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Madonna delle ghiaie

 

 

di Anima Misteriosa

 

In questi giorni ricorre l’80° anniversario delle apparizioni mariane, molto probabilmente autentiche, delle Ghiaie di Bonate: 13 visioni, che avvennero nella campagna bergamasca a una bambina di appena 7 anni, Adelaide Roncalli, dal 13 al 31 maggio 1944. Alle ultime 4 furono presenti ogni volta tra le 200.000 e le 350.000 persone, una massa di gente che non si era mai vista neanche a Fatima e che rimase miracolosamente illesa in un momento avanzato della II Guerra Mondiale in cui, soprattutto nel Nord Italia, vi erano bombardamenti continui. Riferisce Adelaide nel suo quaderno, a proposito della prima apparizione, avvenuta alle 18.00 del 13 maggio:

Vidi un puntino d’oro che scendeva dall’alto e si avvicinava a poco a poco alla terra e man mano (che) si avvicinava si ingrandiva ed in esso si delineò la presenza di una bella Signora con Gesù Bambino in braccio e alla sua sinistra S. Giuseppe. Le tre persone erano avvolte in tre cerchi ovali di luce e rimasero sospese nello spazio poco distante dai fili della luce. La Signora, bella e maestosa, indossava un vestito bianco e un manto azzurro; sul braccio destro aveva la corona del Rosario composta da grani bianchi; sui piedi nudi aveva due rose bianche. Il vestito al collo aveva una finizione di perle tutte uguali legate in oro a forma di collana. I cerchi che avvolgevano le tre persone erano luminosi con sfumature di luce dorata. Al primo momento ebbi paura e feci per scappare, ma la Signora mi chiamò con voce delicata dicendomi: “Non scappare ché sono la Madonna!”. Allora mi fermai fissa a guardarla, ma con senso di paura. La Madonna mi guardò, poi aggiunse: “Devi essere buona, ubbidiente, rispettosa col prossimo e sincera: prega bene e ritorna in questo luogo per nove sere sempre a quest’ora[1].

L’accento di queste apparizioni era posto sulla famiglia e la necessità di preghiera e penitenza per essa: in effetti, già in questa prima apparizione e poi ripetutamente, la S. Vergine apparve con tutta la Sacra Famiglia, assieme al Santo Bambino e a S. Giuseppe. La Vergine era accompagnata spesso da due colombe, simbolo di amore coniugale; durante la terza apparizione, il 15 maggio, avvenne quanto segue:

Molte persone mi avevano raccomandato di dire alla Madonna di far guarire i loro figli e di chiederle quando veniva la pace. Riferii tutto alla Madonna la quale mi rispose: “Dì loro che se vogliono i figli guariti devono fare penitenza, pregare molto ed evitare certi peccati. Se gli uomini faranno penitenza la guerra finirà fra due mesi, altrimenti poco meno di due anni”[2].

Come sappiamo, fu quello che avvenne: due mesi dopo, l’attentato a Hitler, organizzato dal conte cattolico Klaus Maria Von Stauffenberg, purtroppo fallì il 20 luglio del 1944; la guerra sarebbe finita veramente poco meno di due anni dopo, il 1° settembre 1945. Alle Ghiaie la Vergine è ancor oggi invocata come Regina della Famiglia e vi si trova una cappella. Tuttavia, il vescovo di Bergamo giunse a un non constat delle apparizioni il 30 aprile del 1948 (ricordate la data), principalmente perché la piccola Adelaide aveva ritrattato in quanto sottoposta a violenza psicologica. Eppure, vari personaggi illustri credevano nelle apparizioni, tra cui il futuro Giovanni XXIII, padre Agostino Gemelli, che la periziò, e Padre Pio: lo stesso Pio XII ricevette Adelaide, che gli rivelò il segreto affidatole per lui, solo un anno dopo, nel 1949[3]. Ma su questo torneremo. Per riassumere, il caso della Ghiaie di Bonate è il più appariscente tra quelli di apparizioni mariane negate, ma molto probabilmente veridiche, tanto che numerosi uomini di Chiesa hanno chiesto una riapertura delle indagini; persino io ne ho appreso l’esistenza anni fa grazie ai programmi di Radio Maria. Credo che questa riapertura del caso sarebbe non solo urgente, ma urgentissima, considerato quanto la famiglia sia sotto attacco.

Un altro fatto: il cardinal Carlo Caffarra, fondatore per volontà di Giovanni Paolo II del Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia, rivelò nel 2008 quanto segue alla Voce di Padre Pio. In occasione dell’incarico, aveva scritto a suor Lucia di Fatima tramite il vescovo portoghese solo per chiedere preghiere. Invece, contro ogni aspettativa, ricevette dalla monaca dopo pochi giorni una lettera molto lunga, ora archiviata entro l’Istituto, in cui la veggente dichiarava quanto segue: lo scontro finale tra il Signore e il regno di satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. Inoltre, incoraggiava il prelato a non avere paura, perché “chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti i modi”, dato che questo è il punto decisivo. Del resto, anche per Giovanni Paolo II, la famiglia restava la “colonna portante della creazione”[4]. Ora, guarda caso, il papa doveva annunciare la fondazione dell’Istituto, a cui teneva moltissimo…il 13 maggio 1981, giorno del suo attentato. Il cardinal Caffarra testimoniò in seguito di avere inviato la lettera a suor Lucia alcuni anni dopo la fondazione, in un momento di gravi difficoltà per l’Istituto[5].

