Faye Dunaway: «Sognavo di sposarmi con Mastroianni | Corriere.it

Faye Dunaway: «Sognavo di sposarmi con Mastroianni

diValerio Cappelli

A Cannes le confessioni della grande attrice in un documentario

CANNES Ha lavorato con Marlon Brando e Steve McQueen, Paul Newman e Robert Redford. E con la sua bellezza altera e inarrivabile, quegli zigomi sporgenti dove sembrano addensarsi fascino e carisma, quel mezzo sorriso dietro cui si nasconde la sua natura erratica, ha fatto svalvolare Marcello Mastroianni.

Il festival onora Faye Dunaway, classe 1941, con il documentario Faye, un ritratto «intimo». Nella prima immagine l’attrice è seduta a bordo piscina del Beverly Hills Hotel, 47 anni fa, accanto all’Oscar vinto la sera prima per Quinto potere di Sidney Lumet, su un tappeto di giornali che parlano di lei.

Il regista Laurent Bouzereau è amico di Liam, il figlio che Faye, col marito fotografo Terry O’Neill, adottò che aveva meno di una settimana di vita. Non è stato facile convincerla a raccontarsi: «Era stressata all’idea di lasciarsi andare. Poi si è fidata e l’ha definita un’esperienza catartica, ha parlato di ciò di cui non aveva mai parlato». L’attrice tira fuori l’album di foto e le commenta, ricordando le controversie dei suoi inverni e le rinascite delle sue primavere.

Con Mastroianni è stata una relazione intensa, breve (durò due anni) e tormentata, nata nel ‘68 sul set di Amanti di Vittorio De Sica. «Mastroianni è l’unico uomo da cui ho desiderato essere chiesta in moglie». Dopo che l’ultimo bacio tra loro si spense, lui la descrisse come «una tipica americana, un po’ sofisticata, che girava con un foulard in testa». Faye Dunaway voleva mettere su famiglia, ma lui era ancora legato a Flora Carabella, da cui non divorziò mai, e Faye gli chiuse la porta in faccia, rifiutando l’intercessione di Barbara, la figlia di Marcello, mandata dal padre un po’ infantilmente in avanscoperta per una ricucitura che non avvenne.

L’attrice racconta anche le sue cadute. Quando per esempio nel 1981 in Mammina cara indossò i panni di Joan Crawford: la figlia di Joan definì quel film «grottesco», Faye non si sottrasse alle critiche, definendola «un’esperienza rovinosa, a volte sei vulnerabile e non sai dove ti stai cacciando. Ma ora è diventato un cult».

Parla con grande coraggio dei nemici che ha dentro di sé: il «disturbo bipolare», gli attacchi «maniaco depressivi, che è la ragione per cui posso risultare esigente sui set», i 15 anni dagli alcolisti anonimi, l’«infanzia senza radici» per la separazione dei genitori.

Arrivano le lodi in interviste su di lei a Sharon Stone e Mickey Rourke. Il figlio Liam dice: «Sarebbe così brava se non avesse sofferto?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

desc img

16 maggio 2024