Francesco Cito, un occhio insonne su conflitti e tensioni mai sopiti | Giornale di Brescia
Cultura

Francesco Cito, un occhio insonne su conflitti e tensioni mai sopiti

Francesco Fredi
L’Intifada palestinese, l’Afghanistan sotto l’Urss, la Guerra del Golfo in foto d’antan più che mai attuali e in mostra da oggi alle 18 al Macof
Veterani della II Guerra Mondiale in Russia - Foto Francesco Cito
Veterani della II Guerra Mondiale in Russia - Foto Francesco Cito
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Se la Storia è maestra di vita e la fotografia sua tangibile testimonianza, la mostra «Archive in progress. Editi e inediti» di Francesco Cito, che oggi, sabato, alle 18 s’inaugura al Macof/Centro della fotografia italiana (Brescia, via Moretto 78) è l’occasione di riflettere su luoghi e temi di stringente attualità: la Palestina e i coloni israeliani; l’Islam; la Russia. Qui proposti in tre reportage d’epoca che, per drammatico paradosso, paiono amaro frutto di giorni più recenti.

L’esposizione fa parte della triplice inaugurazione in contemporanea che – nel quadro del Brescia Photo Festival – conta anche quella postuma su Carlo Orsi («PercORSI. Le forme del ritratto nelle fotografie di Carlo Orsi», fino al 21 luglio) e quella di Mauro Raffini («Masnà. Vite sospese tra centro e periferia», fino al 19 giugno).

«Archive in progress» – curata da Renato Corsini, responsabile del Macof e direttore artistico del BsPhotoFest – resterà aperta fino al 30 settembre ed è esemplificativa dell’impegno documentario dell’oggi 75enne fotoreporter napoletano (che dovrebbe presenziare alla vernice, così come Raffini). Il «progress» del titolo indica un espediente espositivo: data la vastità dei materiali, dopo i primi due mesi le foto esposte verranno sostituite da altre. Ogni volta sarà visibile una ottantina d’immagini in bianco e nero, moltissime mai pubblicate finora e per l’occasione stampate in camera oscura su carta baritata dai negativi d’archivio.

Fotoreportage

Rappresentano un saggio dell’arte di fotoreportage di Cito, iniziata nel 1972 a Londra per un magazine musicale e poi proseguita nei decenni entrando con merito fra i protagonisti della tradizione della fotografia di documentazione, anche d’impegno civile, che ha fatto la Storia del fotogiornalismo italiano.

Cito ne è stato fra i migliori interpreti, seguendo fra l’altro la scottante questione palestinese: nel 1987 durante la prima Intifada, e poi più volte nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nel 1980 è nell’Afghanistan invaso dai sovietici; nel 1983 nel Libano in guerra civile: nel 1990 alla Guerra del Golfo. Ma si è anche occupato del nostro Meridione, con sguardo su criminalità organizzata, lavoro nero, e persino scene di pittoresche cerimonie nuziali che in «Neapolitan Wedding» con cui sfiora il prestigioso World Press Photo Award, l’anno successivo vinto con un servizio sul Palio di Siena.

Il legame con l’attualità

Fotoreporter a tutto tondo, Cito offre in questa retrospettiva una panoramica certo datata, ma – diremmo purtroppo – tutt’ora tragicamente attuale del Medioriente; e uno sguardo sull’Islam nelle sue accezioni esistenzial-religiose; e sulla Russia del recente passato. Forte d’un fotografare con il grandangolo che, in formato orizzontale, esclude lo scatto rubato ed espone il fotografo a una presenza esplicita accettata dai soggetti, richiedendo perciò empatia, e fa ritrarre una dettagliata scena composita.

Ne sono riprova le foto in mostra, con scene di vita della Russia (che fu) fra statue di Lenin e gente comune, luoghi e momenti di lavoro e vita privata. Così come sull’Islam l’obiettivo svela scorci animati e di preghiera, ma diventa metafora in una donna in burka davanti a un muro di graffiti. E dell’inquietudine fra i coloni israeliani, ecco lo stridere di momenti di vita in cui c’è sempre anche un soggetto armato, persino fra giovani in spiaggia pronti a suonare una chitarra. E sull’Intifada, ecco protesta e dolore in un funerale che pare un’islamica Deposizione.

Francesco Cito, occhio insonne veterano di tensioni e conflitti, ci consegna immagini che vengono dal passato, ma paiono presagio dell’attuale presente.  

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