Dopo otto anni in servizio permanente effettivo, ha lasciato la carriera militare, dedicandosi alla musica jazz ed al teatro. Attualmente collabora con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università del Salento, come esperto di Storia Militare, e dal 2009 è ufficiale commissario del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Scrive per L’Autiere, organo ufficiale dell’ANAI (Associazione Nazionale Autieri d’Italia), Sallentina Tellus (Rivista dell’Ordine del Santo Sepolcro), per L’Idomeneo (Rivista dell’Associazione di Storia Patria) e per altre testate. Ha già pubblicato Les Enfants de la Patrie. La Rivoluzione Francese ed il Primo Impero vissuti sui campi di battaglia (2007), Il Flagello Militare. L’Arte della Guerra in Giovan Battista Martena, artigliere del XVII secolo (2009), Battaglie e fatti d’arme in Puglia. La regione come teatro di scontro dall’antichità all’età contemporanea (2011), Devoto ad Ippocrate. Rodolfo Foscarini ufficiale medico C.R.I. fra ricerca e grande guerra (2015), Marseglia. Storia di una famiglia attraverso i secoli (2016), Contesa per Napoli. La Puglia ed il Regno di Napoli nelle guerre tra Spagna e Francia fra XV e XVI secolo (2024). per la Edit Santoro, e Attacco a Maruggio. 13 giugno 1637. Cronaca di una giornata di pirateria turca nel contesto politico-sociale europeo (2010) per la Apulus, quest’ultimo insieme al Dott. Tonino Filomena. Ha conseguito il Diploma Universitario in Scienze Strategiche presso l’Università di Modena e Reggio.