Vari anni fa (credo che fosse il 2011), assistetti a una conferenza di presentazione del libro A.D.2012. La donna, il drago e l’Apocalisse, autori Saverio Gaeta e Andrea Tornielli[6]. Era il 2011, incombevano le famose “profezie Maya” trasformate in lungo e in largo in bufale, e i due autori prendevano invece lo spunto dall’attualità per ripresentare la vicenda delle profezie mariane. Era presente A. Tornielli: nel libro, che intreccia la storia delle apparizioni mariane degli ultimi secoli con la teologia della storia, si trova pure un capitolo sulle Ghiaie di Bonate. Al termine della conferenza, una signora presente chiese se la mancata approvazione di questa apparizione non fosse dovuta anche al soggetto delicatissimo e di estrema importanza che è la famiglia, ragion per cui la mancata approvazione sarebbe stata un segno di opposizione “dal basso”. A quel punto, Tornielli si lanciò con foga praticamente in una seconda conferenza in cui, in sostanza, se ho capito bene, perorava la questione di una maggiore attenzione e comprensione da parte del clero alle problematiche della famiglia. Permane un interrogativo: perché non è ancora stata risolta la questione dell’apparizione mariana delle Ghiaie?

Ma ora passiamo a un altro lato del problema, decisamente più inquietante: il demone delle famiglie.

Il demone delle famiglie

Riferisco, con l’aggiunta di riflessioni personali che ritengo importanti, l’esperienza spirituale di una persona di fede che conosco bene e per la cui serietà posso garantire. Ella ha condiviso la questione con almeno due esorcisti della nostra diocesi e non solo: del resto, ho già incontrato varie persone e famiglie che hanno sofferto a causa del demone di cui tratterò qui; quindi, credo modestamente (assieme alla diretta interessata) che il seguito potrà generare dei frutti spirituali cospicui.

Orbene, R* (sostituisco questa sigla al suo nome) vive da decenni notevoli difficoltà a livello familiare: viene da una famiglia dove ha vissuto vari abusi e, nonostante una forte vocazione matrimoniale, non è mai riuscita a sposarsi. Siccome questa situazione la faceva soffrire moltissimo e la induceva alla disperazione, una sera di qualche anno fa, durante la S. Messa delle Ceneri, trovandosi a fianco della statua di S. Rita l’ha invocata perché non ne poteva più. Qui una parentesi è d’obbligo, sennò non si capisce il seguito. R* veniva da un lunghissimo percorso spirituale di guarigione interiore e psicologica, ma non aveva mai pensato di potere avere dei problemi, diciamo così, “esorcistici” (anche perché ha una vita di fede intensa). Tuttavia, negli ultimi mesi aveva cominciato a seguire le conferenze e gli scritti di padre Chad Ripperger, esperto esorcista della diocesi di Denver, Colorado, ed autore dell’unico vero e proprio manuale per esorcisti pubblicato finora: Dominion. The Nature of Diabolic Warfare (2022)[7], la quintessenza della teologia tomistica e della Tradizione della Chiesa applicata al campo esorcistico.

Ebbene, nel suo manuale e in varie conferenze disponibili online, il sacerdote spiega che cosa sono gli spiriti generazionali: così come abbiamo gli angeli custodi (ed esistono anche quelli delle famiglie, comunità, regioni, nazioni ecc.), esistono purtroppo anche i demoni che, a causa del peccato di alcuni membri possono mettere piede nella famiglia (o nella regione, città, nazione), in proporzione ai peccati commessi. Come riassumeva qualcuno, “Il male entra solo se invitato”: e purtroppo, ciò vale anche per il male subito, cioè i traumi causati da un grave disordine morale su di un innocente, perché, il peccato grave commesso a monte apre le porte al demonio[8]. Come spiega padre Cariot, esorcista del santuario di Angoulême, Francia:

Non bisogna generalizzare, ma spesso la violenza subita (tra cui i più distruttivi sono gli abusi sessuali) è una porta aperta possibile per il nemico. È un’orribile “pena doppia”[9].

Presupporre quindi che possessioni, ossessioni o vessazioni diaboliche siano sempre colpa della vittima potrebbe essere fuorviante e una grave mancanza alla carità vicendevole. Abbiate sempre pietà dei traumatizzati, anche quando vi paiono “strani” o incomprensibili: specie quando sono innocenti, portano il peso del mondo. Loro, come i martiri, sono quelli che stornano molte conseguenze del male commesso da altri, sopportandone le conseguenze.

Ma torniamo ad R*, che, innocente, sentiva un’angoscia tale da invocare S. Rita: “Per favore, dimmi contro quale spirito devo combattere”. La risposta è arrivata immediatamente sotto forma di illuminazione interiore, di cui riferisco qui il contenuto.

Tu e * (nome di un’altra persona) non vi potete sposare perché siete perseguitati dal demone indicato nel libro di Tobia, asmodeo: è il demone della vergogna, perché la vergogna è l’arma dei demoni e, tramite essa, colpiscono anche gli innocenti (seguono qui indicazioni specifiche per altre persone) E tu lo devi dire.

Di seguito, una lunga spiegazione, non esattamente a parole, ma perfettamente comprensibile, che esporrò tra breve. Prima però qualche chiarimento. Asmodeo è il tristemente celebre demone che perseguitava Sara nel libro biblico di Tobia: secondo padre Ripperger stesso sarebbe uno dei 5 “generali” dell’Inferno, secondi solo a satana in persona e che eseguono i suoi piani (padre Ripperger impara tutto questo durante gli esorcismi)[10]. Se rileggiamo le vicissitudini di Sara in Tobia 3, la giovane che non riusciva a sposare nessuno, perché ben 7 mariti le erano stati uccisi da questo demone la prima notte di nozze (e fu tentata persino al suicidio per questo), si intuisce che lo spirito in questione è legato a filo doppio alla sessualità sregolata, quindi che è il pericolo numero 1 per le famiglie. Adesso eviterò di fare la lista di tutti i 5 generali succitati, del resto nominati nella Bibbia, ma sono specializzati in ogni tipo di fornicazione e, ovviamente, nell’aborto (e pure in ben altro, ovviamente[11]). Con le leggi empie che corrono, l’esorcista conclude che i governanti degli USA (e, chiaramente, di vari altri paesi) hanno letteralmente abbandonato a questi individui i loro cittadini.

