Eleonora Duse, un secolo senza la Divina - iO Donna
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Eleonora Duse, un secolo senza la Divina

Aveva il fascino ipnotico di un’incantatrice, la grazia felina di una pantera, lo splendore di una leggenda eterna. Eleonora Duse è stata l’attrice italiana più importante di tutti i tempi. Il suo astro, che ha brillato a cavallo tra due secoli, l’800 e il ‘900, è intramontabile. Inafferrabile e determinata, diva schiva e soprattuto donna precorritrice e rivoluzionaria, una sovrana delle scene dalla tecnica sopraffina, acclamata e venerata a livello internazionale come un mito, Eleonora Duse, a 100 anni dalla sua morte, avvenuta negli Stati Uniti a Pittsburgh il 21 aprile 1924 durante l’ultima tournée teatrale, non smette di folgorare attraverso le tracce della sua arte che la portò a calcare i teatri di tutto il mondo. Dalla Russia al Brasile. Charlie Chaplin la incoronò come migliore attrice che avesse mai visto sul palcoscenico, il regista e attore russo Konstantin Stanislavskij ammise di essersi ispirato a lei per il suo celebre metodo recitativo.

Eleonora Duse: l’unica divina

Eleonora Duse faceva fremere i cuori di chi assisteva ai suoi spettacoli, una recitazione frutto di studio e ricerca che sconcertò i suoi contemporanei cambiando per sempre il teatro. Il suo modo di stare in scena privo di pose artificiose, era come un fluire inarrestabile che scuoteva ricreando emozioni vere e ogni aspetto dell’animo umano. Per farlo interveniva sui copioni con annotazioni e tagli, cesellava i personaggi attraverso effetti speciali che erano solo suoi: micro movimenti del corpo studiati per simulare spontaneità, il viso quasi privo di trucco, la capacità di piangere o arrossire senza sforzi, un’intensa sensualità come strumento scenico.

Spettacoli come naufragi mentali

«Ha aperto falle irreparabili nelle certezze: era un’artista il cui effetto toccava strati profondi, un’arte spinta agli estremi limiti fino a diventare altra cosa. Era una grande maestra del disordine. I suoi spettacoli finivano per essere scrolloni alla stabilità, al pensiero sicuro di sé. Erano naufragi mentali che cambiavano la vita alle persone» scrive Mirella Schino, docente di Discipline dello spettacolo all’Università Roma Tre e autrice di Eleonora Duse. Storia e immagini di una rivoluzione teatrale (Carocci), un poderoso lavoro di ricerca che analizza vita e interpretazioni di una grandissima attrice attraverso lo studio di una miriade di lettere, documenti di ogni tipo e magnetiche immagini per portare nel cuore un’esperienza «di tipo esistenziale» la definisce Schino, che Duse suscitava nel suo pubblico.

Eleonora Duse con la figlia Enrichetta e la nipotina Angelica, nel 1905. (Alamy)

Un Comitato nazionale per le celebrazioni

Per rendere omaggio a quella che viene chiamata, non a caso, “La Divina”, è stato istituito il Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della sua morte e sono tantissimi gli eventi in tutta Italia che la ricorderanno. Nata a Vigevano il 3 ottobre del 1858 in una stanza d’albergo durante una sosta della compagnia di miseri attori a cui appartenevano il padre Alessandro e la madre Angelica Cappelletto, visse un’infanzia triste e randagia sulla soglia della povertà. Il palcoscenico lo respirò fin da subito, esordendo a soli quattro anni nel ruolo di Cosetta nei Miserabili. Fu l’inizio di una vita segnata dal teatro, il “Lavoro” con la elle maiuscola, come lo chiamava lei.

Tra le prime imprenditrici teatrali

Raggiunse il ruolo di prima attrice a 23 anni e poco dopo diventò l’interprete più richiesta del momento, un’ascesa compiuta con le sue sole forze, puntando su un talento che scuoteva le platee. Il matrimonio con l’attore Tebaldo Checchi durò poco, il tempo di avere la figlia Enrichetta e di intraprendere nel 1885 la prima tournée all’estero, in Sud America. Nel 1887 diventò imprenditrice teatrale. Qualcosa di rivoluzionario e audace. Erano poche infatti al tempo le donne indipendenti che si muovevano senza uomini potenti a cui appoggiarsi.

Eleonora Duse nel 1925 in Antonio e Cleopatra di Shakespeare. (Photo by ullstein bild/ullstein bild via Getty Images)

«È stata primadonna del teatro italiano e capocomica intelligente e raffinata, capace di dirigere una sua compagnia come manager e direttrice artistica. Lo ha fatto rivendicando indipendenza e autorevolezza prima di tutto come donna, in un mondo, ieri come oggi, tenuto ben saldo da mani maschili. La sua è una lezione ancora attuale» afferma Maria Ida Biggi, docente di Storia dello Spettacolo all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttrice dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini che custodisce l’Archivio Duse, la collezione più ampia e completa di documenti sulla vita e sull’arte della grande attrice italiana. Per la ricorrenza del centenario l’Istituto e la Fondazione hanno in programma rassegne teatrali, momenti di approfondimento e iniziative speciali come il nuovo allestimento della Stanza di Eleonora Duse, spazio dedicato alla memoria dell’attrice con un focus dedicato all’impatto che ebbe all’estero, dall’esibizione al castello di Windsor davanti alla regina Vittoria all’incontro alla Casa Bianca con il presidente americano Theodore Roosevelt.

