Ilaria Salis, dalla scarcerazione al processo. Ecco che cosa succede ora - la Repubblica

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Ilaria Salis, dalla scarcerazione al processo. Ecco che cosa succede ora

Ilaria Salis in tribunale a Budapest con il suo avvocato Eugenio Losco

Ilaria Salis in tribunale a Budapest con il suo avvocato Eugenio Losco

 (reuters)

L’uscita di prigione all’inizio della prossima settimana, l’udienza, il lavoro di volontariato, il voto europeo, la possibilità del seggio, il processo, tutte le tappe nella storia futura della militante antifascista

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L’ordine di scarcerazione è arrivato. Sei pagine firmate dai tre giudici della Corte di seconda istanza di Budapest hanno dato il via libera all’uscita dalla prigione di massima sicurezza ungherese di Ilaria Salis per andare ai domiciliari, sempre nella capitale magiara. E ora? Per capire cosa succede bisogna procedere per tappe perché dalla scarcerazione all’esito del processo, passando per il voto e l’ipotesi dei domiciliari in Italia la strada è lunga.

La scarcerazione nella prossima settimana

Ilaria Salis dovrebbe uscire dal carcere all’inizio della prossima settimana. Nonostante esista già, come dicevamo, il provvedimento che consente il trasferimento ai domiciliari, questo da solo non basta. È necessario che sul conto di deposito del giudice presso la Corte di Giustizia municipale di Budapest venga accreditato l’importo della cauzione disposta dal tribunale pari a 16 millioni di fiorini ungheresi, un po’ più di 40mila euro.

Il bonifico è partito ieri dall’Italia e la somma è stata pagata mettendo insieme quanto raccolto in un crowdfunding solidale dagli amici e dai compagni di Ilaria e una sostanziosa quota aggiunta dalla famiglia.

Non è finita. La sentenza dei giudici dispone anche che Salis indossi il braccialetto elettronico per controllare i suoi spostamenti ed evitare la fuga. E il dispositivo va installato. Secondo quanto risulta a fonti italiane Ilaria Salis potrebbe dunque lasciare la cella 615 in cui si trova da 15 mesi nei primi giorni della prossima settimana.

I domiciliari e il volontariato

La militante antifascista di 39 anni trascorrerà i domiciliari in una casa privata che il padre Roberto Salis ha affittato alcune settimane fa. Il luogo è top secret perché non vanno dimenticate le minacce via web che sono arrivate a Salis dopo l’arresto, l’immagine di lei impiccata sui muri di Budapest vicino all’ambasciata né le intimidazioni che i suoi legali italiani e il fumettista Zerocalcare hanno ricevuto fuori dal tribunale prima dell’udienza di fine marzo da parte di un gruppo di neonazisti.

Durante i domiciliari Ilaria Salis, che di mestiere prima della trasferta a Budapest e dell’arresto faceva l’insegnante precaria, vorrebbe lavorare e ha chiesto di poter svolgere delle attività di volontariato. Ogni sua uscita dovrà però essere autorizzata dal tribunale. Non c’è invece nel provvedimento il divieto di comunicazione.

L’udienza del 24 maggio

Il 24 maggio Ilaria Salis dovrà tornare nell’aula di tribunale di Gyorskocsi Utca, nello stesso edificio in cui si trova il carcere in cui ora è reclusa. E se, come si pensa, sarà già andata ai domiciliari, per la prima volta dall’11 febbraio del 2023, data del suo arresto, varcherà la soglia dell’aula senza manette, catene, ceppi ai piedi e guinzagli. Sarebbe stato alquanto anomalo vedere una canditata europea tradotta in quelle condizioni, e questo è proprio uno degli elementi, politici, che ha favorito la concessione dei domiciliari. Nell’udienza verranno ascoltati una vittima, Zoltán Tóth, militante di estrema destra ungherese pestato all’uscita di un ufficio postale, e due testimoni della prima delle due aggressioni di cui è accusata, in concorso con altri, Ilaria Salis.