Però: i demoni non possono peccare per lussuria, perché non hanno corpo; esistono quindi dei peccati capitali che, proprio per la loro natura spirituale, essi non possono commettere, in particolare lussuria e gola. Invece, la vergogna è una caratteristica costante della “psicologia” per così dire, demoniaca: essi la provano perché sono dei reietti a causa del loro rigetto di Dio, per cui si sono auto-condannati all’Inferno. A causa della loro natura spirituale non possono più tornare indietro perché godono di una visione immediata e inevitabile della Verità: quindi, una volta che l’hanno rifiutata, questa scelta è definitiva. Non potendo più tornare indietro, provano una profonda, patologica vergogna e uno stato paragonabile a quello che gli anglofoni definiscono self-loathing: il disprezzo, il disgusto di sé. Ma, orgogliosamente, non vogliono ammetterlo: perciò, fanno di tutto per suscitare la vergogna in noi, a dritto o a rovescio. Ci tentano al male, specie al peccato commesso col nostro corpo, perché per loro sembra particolarmente degradante (infatti, disprezzano moltissimo i peccatori che vi cadono) e così cercano in ogni modo di rovesciare su di noi la vergogna che meritano loro.

Difatti, la spiegazione che ha ricevuto la mia conoscente ha offerto molti dettagli in merito e punta non alla giusta vergogna che si prova quando si commette qualcosa di male, bensì a quella sbagliata che distrugge interiormente, allontana dal bene e spinge a chiudere gli occhi davanti al male: quella che non dovrebbe esserci, o perché frutto di trauma, o perché immotivata e capace di annebbiare lo spirito.

Nel libro di Tobia e Sara sono afflitti da questo spirito e provano una profonda vergogna per la loro disgrazia, tanto che Sara vuole suicidarsi. La vergogna è la prima conseguenza del peccato originale[12] e anche di ogni peccato, specie sessuale; molti aborti sono commessi per vergogna, così come la vergogna è una conseguenza del divorzio. Per vergogna, i genitori evitano di parlare ai figli in modo corretto di sessualità: così poi i figli, abbandonati a sé stessi, vanno a cercare notizie di nascosto su Internet, oppure su riviste equivoche e sono iniziati al peccato. A loro volta, per vergogna i figli evitano di parlare di sessualità coi genitori e perciò si lasciano traviare verso il male. La vergogna costituisce spesso un muro tra sacerdoti e laici e le false libertà concesse oggi sono una risposta sbagliata a sentimenti profondi di vergogna.

Come osservavo, sono parecchie le famiglie tormentate da questo demone: s’intende che esso manovra mediante le legioni che comanda: tra l’altro, R* è ora libera, ma sta ancora lottando per il suo matrimonio, segno che allo spirito in questione dà molto fastidio (mi sento di suggerire che preghiere per lei saranno molto gradite, grazie). Per comprendere però come esso agisce e quanto precede, bisogna fare mente locale a che cosa significa veramente la vergogna a livello psicologico. Ripeto, non sto parlando qui del sano pudore o della vergogna per il male commesso, quella che, una volta, era consigliata come preparazione al sacramento della Penitenza in quanto vergogna dei propri peccati: qui dobbiamo fare ricorso alla psicologia post-traumatica e ad una grande delicatezza, perché pensiamo alla vergogna come conseguenza e nocciolo del trauma (e il peccato traumatizza sempre), quindi alla vergogna patologica, quella che isola ed obnubila.

La vergogna patologica e le sue conseguenze spirituali

La vergogna è un’emozione sociale, cioè provocata dalla nostra interazione con gli altri: essa deriva dal rifiuto altrui:

La vergogna è l’esperienza del sé-in-relazione quando la relazione viene interrotta o spezzata. Un senso cronico del sé-in-disconnessione diventa un profondo senso di isolamento, che a sua volta conduce a sentimenti di disperazione e scarsa autostima…La vergogna è l’esperienza del senso del sé che si disintegra in relazione a un altro che oltrepassa i limiti. La vergogna cronica si sviluppa quando molte ripetizioni di tale esperienza della vergogna formano una struttura di auto-consapevolezza e risposta agli altri lungo la durata della vita di una persona[13].

Non sto parlando qui di qualcosa di lieve, come il danno prodotto al nostro orgoglio o una momentanea brutta figura da adulti: né della vergogna “giusta” conseguente al peccato, ma anche al pentimento, quella per cui possiamo ricevere misericordia. Sto parlando della perversione della vergogna buona. La differenza principale tra la “vergogna buona”, quella dei manuali da confessore, e quella maligna è il fatto che la prima è una presa di coscienza consapevole, che porta a rimediare e al bene; la seconda invece è una forza post-traumatica bruta e inconsapevole che manovra dall’interno e che, se non viene affrontata e portata a galla, può spingere, come tutti i traumi, al male. In un mio precedente articolo ho spiegato come il nocciolo dei maltrattamenti sia l’abbandono[14], che porta quindi all’isolamento: ma l’essere umano, specie un bambino, non può sopravvivere da solo. Perciò, la vergogna che consegue a quell’abbandono e a quella solitudine disgrega la personalità e le fa avvertire il rischio di morire: è tanto devastante che spesso la personalità del soggetto rifiuta istintivamente di esserne consapevole.

