Mario Venuti, “Tra la carne e il cielo” è il nuovo album d’inediti

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Mario Venuti
© Alessandro Castagna

È disponibile da venerdì 19 aprile, in digitale e in fisico (e prossimamente in vinile), Tra la carne e il cielo, undicesimo album in studio del cantautore catanese Mario Venuti, prodotto da Microclima.

In rotazione radiofonica è già entrato il singolo Degrado, il cui videoclip è online sul canale ufficiale YouTube dell’artista.

«Tutta una vita ho sperimentato la ricerca di un equilibrio tra la mia natura sensuale, terrena, ed una certa tensione spirituale, come una sorta di redenzione dall’inferno del mondo che ci circonda — spiega Mario Venuti — Le canzoni di questo disco, senza che lo avessi previsto, abbracciano questo tema. E in fin dei conti mi sembra di aver trovato il giusto equilibrio. I due aspetti, quello della carne e quello del cielo, non si escludono l’un l’altro. Possono perfettamente convivere esaltando la nostra natura umana».

Atmosfere, sonorità e temi

Il nuovo progetto discografico, composto da 12 brani, dal punto di vista del sound, si presenta come un’evoluzione elettrificata del precedente Tropitalia, album di cover uscito nel 2021 che rileggeva 11 canzoni del repertorio storico italiano, vestite però di atmosfere prese in prestito dalla musica popolare brasiliana, come samba, bossa nova e forrò.

La gamma di sonorità internazionalista, molto ricca e sofisticata, spazia dal pop al jazz e al blues e a molti altri generi con un occhio sempre attento al Brasile, uno dei luoghi del cuore dell’artista, e più in generale alle contaminazioni con i ritmi e i suoni di tutto il mondo, con un utilizzo di una vasta gamma di strumenti, dalla chitarra classica e elettrica al synth, dalla programmazione elettronica al basso e al tambourine, dal pianoforte al basso elettrico, dal contrabbasso alle percussioni, dal sax tenore a trombone e tromba e a agli archi declinati i violini, viole e violoncelli.

Le tematiche trattate nell’album spaziano e diverse sono molto forti, a ulteriore conferma di come Venuti sia un artista sempre capace di superare le convenzioni, musicali e non, e il politically correct spesso dilagante.

Le immagini dell’album

L’immagine della cover dell’album, quella del brano Degrado e le tre copertine dei tre brani già editi del progetto discografico, Napoli-Bahia, Segui i tuoi demoni e Paradiso, sono foto degli anni Settanta che immortalano momenti della vita di Venuti, componendo virtualmente una pagina di un album di famiglia.

Con queste parole il Mario Venuti racconta la scelta della foto in copertina di Tra la carne e il cielo (crediti: Francesco Barrera): «In questa foto con mia sorella ritrovo tutta la gioia di due bambini immersi nel gioco divertente e pericoloso della vita. E forse è proprio il bambino, che rappresenta inconsapevolmente il ponte tra la sensualità del mondo e la purezza del cuore, l’equilibrio tra la carne e il cielo».

Il nuovo singolo Degrado

Dunque il singolo in rotazione radiofonica Degrado descrive con toni sarcastici come le ragioni economiche ma anche uno sfaldamento di certi presìdi istituzionali hanno portato molte città, soprattutto ma non solo al sud, ad un grave livello di incuria e abbandono.

«Ragioni economiche a cui è seguito lo sfaldamento di certi presìdi istituzionali aggiunto ad un lassismo morale generale, hanno portato molte nostre città, soprattutto al Sud, ad un livello di incuria e abbandono mai visto — racconta Mario Venuti — La situazione ha raggiunto vette tragiche che ovviamente possono sfociare nel comico. La canzone, con sarcasmo, prova a dipingere alcuni quadretti di degrado quotidiano. Con la conclusione che il legame affettivo che abbiamo coi nostri luoghi ci fa comunque rimanere».

Nel videoclip del brano, montato e animato da Roberto Biadi, il degrado è rappresentato da uno zapping televisivo, un “blob” di immagini che raccontano astrattamente e grottescamente un mondo che non si ferma mai fatto di situazioni e relazioni tossiche tra violenza, stress, superlavoro, povertà e inquinamento.

COVER E TRACKLIST

Mario Venuti

Mario Venuti affida anche questa volta a Tony Canto la produzione artistica dei brani (eccetto Sinfonia dei sogni infranti). Il progetto discografico è composto da canzoni originali (tranne Andiamo via, adattamento in italiano di Você não entende nada di Caetano Veloso).

