«Ho costruito un impero»: così la cricca di Savelli ha scavato una voragine nei conti del Comune
Milioni scomparsi

«Ho costruito un impero»: così la cricca del Comune di Savelli ha scavato una voragine nei conti per investire a Milano e Firenze

Una società fantasma a via Monte Napoleone e un bar nella stazione di Santa Maria Novella: gli investimenti effettuati mentre l’amministrazione rischiava il dissesto. Per la Procura di Crotone i fondi riservati all’accoglienza e ai contributi dei dipendenti sono stati incassati dagli indagati. La scoperta del sindaco dopo i solleciti di Sorical ed Enel

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di Pablo Petrasso
12 maggio 2024
06:15
Parte dei beni sequestrati dai carabinieri. Sotto, da sinistra: Savelli, via Monte Napoleone e la stazione di Santa Maria Novella
Parte dei beni sequestrati dai carabinieri. Sotto, da sinistra: Savelli, via Monte Napoleone e la stazione di Santa Maria Novella

I fondi destinati all’accoglienza nel comune di Savelli finivano sui conti della G&P Consulting, società attiva nel supporto alle attività degli enti locali: sede a Milano, in via Monte Napoleone. G&P sono Michele Giudicissi e Giovanna Panaja, rispettivamente il responsabile del settore finanziario del Comune di Savelli e la sua presunta socia in una storia di fondi sottratti alle casse dell’amministrazione. Poco meno di 3 milioni di euro spariti in una decina di anni: il maxi sequestro disposto dalla Procura ha interessato anche Olga Caputo, prima collaboratrice del settore finanziario di Savelli, poi consulente gratuita dell’ufficio di Ragioneria. I tre sono finiti nei guai per le presunte sottrazioni di denaro: parte dei soldi – oltre 300 mandati di pagamento falsi – sarebbe finita in beni di lusso. Contributi non pagati ai dipendenti comunali volatilizzati e trasformati in Rolex, gioielli Bulgari e versamenti per società attive nel capoluogo lombardo e a Firenze.

Il sequestro di beni eseguito nei giorni scorsi dai carabinieri e disposto dalla Procura di Crotone ha illuminato un caso di spoliazione di un piccolo ente. Il sindaco di Savelli Franco Spina ha trovato una voragine nel bilancio e ha denunciato tutto.


Caccia al tesoro di Savelli

Milano e Firenze sono due passaggi chiave: oltre alla G&P, tra le società beneficiarie della presunta distrazione di fondi ce n’è una che controlla il bar Pausa Caffè nella stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, uno degli snodi più importanti del traffico ferroviario italiano.

La stazione monumentale è soltanto una delle tappe della caccia al tesoro che per i carabinieri di Cirò Marina inizia il 22 novembre 2023, quando il sindaco Spina, assieme al segretario comunale, sporge denuncia per conto del Comune. Il primo cittadino spiega ai militari «che era stato rilevato un enorme “buco nel bilancio” dell’ente pubblico causato, nel corso degli anni» dalle distrazioni di denaro progettate da Giudicissi, Caputo e Panaja. Una pratica che avrebbe rischiato di causare «il dissesto finanziario dell’ente».

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Spina, che si era insediato il 15 maggio, si accorge che al Comune arrivano «continue richieste di pagamento da parte dei fornitori». Sorical, Enel, la ditta che gestisce la spazzatura mandano solleciti «nonostante agli atti del Comune risultassero emesse regolarmente sia le fatture di pagamento che le determine di liquidazione». È l’inizio di una serie di controlli contabili dai quali emerge la “scomparsa” dei fondi pubblici che riappaiono sui conti degli indagati e delle società che a loro sarebbero riconducibili. Dall’1 gennaio 2019 sarebbero stati effettuati mandati di pagamento «privi di qualsiasi determina autorizzativa da parte del Comune e comunque non dovuto che ammonterebbero a circa 2 milioni di euro». Per l’accusa quei mandati di pagamento sono falsi: il Comune di Savelli non avrebbe mai commissionato prestazioni a Panaja né alla G&P, né avrebbe disposto il pagamento di spese di viaggio per Giudicissi.

La società fantasma in via Monte Napoleone

Peraltro la G&P, secondo quanto risulta dagli accertamenti investigativi, «sebbene attiva, non risulta aver svolto di fatto alcuna attività. Le sue uniche entrate sono state costituite dagli introiti di denaro provenienti dal Comune di Savelli». A una ulteriore verifica, peraltro, la società con sede a via Monte Napoleone «è risultata essere priva di dipendenti, a conferma della sua natura fittizia, e priva di una sede fisica idonea». In effetti, i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Milano Duomo hanno evidenziato che all’indirizzo indicato dai documenti «non risulta la presenza» dell’azienda che ha drenato parte dei fondi del Comune di Savelli. Sul citofono dello stabile di via Monte Napoleone non c’è il nome della società ma quello di una ditta che si occupa di servizi di domiciliazione con recapito postale e presenza aziendale nel Business Center milanese.

L'orgoglio di Panaja: «Ho costruito un impero»

Che il business messo in piedi a Savelli fosse conveniente lo conferma, in maniera indiretta, la stessa Panaja. È lei a vantarsi con la sorella, in un’intercettazione recentissima (del 16 aprile scorso) «di avere uno stile di vita molto agiato a cui non vuole rinunciare, affermando di aver costruito un “impero” immobiliare e di beni nel corso degli anni».

«Ho comprato immobili - dice - c’ho ancora uno studio in via Monte Napoleone, è stato venduto tutto il palazzo a una società estera, la società che gestisce Gucci, hai capito? E mi arrangio mo? No, non esiste, io non mi arrangio per niente». Il riferimento è agli screzi con Giudicissi, arrivati quando il dipendente comunale va in pensione e vuole rinegoziare i termini dell’accordo per la società G&P: Panaja non ha nessuna intenzione di stoppare la propria attività.

La Procura "costretta" ad accelerare sul sequestro

A fermare tutto ci ha pensato la Procura di Crotone, costretta ad accelerare dopo la parziale diffusione della notizia sulla stampa. Fatto che ha costituito «un pericolo di dispersione dei beni dei tre indagati». In particolare Panaja «ha iniziato a organizzare la vendita di suoi beni e la liquidazione della società G&P Consulting, provvedendo anche, il 21 aprile 2024, ad alienarne uno (un’imbarcazione che è stata venduta al prezzo di 6mila euro)».

Gli investigatori monitorano in tempo reale le azione degli indagati. Panaja ha intenzione di vendere anche una Ducati e altri beni personali e percepisce il pericolo di perdere le sue disponibilità economiche e il suo tenore di vita. Al telefono parla di «ritocchi» ma non troppo drastici, di un «processo di cambiamento» iniziato una volta appreso delle indagini della magistratura sulla voragine finanziaria a Savelli. Il processo sarà concluso dall’intervento degli inquirenti: società, titoli finanziari, beni di lusso sono diventati oggetto del sequestro disposto dagli uffici giudiziari. Il totale è di oltre 2,8 milioni di euro: un «impero», più o meno.

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