Il peso della leggerezza - Il Nuovo Terraglio
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Il peso della leggerezza

3 minuti di lettura

Benvenuti nella sezione dedicata ai racconti del Concorso Letterario Nazionale “ROSSO D’INVERNO”, giunto quest’anno alla X edizione con il tema della “Leggerezza”, ispirato dalle parole evocative e intramontabili di Italo Calvino. Buona lettura!

A volte mi chiedo cosa penserò fra 30 anni.
Se sarò felice delle scelte fatte, di come trascorro le giornate, e con chi.

Di come sorriderò pensando alle preoccupazioni inutili che avevo, ai timori infondati di non essere all altezza, al mio rapporto con il mio aspetto.

E poi, mi chiedo cosa proverò per lui.

Lui che oggi mi tiene sveglia la notte, a piangere, pensandolo con un’altra. Lui che quando tiene gli occhi fissi sui miei mi fa sentire in un sogno, e in un incubo allo stesso tempo. Lui che mi attrae più del sole, che rieccheggia nei versi di qualsiasi canzone che ascolto. Lui che mi fa rodere di gelosia quando lo immagino fra altre braccia, mentre guarda altri occhi, e sorride. Sorride forse come fa con me, ma meno dolcemente. Lui che mi rapisce con il suono della voce, pacata e decisa, e mi trasporta in mondi lontani per qualche istante, per poi scaraventarmi di nuovo nella realtà: una realtà che ci divide.

Chissà se avrà ancora un posto nel mio cuore fra trent’anni, o se lo ricorderò casualmente, leggendo una poesia.

Quello che so è che adesso mi fa alzare con il sorriso ogni mattina, perché penso che lo vedrò. Anche se per pochi minuti, in un bus affollato, e non so se si siederà vicino a me e parleremo insieme oppure se ci limiteremo a salutarci da lontano. A volte la sera lo immagino disteso a letto, mentre respira piano, e guarda il cellulare. Magari pensa a me, mi illudo. Oppure legge i messaggi di un’altra, e sorride.

Che dolore questa immagine.
Saperlo in questo mondo e non poterlo avere.
Ma in fondo vederlo mi basta per sorridere, anche da lontano.
Lo immagino appoggiare il cellulare sul comodino, girarsi di lato e chiudere gli occhi. “Chi vorresti li con te?” gli chiederei.

Ma lascio stare, perché so già che la risposta non sono io.

Ci dividono troppe cose: la classe sociale, il livello di studi, le famiglie, gli amici.

Lui principe, io cenerentola.

Eppure quando mi guarda negli occhi accennando un sorriso, ha un’ espressione così dolce da farmi illudere di significare qualcosa per lui.

Quando mi parla con quel tono di voce leggero, calmo, sicuro, il mio stomaco si riempie di farfalle che svolazzano impazzite senza tregua.

Quando vedo il suo viso mi tranquillizzo, amo guardare i suoi occhi che scrutano tutt’intorno e cadono per un’istante su di me, adoro vedere il suo corpo che si muove quando cammina, quando si siede, e quando mi sfiora mi sento letteralmente impazzire.

E’ educato, intelligente, gentile, colto.

E bello, di una bellezza non convenzionale, che attira a sé per la sua unicità, la sua sicurezza, il suo essere sempre un passo avanti agli altri.

A volte quando sono da sola penso a lui.

Immagino come sarebbe guardarlo negli occhi mentre le nostre bocche si avvicinano piano, e baciarlo, prima dolcemente, poi con passione.

Penso a come sarebbe stringerlo fra le mie braccia, e sentire le sue mani che scorrono su di me. Poi lo immagino abbracciare qualcun’altra, sistemarle i capelli, sorriderle.
Come avrà detto il suo primo “ti amo?” mi chiedo.
Dove mette le mani quando sta per baciare qualcuna?

A quante donne avrà tenuto le mani?
Cerco di non pensarci, ma un po’ ci soffro.
Eppure, pensare a lui mi rende felice.
Anche se non è mio, anche se è un amore impossibile.

In fondo sono le emozioni che danno un senso alla vita, e quelle che provo per lui non hanno pari.

Anche se un giorno finiranno, anche se possono sembrare poco importanti, oggi mi fanno alzare la mattina con il sorriso, ed è per questo che sono felice di averlo incontrato.

Perché forse fra 30 anni mi guarderò indietro, e ricordando queste piccole cose sorriderò, a dimostrazione di quanto in realtà fossero grandi.

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