1. Abusando

Sound internazionalista con un ritmo che rimanda all’Africa che tratta degli abusi sui minori nella chiesa con le coperture e gli insabbiamenti tristemente noti.

2. Napoli-Bahia feat. Lucariello, Fabiana Martone e Neney Santos

Il brano accosta due città apparentemente distanti tra loro ma accomunate dal loro ruolo storico di dare un’identità chiara e inconfondibile alle nazioni di appartenenza. La musica, il calcio, il mare, il meticciato, la religiosità, tutto condito di samba-reggae e una cricca di napoletani con un brasiliano.

3. Ganimede

Tratta in maniera antiretorica il tema dell’omosessualità con un incedere quasi rap. Nel ritornello sboccia una melodia anni ’60 che ricorda Umberto Bindi, autore molto amato da Mario Venuti.

4. Paradiso

Soffice ballata che tocca corde emozionali per ricordarci il valore del qui e dell’ora, anziché vivere in funzione di un paradiso che verrà meglio dedicarsi a dare sostanza e valore al presente. Magnifici gli archi che sottolineano la melodia.

5. Segui i tuoi demoni

Con questo brano, Mario Venuti continua il viaggio tra le passioni terrene e l’aspirazione al cielo che suggerisce il titolo dell’album. Sul ritmo on the road e sulle chitarre stile Sud degli Stati Uniti, Venuti snocciola scampoli di disagio esistenziale. A intercalare, una voce che nel ritornello invita a far pace coi propri demoni interiori.

6. Angelo negro

Manifesto di sfida al politically correct, in cui Venuti dipinge una figura mezzo angelo e mezzo uomo, ovviamente black, che racchiude virtù e debolezze dell’uomo diviso tra una esaltazione del corpo e l’ambizione di raggiungere l’estasi dello spirito, tra sacro e il profano, corpo e anima, carne e cielo (nel testo la citazione da cui prende spunto il titolo dell’album).

7. Degrado

Il brano descrive con toni sarcastici come le ragioni economiche ma anche uno sfaldamento di certi presìdi istituzionali hanno portato molte città, soprattutto ma non solo al sud, ad un grave livello di incuria e abbandono.

8. La lingua perduta del cuore

Ballad scritta originariamente per Nicky Nicolai e Stefano Di Battista, che la incisero nel 2006 nell’album L’altalena, di cui Venuti si riappropria interpretandola col suo stile e un linguaggio pieno di metafore immaginifiche.

9. Metaverbale

In un mondo ormai saturo di parole spesso c’è bisogno di pause, silenzi e di un linguaggio che attraverso i gesti o il semplice movimento del corpo possa dire, anche meglio di mille parole, quello che sentiamo.

10. Andiamo via

Adattamento in italiano di Você não entende nada di Caetano Veloso, in una versione rock blues che rievoca l’epoca della contestazione giovanile della fine degli anni Sessanta.

11. Maria

Brano raffinato che porta la firma del Venuti più “classico”, ispirato al musical di Leonard Bernstein West Side Story e che trova un equilibrio tra il Brasile, la New York di Gershwin e le più recenti produzioni lounge. Il testo condensa in poche parole le tribolazioni di Tony e del suo amore contrastato da tutti per Maria e della tragica fine che incombe.

12. Sinfonia di sogni infranti

Traversie sentimentali appuntate su un diario diventano una canzone e spunto per uno slancio orchestrale, magistralmente arrangiato dal Maestro Tony Brundo in una pausa dal suo lavoro di autore di colonne sonore.

MARIO VENUTI RACCONTA L’ALBUM

Mario Venuti
© Alessandro Castagna
Le esigenze che ne hanno guidato la genesi

Gli album nascono dall’esigenza di dare un quadro, per quanto possibile esaustivo, del momento artistico che stai attraversando. Magari un singolo soltanto, anche per uno come me che non solo ha tante cose da dire, spero, ma anche molte suggestioni musicali, molte fonti d’ispirazione, e quindi vuole anche realizzare un mosaico di canzoni varie.

Quindi, so che oggi con la velocità dei tempi il formato dell’album inizia a entrare un po’ in crisi e i singoli per i canali di diffusione in streaming sono più congeniali, però io continuo a pensare a un nuovo capitolo in forma di album da cui poi vengono estratti dei singoli. Sono ancora un po’ “old school”.

A cinque anni dall’ultimo album d’inediti

Vengo da un disco di cover, e a un certo punto anche dai fan è arrivata la richiesta di un disco nuovo una volta che hai portato in tour il disco e il concerto per due anni: nel frattempo già cominciavo a pensare a un nuovo disco di inediti.

