di Jeff Hoffman
La Svezia è aperta alla possibilità di avere armi nucleari sul suo territorio in caso di guerra, ha dichiarato lunedì scorso il primo ministro svedese Ulf Kristersson che, fingendo di crederci, ha poi aggiunto che a dettare le condizioni sarebbe la Svezia.
“È la Svezia che decide sul territorio svedese. Questo è chiarissimo. Tutto si svolge alle condizioni svedesi”, ha concluso Kristersson in vista del voto parlamentare sulla questione.
Nel mese di giugno, infatti, la Svezia metterà al voto un accordo in materia di difesa con gli Stati Uniti che potrebbe consegnare a Washington le 17 basi militari svedesi e consentire lo stoccaggio di attrezzature militari e armi, non meglio specificate, nel paese scandinavo.
A rispondere per primi è stata l’Associazione per la Pace e l’Arbitrato della Svezia che si è limitata a richiedere un divieto di schierare armi nucleari sul territorio svedese.
Il Partito socialdemocratico svedese, che era al potere quando la Svezia ha presentato la domanda di adesione alla NATO nel maggio 2022, dichiarò allora che avrebbe lavorato per esprimere “riserve unilaterali contro il dispiegamento di armi nucleari e basi permanenti sul territorio svedese”.
Il Partito della Sinistra e la società civile hanno criticato l’accordo perché, darebbe troppo potere e influenza all’esercito statunitense senza neppure affrontare la questione delle armi nucleari sul suolo svedese, facendo notare, inoltre, che nell’accordo non vi è alcun divieto esplicito sul nucleare, come invece si trova negli accordi che gli Stati Uniti hanno siglato con la Danimarca e la Norvegia.
Le comunità locali vicino alle basi militari hanno invece fatto presente che alla popolazione locale non sarà permesso di vivere dove e come prima e che, a loro dire, ci saranno tensioni fra la popolazione locale e i soldati statunitensi.
La Svezia governa ancora sul suo territorio, ha ribadito il primo ministro che, comunque vadano le cose, ha sottoscritto la svendita del tanto ambito paese nordico.
C’era una volta la neutrale monarchia parlamentare.