Come noto in psicologia, ogni trauma non elaborato porta la vittima a potere divenire un carnefice. Certo, esiste una gradazione: tra le vittime di traumi pesanti e l’uomo comune della strada, i primi ne sono stati molto più violentemente colpiti. Tuttavia, vergogna e peccato sono strettamente legati (o che la si provi verso Dio, o verso gli altri) a causa della forza traumatizzante del peccato, il che è un’esperienza che possiamo fare tutti e che tutti mette in pericolo. Pericolo di far finta di niente, di non pentirsi; pericolo dei peccati di omissione (tra l’altro richiamati da una lettrice in calce al mio articolo del passato riguardo a queste tematiche[15]); pericolo che un grande traumatizzato non interiormente guarito possa volgersi al male; pericolo che ognuno di noi possa essere indotto dalla vergogna per il peccato o da una vergogna fasulla, indotta dalla società falsamente, al male; pericolo di una vergogna radicata in presupposti falsi, indotti da chi ci fa del male e ci fa sentire in colpa a torto, manipolandoci.  

Un grande traumatizzato vive il rifiuto fin da piccolo e in maniera molto grave, per cui gli viene rifiutato letteralmente il diritto all’esistenza: questo lo disintegra in profondità, tant’è vero che la vergogna patologica ha degli effetti “psicotizzanti”, porta a impazzire, a perdere il contatto con la realtà. Le persone faticano ad esserne persino consapevoli e a razionalizzarla, perché è una minaccia continua al loro esistere, per cui la reprimono nel loro profondo: infatti, vergogna = taglio delle relazioni e viceversa. Se provo vergogna di me, inevitabilmente mi allontano dagli altri e mi ritiro in solitudine; ma se taglio i ponti con gli altri, induco negli altri vergogna e imbarazzo, per cui li allontano da me. Questi effetti devastanti della vergogna vanno ricordati per il seguito, perché ciò ha profondamente a che fare con la vita familiare e serve, primo, per comprendere chi ha subito dei traumi profondi ed è stato letteralmente annientato dagli abusi; secondo perché la vergogna incide, a tutti i livelli, sulla nostra relazione con gli altri e bisogna esserne consapevoli, bisogna “portarla a galla”. La vergogna non è limitata ai soli peccati sessuali, assolutamente no: riguarda tutto ciò che ci minaccia di solitudine; tuttavia, e forse questo è un lascito del peccato originale, che ha immiserito la realtà umana, anche sessuale, noi esseri umani tendiamo a provare vergogna per la nostra sessualità. Bisogna tenerne conto per la salute spirituale della famiglia; e l’essere umano sa che rischia la vita da solo, perché ha bisogno degli altri, quindi della famiglia. Quello che rende pericoloso asmodeo non è soltanto la natura dei peccati sessuali e familiari cui induce, ma soprattutto la forza disgregante che esercita a danno della famiglia con tutte le sue armi (peccato, abusi, traumi), il cui collante è la vergogna maligna.

Quindi, la paura del rifiuto e la vergogna sono da comprendere in profondità, anche per la nostra vita spirituale. Sono da comprendere soprattutto gli effetti devastanti della vergogna patologica, perché:

  • Ciò permette di capire i traumi profondi che condizionano la vita delle vittime.
  • La vergogna maligna spinge al male o è conseguenza del peccato.
  • Spesso paralizza e impedisce di fare il bene.

Se torniamo alla spiegazione di cui sopra, comprendiamo come una vergogna mal intesa e distruttiva accompagni i mali e i peccati che minano oggi la vita di famiglia, avviando dei circoli viziosi molto pericolosi.

Il divorzio appare gravemente traumatizzante perché provoca una rottura. A differenza di quanto fanno apparire i media, per cui esso è sinonimo di libertà e realizzazione, il divorzio invece distrugge perché taglia dei legami fondamentali e provoca la vergogna: la vergogna del fallimento e della separazione. E ciò ricade anche sui figli, cosa che mi è stata varie volte testimoniata dai diretti interessati. Certo, esistono casi in cui è possibile, persino doveroso l’annullamento (in caso di mancanza di libertà, violenza ecc.), che però è tutt’altro: ma la faciloneria con cui ci si separa oggi è molto pericolosa per l’integrità spirituale e psichica delle persone. Che poi l’aborto sia spesso frutto della vergogna maligna, questo è evidente: una volta le donne venivano abbandonate a loro stesse per motivi di “onore”, oggi la vergogna viene loro instillata in modo più sottile e perverso, come mancanza di autorealizzazione e successo, ma il nocciolo è sempre quello. Se non si abortisce, “si è tagliate fuori”. Capita spesso che una donna incinta venga emotivamente abbandonata a sé stessa, e circondata solo da quelli che la spingono ad abortire. Che razza di libertà! Come si è visto nella cronaca recente, guai ad incoraggiare ad avere figli quando si è in difficoltà: ti spingono invece in tutte le maniere ad abortire. Come potrà poi sopravvivere la donna che ha tagliato il legame naturale fondamentale con il proprio bambino? Provate a immaginare la devastazione prodotta da un aborto, malgrado che certi psicologi chiudano gli occhi davanti ai suoi effetti altamente traumatizzanti.