Man mano ha preso forma. La creatività è un po’ così: magari la lascio un po’ lì a riposare, decantare, il motore è fermo e poi quando lo fai ripartire, inizialmente sembra un po’ stentare, tentenna un po’, ma quando parte poi le canzoni vengono così, una dietro l’altra.

Il bilancio dopo quarant’anni di carriera

Credo che nella vita sia tutto un mattone dietro l’altro. Fare bilanci a cosa dovrebbe servire, a guardarti allo speccio e dire “Hai vinto, hai perso, hai fallito”? Non so, non è nel mo carattere. La vita va avanti e finché ci sono energie, la voglia di cantare, la voglia di scrivere nuove canzoni, vado avanti. Questo mi basta.

Anche il fatto che siano quarant’anni è un traguardo come un altro: solo un’occasione per fare musica. Il concerto di queest’inverno con questa formazione, che nasce appunto per onorare queste due ricorrenze concomitanti, in fondo poi alla fine è semplicemente un pretesto per far musica, per incontrare la gente che ha voglia di sentirti. Tutto qui.

Il rapporto con il pubblico

Ci sono quelli che mi seguono da tanto tempo, quelli che magari mi hanno scoperto da poco perché attratti da quello che faccio – fondamentalmente posso solo andare avanti con la forza della qualità della musica, delle proposte che faccio, e non ho altra merce. 

La scena musicale contemporanea

Il genere a volte mi sembra un po’ un cliché oramai — mi riferisco soprattutto alla scena rap e trap —, penso che sia ormai talmente codificato in stilemi che si ripetono, che prima o poi stancherà. Però qualcuno rimarrà, perché qualcuno si capisce già da adesso che è magari riconducibile a quel genere, a quel sound, magari usa l’autotune, ma si distingue: Mahmood e Blanco per esempio sono due ottimi artisti, due ottimi cantanti, e non penso che, se dovesse finire la trap, non avrebbero più come esprimersi.

Madame mi piace, anche Ariete mi piace. Altri mi arrivano meno, però sicuramente ci sono delle cose interessanti.

I contrasti nei temi e nel linguaggio dell’album

Una volta scritto l’album, ci si è accorti che era abbastanza ricorrente questo tema: Paradiso, demoni, Inferno, un elemento sensuale e terreno e una voglia di elevarsi. Perciò questo titolo ci è sembrato il più giusto.

Il singolo Degrado

Il brano è nato in un momento in cui la mia città attraversava un periodo difficile di incuria, di abbandono… però, nonostante questo, il flusso turistico da tanti anni è elevanto anche grazie all’aeroporto, quindi un interesse verso la Sicilia e verso Catania da parte dei turisti europei ed extraeuropei è veramente nuovo per una città e una regione che vengono considerate un po’ “ai confini dell’Impero” rispetto a Roma, Napoli, Firenze e Venezia.

Quindi mi sono trovato a vedere queste scene un po’ paradossali: la canzone non è soltanto un atto di denuncia, è anche un po’ sarcastica, ironica, perché alla fine di fronte alle tragedie cerchi di prenderla un po’ a ridere, o perlomeno trovi il lato comico e paradossale. 

Ho visto questa scena di turisti che facevano le foto con sullo sfondo i cumuli di spazzatura che per motivi politici, burocratici o economici non veniva raccolta da qualche settimana, e per loro era una cosa esotica. Questo mi è sembrato sia buffo che tragico, e la canzone è nata sull’onda di questo sentimento. Devo riconoscere che forse adesso quel periodo di crisi così acuta sembra un po’ passato. 

Effettivamente, a pensarci bene il degrado non è soltanto materiale ma può essere anche inteso come morale, di valori, se vogliamo estendere il concetto a quello che stiamo vivendo oggi con queste due guerre in Ucraina e a Gaza: sono delle forme di degrado. Mi sembra che ci siano poco equilibrio e un po’ di fanatismo, e si compiono atti orribili ed efferati.

Classe ’83, nerd orgogliosa e convinta, sono laureata con lode in ingegneria dei sogni rumorosi ed eccessivi, ma con specializzazione in realismologia e contatto col suolo. Scrivo di spettacolo da sempre, in italiano e in inglese, e da sempre cerco di capirne un po’ di più della vita e i suoi arzigogoli guardandola attraverso il prisma delle creazioni artistiche di chi ha uno straordinario talento nel raccontarla con sincerità, poesia e autentica passione.

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