Proteggeva le giovani attrici

È prevista anche una grande mostra a Venezia, Eleonora Duse. Mito contemporaneo, che aprirà il 29 giugno a Palazzo Cini con l’esposizione dei suoi abiti conservati nell’archivio. Un viaggio nel gusto e nella personalità di quella che fu un’autentica star, tra abiti in seta di Fortuny, caftani della maison Jean Philippe Worth di Parigi, un sontuoso soprabito in taffettà di Paul Poiret e l’audace mantello di velluto viola, colore che l’attrice indossava senza curarsi delle superstizioni teatrali. In Una Casa per Eleonora, nuovo progetto espositivo del Museo Civico di Asolo, la città veneta a cui era molto legata e in cui riposano, per sua volontà, le sue spoglie, è stato invece ricreato perfino il camerino in perfetto stile diva con cimeli preziosi originali come le bottigliette del suo profumo preferito Veritable Eau de Cologne di Guerlain. E anche ad Asolo gli appuntamenti sono tanti, tutti consultabili in un sito ad hoc: duse2024.it.

Eleonora Duse nel suo appartamento veneziano, nel 1894. (Photo By DEA / O. SAVIO/De Agostini via Getty Images)

Anche il cinema per Eleonora Duse

Raffinata, coltissima e poliedrica si cimentò anche con il cinema, sceneggiando e interpretando il film Cenere tratto dall’omonimo libro di Grazia Deledda. Ampliò il suo repertorio a drammaturghi innovatori senza aver paura di sperimentare, formulò anche un nuovo concetto di bellezza a teatro recitando con i capelli candidi, al naturale. E furono proprio gli anni della maturità a portarle i più grandi successi. Sentì sempre di essere vicina alle donne che portava in scena. Margherita di La signora delle camelie, uno dei suoi ruoli più celebri che interpreterà per 30 anni, o, per citarne un’altra, Nora di Casa di bambola erano protagoniste che soffrivano, pativano le trappole di una società in cui non erano libere e lei non poteva che stare dalla loro parte perché sentiva, inevitabilmente, anche lei il loro stesso dolore. Sapeva di poter operare una rivoluzione sulle scene e fuori dal palcoscenico.

La Casa delle Attrici a Roma

Contribuì a ridefinire il ruolo di attrice nella società donandole spessore artistico e professionalità. Si dedicò a progetti come la Casa delle Attrici a Roma, luogo da lei finanziato in cui giovani artiste potevano studiare e riposarsi dalle fatiche delle lunghe tournée in un ambiente accogliente. Forte lettrice e appassionata d’arte, faceva parte dei cenacoli intellettuali del tempo e fu inevitabile che di lei si innamorassero letterati come Arrigo Boito, una relazione segreta lunga dieci anni, o Gabriele D’Annunzio. Quando incontrò Il Vate a Venezia, Duse era già una celebrità. Il loro fu un amore impetuoso che unì passione artistica a sentimento. D’Annunzio lo raccontò nel celebre romanzo Il fuoco. Come aveva fatto vent’anni prima Martino Cafiero, direttore del Corriere del Mattino, che scrisse un libro in cui traspariva il risentimento per la storia che aveva avuto con l’attrice, quando era agli inizi della sua carriera. Lei, rimasta incinta di un figlio illegittimo morto poco dopo la nascita, era stata abbandonata. E quando Cafiero tornò sui suoi passi, fu respinto.

Eleonora Duse in “La Gioconda”, fotografia Zander & Labisch, 1900 circa. (Foto: Archivio Duse, Istituto per il Teatro e il Melodramma, Fondazione Giorgio Cini, Venezia).

Una donna sempre fedele a se stessa

Nessuno rimaneva indenne dall’incontro con Eleonora Duse, nessuno poteva resistere al fascino della sua personalità, del carisma di una donna che fu sempre fedele a se stessa. Rifiutò la pensione offertale da Benito Mussolini e visse di teatro fino all’ultimo respiro. «Diventò un simbolo per la questione femminile, rompeva gli stereotipi, era la nuova role model nel campo dell’arte. Non ci fu nessun’altra come lei, in quel momento influenzò tante donne» sottolinea Anna Lombardo, ricercatrice nel campo degli studi di genere e studiosa di Eleonora Duse e di Amy Lowell, poetessa americana che rimase fulminata dalla Divina. «Dopo che Lowell la vide la prima volta in teatro e ne riconobbe la grandezza e la genialità, comprese la sua vocazione: decise di dedicarsi alla poesia» spiega Lombardo. Ed è questo il filo che ha teso e tende Eleonora Duse a tutte le altre donne. Fortemente intriso di coraggio, libertà, indipendenza e passione.

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