Poi: sempre più il disordine etico e sessuale che mina le famiglie è provocato dalla paura di essere emarginati dagli altri, di apparire poco à la page. Diciamocela tutta: troppi hanno paura di fare brutta figura a difendere la vita e la santità familiare. La spiegazione di cui sopra sottolinea la sacralità dell’insegnamento familiare in materia etica e spirituale: una sacralità che viene oggi calpestata sempre più spesso, dalla scuola compresa, sempre più ideologizzata (io ci sono in mezzo tutta la santa giornata e lo vedo). Sono stata testimone di come i genitori, per un imbarazzo mal gestito, evitano il più possibile non solo di dare ordini e raccomandazioni precise in fatto di sessualità, ma persino di pronunciarsi e di dire chiaramente che cosa è giusto e che cosa è sbagliato. Si vergognano a dire che è sbagliato convivere, che è sbagliato vivere la sessualità al di fuori del matrimonio, che è sbagliatissima la contraccezione, per non parlare poi dell’aborto e delle teorie gender di fluidità sessuale. È sempre più frequente incontrare, specie in Italia, cristiani letteralmente pavidi, che non hanno il coraggio di dire la verità in modo adeguato, assertivo. Sono stata decine di volte negli USA e devo rilevare che i cattolici statunitensi, ad esempio, fanno molto, ma molto di più per la difesa della vita nascente. Qui da noi, troppi arrivano al punto di approvare persino la legge 194! E che cos’è questo? Vergogna di dire e fare il bene. Una volta lo si definiva “rispetto umano”: quando ho saputo quanto sopra, non ho avuto difficoltà a rinvenirci una grave tentazione demoniaca, che minaccia tutti noi, che sta rendendo vili troppi di noi e che mina alle basi la nostra azione cristiana. Ma questa forma di viltà mette in pericolo soprattutto le basi delle nostre famiglie cristiane: perché se non abbiamo più il coraggio di dire come stanno le cose, i nostri figli si perderanno.

Se ci pensate, le stesse libertà fasulle che vengono propagandate oggi come forme di liberazione vanno a provocare questo senso malato di vergogna. È il caratteristico stratagemma delle sinistre: utilizzano come pretesto i problemi reali di categorie di persone (la povertà dei proletari una volta, il disagio di persone con difficoltà di genere sessuale oggi, le donne in difficoltà per una gravidanza non prevista di continuo e così via), per poi appropriarsene ed erigersi a loro paladini e difensori, quando invece se ne disinteressano completamente e vogliono solo indottrinare e portare avanti ideologie e programmi distruttivi, prima di tutto per le persone che pretendono di difendere. E manovrano in modo roboante questa vergogna anche e soprattutto contro chi non è d’accordo con loro: perché se provate (e ciò capita a molti cattolici, che cadono così nella loro rete) a fare osservare loro che aborto, matrimonio omosessuale, utero in affitto e così via sono un male, vi fanno passare per retrogradi e spietati, alimentando il vostro sentimento di vergogna e senso di colpa nei confronti dei poveri da loro difesi. Quanti cattolici si sono sentiti dei geni a parteggiare per queste sinistre false e ipocrite! Quante buone azioni e decisioni rette vengono impedite da questa malnata vergogna! Che però essa possa essere distruttiva, emerge anche da altri aspetti. Passo qui a considerazioni di teologia della storia.

Devastazioni prodotte dal demone della vergogna

Durante il mio volontariato in prigione, mi sono accorta che la vergogna potrebbe nascondersi anche dietro a vari casi criminali. Ovviamente, chi delinque è responsabile, salvo casi speciali, delle proprie azioni: ma presento un esempio che dimostra come maltrattamenti familiari e crimini si leghino strettamente.

Anni fa, in Francia, nel dipartimento dell’Oise, i gendarmi catturarono un loro collega che si era dato inaspettatamente a una ridda di crimini, omicidi compresi. Dall’indagine emerse che il suddetto era cresciuto in una famiglia senza amore e che lui nutriva rancore nei confronti del mondo intero e in particolare della gendarmeria, da cui non si sentiva sufficientemente valorizzato; insomma, la sua psiche era devastata da una vergogna patologica. Al tempo stesso, l’ipotesi che il colpevole di questa ridda di crimini fosse un gendarme era stata avanzata fondatamente fin dagl’inizi, ma gl’investigatori non avevano voluto prenderla in considerazione per vergogna di scoprire la verità. Così lui continuò a fare danni, finché un capitano che non condivideva le ritrosie degli altri commilitoni non fece un semplice controllo su chi non era in caserma nei giorni dei reati. Qui l’ho dovuta abbreviare molto, ma vi assicuro che la vergogna patologica in questa storia si ritrova al cubo. Il soggetto non fu neanche processato per evitare l’imbarazzo pubblico alla gendarmeria e schiaffato senz’altro in ospedale psichiatrico: al momento del suo arresto, i colleghi piangevano disperatamente per l’umiliazione[16].

Questo caso mi ha fatto pensare a suo tempo che i crimini siano il prodotto non solo di cattiva volontà e di pessime condizioni psicologiche, ma anche della tentazione diabolica da parte degli spiriti generazionali del colpevole: e, in effetti, di crimini che potrebbero risalire a una vergogna patologica e al demone di cui sopra ce ne sono parecchi (senza dimenticare quelli mossi dall’orgoglio – spirito relativo: leviathan -, dall’avarizia – spirito relativo: mammona – ecc.). Ora, che asmodeo sia il demone della vergogna e che la mia amica ne fosse perseguitata è risultato perfettamente vero: alcune settimane dopo, pregando intensamente per la liberazione durante la S. Messa, precisamente all’elevazione e invocando il Preziosissimo Sangue di Gesù, ha avvertito come una presenza oscura che veniva sradicata dalla sua testa e dal suo cuore: era stata liberata da un’ossessione diabolica (che prende la psiche e il pensiero ed è ben diversa e molto meno appariscente di una possessione). In vari crimini, specie quelli più violenti, si può legittimamente ipotizzare che esistano forme di azione straordinaria da parte del demonio sul reo. Ho conosciuto varie prigioni e vi posso assicurare che non pochi criminali mostrano sintomi di ossessione e forse anche di possessione: ma andrebbero sottoposti a una diagnosi attenta da parte di un esorcista. Certo, il peccato moltiplica le porte d’ingresso al nemico e, per di più, parecchi di loro vengono da famiglie disfunzionali.