Il treno delle elezioni

A metà aprile l’insegnante antifascista ha accettato la proposta di candidatura alle elezioni europee con Alleanza verdi e sinistra: un atto concreto per “tirarla fuori dal pozzo”, cioè, fuor di metafora di Zerocalcare, per farla uscire da un regime carcerario duro di cui più volte nelle sue lettere recapitate all’Ambasciata italiana a Budapest ha denunciato le condizioni disumane e degradanti. Salis è capolista nel Nord Ovest e numero due nelle Isole.

Se venisse eletta, e affinché ciò avvenga Avs dovrebbe superare la soglia di sbarramento, l’Ungheria dovrebbe lasciarla libera. Salis avrebbe a quel punto pieno diritto sia di tornare in Italia che di partecipare ai lavori dell’aula di Strasburgo. E questo grazie all’immunità da europarlamentare. Per riarrestarla l’Ungheria dovrebbe chiedere la revoca dell’immunità possibile solo con il voto in aula.

A chi dice che la concessione dei domiciliari ha indebolito la sua candidatura – ecco un altro nodo politico che ha accelerato l’attenuazione della misura cautelare – il padre risponde: “Non scherziamo, mia figlia non è ancora libera, sta subendo un processo politico e il suo caso va portato assolutamente in Europa”.

Il diritto di voto

Prima ancora di pensare all’Europarlamento si pone, per Salis, il problema del diritto di voto. Non è iscritta all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, e per questo al momento non potrebbe votare alle elezioni di giugno a cui lei stessa è candidata. Il ministero dell’Interno ha pensato che proprio l’iscrizione all’Aire potesse essere la via di uscita dal paradosso e l’ha suggerita all’ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli che a sua volta l’ha riferita al padre di Ilaria Salis, Roberto. Furiosa la sua reazione: “Una proposta del tutto fuori luogo. Significherebbe non rivederla mai più in Italia. Per quale motivo – è il ragionamento del padre – un giudice potrebbe concederle i domiciliari in Italia visto che è residente a Budapest?”.

I domiciliari in Italia

Gli avvocato italiani di Ilaria Salis, Eugenio Losco e Mauro Straini, hanno annunciato di voler chiedere nuovamente i domiciliari in Italia. La strada è indicata da una normativa europea recepita anche in Ungheria, la legge quadro del 2009, che sancisce il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare all’interno degli Stati della Ue. ”Avanzeremo tra un po' anche questa richiesta e ci vorrà un avallo del governo italiano che dovrà fornire delle raccomandazioni alle autorità ungheresi". L’intenzione di fare pressione, raccontano fonti del governo, ci sarebbe. Ma per Roberto Salis questa sarebbe una via lunga e ancora in salita rispetto all’ipotesi elezione.

Il rischio condanna e i domiciliari a vita

Il processo intanto andrà avanti e dopo quella del 28 maggio altre udienze sono state già calendarizzate dal tribunale almeno fino all’autunno. Il rinvio a giudizio di Ilaria Salis dello scorso novembre porta con sé una richiesta di condanna avanzata dall’accusa a 11 anni di carcere. Salis rischia però fino a 24 anni di detenzione per le lesioni sugli aggrediti giudicate “potenzialmente letali”, nonostante i referti indicassero da 5 a 8 giorni di guarigione. Lei si è sempre dichiarata innocente. Quando è stata fermata, in taxi con altri due attivisti, c’era un manganello retrattile. Secondo l’accusa alcuni video, che non la ritraggono in volto, la inchioderebbero.

C’è da fare pure i conti con altri numeri: per la legge ungherese la detenzione domiciliare vale un quinto di quella in prigione. Se Salis venisse ad esempio condannata a 10 anni, questi equivarrebbero a 50 anni a casa, praticamente domiciliari a vita.

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