Ma facciamo un passo oltre. La mia amica aveva asmodeo come spirito generazionale della propria famiglia: è possibile che esso sia anche il tormentatore ufficiale di qualche nazione? Da storica e da cristiana, penso proprio di sì. Temo che le candidate principali in Europa siano due: l’Italia e la Germania. Sbaglierò, ma la cosa salta agli occhi, sia per le vicissitudini del nostro paese, che per l’atteggiamento dei suoi abitanti. Dovrò essere per forza breve, ma sono secoli che l’Italia si sente in complesso d’inferiorità rispetto agli altri popoli: e, al tempo stesso, il nostro paese è stato vittima di secolari invasioni straniere fin dall’epoca in cui è caduto l’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.). Provate a contare tutte le volte che noi Italiani ci paragoniamo agli altri e ci vediamo in svantaggio, a dritto o a rovescio; oppure siamo presi da un falso e snobistico senso di superiorità che però rifugge il confronto e si appoggia in modo ripetitivo al lascito del nostro passato, per poi sciogliersi come neve al sole. Potremmo essere sanamente fieri del nostro retaggio, delle innumerevoli bellezze del nostro Paese, essere assertivi e difenderlo con dignità: cosa che invece vedo sempre meno. Così, nei secoli siamo divenuti terra di scontro per le potenze più svariate. Al tempo stesso, se c’è un paese che possa temere di essere attaccato dal demone della famiglia, questo è proprio l’Italia. Da sempre la famiglia è la nostra forza, anche solo a livello economico: si pensi al tessuto delle piccole imprese che hanno creato la ricchezza nazionale e che sono regolarmente assediate dai rapaci competitori stranieri. Certo, di questi giorni il demone della famiglia attacca ovunque: ma qui da noi, l’assedio è molto più significativo. 

L’altro paese europeo che secondo il mio modesto parere ha risentito molto, a livello storico, dell’azione della vergogna, è la Germania. Vero è che loro reagiscono diversamente da noi: la vergogna li rende più aggressivi ed efficientisti. Spesso mi frulla per la testa l’idea che per questo motivo non abbiano mai accettato la subordinazione a Roma, né poi al papa all’epoca di Lutero; e sono ancora pervicacemente convinta che i barbari (dei Germani, si noti) siano stati uno dei fattori principali della caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Ma, guardando più vicino, la voglia di primeggiare tipicamente tedesca non viene solo da disciplina ed efficienza: è come se cercassero di colmare un vuoto, che assomiglia piuttosto al pozzo di S. Patrizio. Per venire al secolo scorso, è indubbio che la vergogna abbia attanagliato la Germania quando è stata letteralmente schiacciata dal trattato di Versailles, che la trattava come l’unica responsabile della I Guerra Mondiale: e quella vergogna – è una costatazione, non una giustificazione – è strettamente intrecciata allo spirito di rivalsa che ha permesso il decollo del nazismo. Hitler stesso, a ben guardare, con le sue tirate di rabbiosa isteria nelle occasioni pubbliche più varie, sembra un concentrato di vergogna che si travasa in rabbia. Vergogna è poi una parola che ritorna molto spesso per descrivere le stragi prodotte dai nazisti (si veda sotto). Mi sembra abbastanza evidente: asmodeo potrebbe essere veramente lo spirito generazionale della Germania e il burattinaio, con i suoi maneggi, dell’ascesa del nazismo (senza nulla togliere alla responsabilità di chi gli avrebbe dato retta).

 

D’altronde, la vergogna patologica nasce normalmente da un’educazione sbagliata o lassista (che cioè si disinteressa al bambino) o autoritaria e umiliante: si rompe il giusto legame tra figli e genitori e il bambino la sviluppa in maniera automatica. Parecchi dei gerarchi nazisti della dura cultura prussiana e Hitler stesso avevano subito una formazione del genere, fatta di mancanza di rispetto e umiliazioni[17]. Come ho già affermato altrove, il nocciolo dei maltrattamenti è l’abbandono e, aggiungo qui, la vergogna ne è la conseguenza più immediata. Riprendo qui un testo che ho già citato un’altra volta (e anche l’articolo è direttamente collegato a questo)[18], il dettato del Cristo a Maria Valtorta, guarda caso il 21 marzo 1944, poco prima che la Sua Santa Madre apparisse alle Ghiaie e anche dell’attentato a Hitler. Avrebbe detto Gesù:

 

La famiglia c’è e ci deve essere. Non v’è teoria o progresso che valga a distruggere questa verità senza provocare rovina. Da un istituto familiare sgretolato non possono che venire futuri uomini e future donne sempre più depravati e cagione di sempre più grandi rovine. E vi dico in verità che sarebbe meglio che non vi fossero più matrimoni e più prole sulla terra, anziché vi siano famiglie meno unite di quanto non siano le tribù delle scimmie, delle famiglie non scuola di virtù, di lavoro, di amore, di religione, ma caos in cui ognuno vive a sé come ingranaggi disingranati che finiscono a spezzarsi.

Spezzate, spezzate. I frutti di questo vostro spezzare la forma più santa del vivere sociale, li vedete e li subite. Continuate pure, se volete. Ma non lamentatevi se questa terra diviene sempre più inferno, dimora di mostri che divorano famiglie e nazioni. Voi lo volete. E tal vi sia (grassetto mio).

 

Le rovine politiche sono strettamente intrecciate a quelle familiari, in un circolo vizioso stretto come le spire di un serpente: qui il Cristo sembra parlare proprio dei dittatori che avevano gettato l’Europa nel baratro. E pensate a un altro dettaglio: Hitler si suicidò il 30 aprile 1945, una data che ha spesso connotazioni occultistiche e sataniche, in quanto è la notte di S. Valpurga, il capodanno germanico solitamente legato alla stregoneria ed agli eccessi sessuali e data oggi satanista[19]. È del resto ben noto come Hitler fosse intriso di occultismo. Stranamente, le apparizioni delle Ghiaie furono smentite proprio un 30 aprile e a seguito di lunghe vessazioni sulla piccola Adelaide, che venne obbligata con il terrore e la violenza psicologica a smentire quanto aveva visto. Ne portò addosso il disagio per tutta la vita. Di nuovo abusi, peccati contro la famiglia, entità diaboliche che vanno a braccetto…

 

Ed ecco allora la mia idea: la S. Vergine venne alle Ghiaie di Bonate proprio per proteggere le famiglie e per incoraggiare alla lotta spirituale specie contro questo demone ed i suoi effetti. Provate a pensarci: lei chiese la preghiera per le famiglie, chiese di evitare “certi peccati” (quelli sessuali, evidentemente, che sono legati a filo doppio, anche se non univoco, con la vergogna) e chiese, nella stessa frase, di pregare perché finisse la guerra, quindi contro il nazismo. Anzi: fece un chiaro riferimento all’attentato a Hitler del 20 luglio 1944, un attentato al centro del quale si trovava il cattolico Von Stauffenberg. Sappiamo bene come andarono le cose: il bel film Operazione Valkyria interpretato da Tom Cruise (secondo me non all’altezza di Von Stauffenberg, ma pazienza) nonostante qualche lieve libertà narrativa, descrive molto bene quel che accadde. L’attentato fallì non solo perché l’esplosione andò male, ma soprattutto perché gli altri congiurati non ebbero il coraggio di Von Stauffenberg: ritardarono il colpo di Stato coperto dal piano di difesa “Walkürie”, preparato proprio per prevenire una sommossa, e lo ritardarono per esitazione, il che fu fatale.

 

Quando rivedo il film e leggo il bel volume dedicato ai fatti da un grande specialista del settore, lo storico britannico Ian Kershaw[20], percepisco che la loro inazione nasconde qualcosa di ben più grave e radicale che la paura. È l’onta di tradire il giuramento delle armate, un giuramento sacro anche se implicava Hitler: lo stesso Von Stauffenberg accettava perciò di diventare “un traditore”. Era l’esitazione a fronte dell’isolamento, a mettersi da parte rispetto al gruppo, quell’unità terribile che ogni dittatura cementa, isolando ogni oppositore in maniera tremenda: tanto più grave appare la vergogna a chi si oppone alla massa degli altri. Ancora di più che in una giungla, essere soli equivale a morire. La S. Vergine chiese di pregare molto e di fare penitenza perché la guerra finisse: sono convinta che chiedesse di lottare contro questo demone in particolare. A parte il fatto che la moltitudine di attentati falliti contro Hitler mi sembra la dimostrazione più convincente che il diavolo esiste ed agisce nella storia (lo stesso Kershaw ha intitolato il suo libro sull’attentato del 20 luglio Luck of the devil, “fortuna del diavolo”), papa Pio XII pronunciava tutte le sere un esorcismo rivolto verso Nord, verso la Germania; e questo colpo di Stato fallì non solo perché Hitler non era morto, ma anche e soprattutto per la paralisi in cui incorsero i complici di Von Stauffenberg, come se fossero stati morsi dal serpente della vergogna. Lui fu l’unico che sembra avere raggiunto davvero, eroicamente, la virtù opposta alla vergogna: la parrhesia, cioè la franchezza con cui gli Apostoli predicavano il Vangelo e indispensabile per dire la verità e fare il bene. Lui lo fece fino in fondo e morì la notte del 20 luglio, gridando al plotone d’esecuzione: Es lebe das heilige Deutschland! “Viva la santa Germania!” (che è qualcosa di molto diverso da quella nazista). La santa Germania: quella dei santi medievali e dei cavalieri, quella che aveva aderito con slancio al cristianesimo e il cui onore traversa i secoli. L’unica via fuori dalla vergogna è la via di Dio, che ha affrontato per noi la suprema vergogna della croce.

 

A Berlino, sul monumento alla Resistenza eretto nel Blenderblock, il luogo esatto in cui Von Stauffenberg fu fucilato, sta scritto[21]:

 

Voi non portaste la vergogna,

voi vi siete difesi,

voi avete dato il grande,

per sempre vivo,

simbolo del vostro cambiamento,

sacrificando la vostra calda vita,

per la libertà,

la giustizia, l’onore.

 

Conclusioni

 

Quanto ho illustrato finora deve costituire un punto di partenza per la conversione, per un atteggiamento diverso verso il problema spirituale della paralisi spirituale indotta da una vergogna patologica. Come combatterla?

Oltre alla preghiera, è indispensabile una conversione che porti a una netta presa di coscienza: la vergogna del peccato finisce solo se la si affronta e la si porta a galla. Questa è umiltà: riconoscere quello che si è, sia nel bene, che nel male, dire la verità, perché la verità rende liberi (Gv.8,32). Al tempo stesso riconoscere i maneggi dello spirito della vergogna è il primo passo per vincerlo (si sa come il demonio agisca di soppiatto e voglia far credere di non esistere); di qui, riconoscere la dignità immensa della nostra sessualità, che va santificata e non disprezzata o calpestata; rafforzarci contro le tentazioni di omissione, contro la tentazione di seguire il mondo e le sue vie perverse; significa sviluppare la virtù della parrhesia, la capacità di dire, senza violenza, ma con dignità, la verità e di perseguire il bene. Se la parrhesia è l’antitesi della vergogna a livello personale, nei rapporti con gli altri lo è la misericordia. Essa infatti spinge a creare dei ponti verso la persona che ne è vittima (sia essa peccatrice o innocente) e a salvarla dall’abisso dove sta precipitando. Infine, alle vittime vorrei dire: l’accettazione è l’arma migliore. Al di là delle indispensabili cure psicologiche, che vertono proprio all’accettazione ed al superamento del trauma, accettare il trauma per un amore più grande di cui Dio è il garante permette di uscire dall’abisso in cui si rischia di rimanere impantanati. Anche in questo caso, la verità rende liberi. A chiunque ha sofferto, anche atrocemente, Dio garantisce un amore ancora più grande:

 

Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano (ICor. 2,9).

 

 

 

[1][1] Cfr. il sito ufficiale http://www.madonnadelleghiaie.it/

[2] Cfr. ancora http://www.madonnadelleghiaie.it/  dove è riportato il diario della bambina.

[3] Cfr. http://www.madonnadelleghiaie.it/

[4] Gelsomino del Guercio, La profezia di suor Lucia: “Lo scontro finale tra Dio e satana è su famiglia e vita, Aletheia 16 maggio 2016,  https://it.aleteia.org/2015/06/16/la-profezia-di-suor-lucia-lo-scontro-finale-tra-dio-e-satana-e-su-famiglia-e-vita

[5] Cfr. lo scritto dello stesso Carlo Caffarra, La Vergine di Fatima e il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, La Nuova Bussola Quotidiana (ristampa) 25 luglio 2019, https://lanuovabq.it/it/la-vergine-di-fatima-e-il-pontificio-istituto-giovanni-paolo-ii

[6] Cfr. Saverio Gaeta – Andrea Tornielli, A.D.2012. La donna, il drago e l’Apocalisse, Milano, Piemme, 2011.

[7] Cfr. Chad Ripperger, Dominion. The Nature of Diabolic Warfare, Keenesburg, CO, Sensus Traditionis Press, 2022 (versione per laici; ne esiste anche una versione più specializzata nella diagnostica per i presbiteri). L’autore consiglia di studiare prima anche il suo trattato di psicologia impostato su basi tomistiche Chad Ripperger, Introduction to the Science of Mental Health, Casper, WY, Sensus Traditionis Press, 20224.

[8] Cfr. Chad Ripperger, Dominion, op.cit., p. 206.  

[9] Cfr. Guy-Emmanuel Cariot, La citadelle imprenable. Petite méthode pour résister à l’ennemi et obtenir la libération, Paris, MAME, 2020, cit.p.39.

[10] SI veda il video Father Ripperger explains under satan there are 5 generals that execut his plans, https://www.youtube.com/watch?v=rfoYhQdgpg4  Padre Ripperger college qui asmodeo soprattutto all’omosessualità, ma credo si possa affermare, stando alla Bibbia, che il suo dominio è decisamente più ampio.

[11] Ad es., il leviathan è lo spirito di orgoglio, ma in questo caso padre Ripperger lo cita in relazione ad alcune forme di omosessualità.

[12] Difatti, in Genesi 3, Adamo ed Eva si scoprono nudi e si nascondo da Dio.

[13] Cfr. Patricia de Young, Understanding and Treating Chronic Shame. A Relational /Neurobiological Approach, New York – London, Routledge, 2015, cit.p.18.

[14] Cfr. Se una madre dimentica il proprio bambino…, https://www.sabinopaciolla.com/se-una-madre-si-dimentica-del-proprio-bambino/

[15] Si veda il mio Se una madre dimentica il proprio bambino…, https://www.sabinopaciolla.com/se-una-madre-si-dimentica-del-proprio-bambino/

[16] Si tratta del caso di Alain Lamare, che andò avanti tra 1978 e 1979: cfr. Affaire Alain Lamare, https://fr.wikipedia.org/wiki/Affaire_Alain_Lamare; la puntata Alain Lamare: état de démence, Faites entrer l’accusé, https://www.youtube.com/watch?v=3XALCmUOwYA

[17][17] Uno per tutti: si veda la bella biografia di Albert Speer Gitta Sereny, In lotta con la verità. La vita e i segreti di Albert Speer, Milano, Rizzoli, 2009 (trad.it.), molto attenta alla sua formazione e ai problemi etici.

[18] Cfr. il mio Se una madre si dimentica del proprio bambino, https://www.sabinopaciolla.com/se-una-madre-si-dimentica-del-proprio-bambino/

[19] Cfr. Walpurgisnacht, https://en.wikipedia.org/wiki/Walpurgis_Night

[20] Ian Kershaw, Luck of the Devil. The Story of Operation Valkyrie, London, Penguin Books, 2009. Il libro è stato tradotto anche in Italiano col titolo Operazione Valchiria, Milano, Bompiani, 2009.

[21] Cfr. https://www.museumsportal-berlin.de/it/musei/gedenkstatte-deutscher-widerstand/ ; https://berlinabul.wordpress.com/2015/09/28/memoriale-della-resistenza-tedesca/

 


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