Busta paga di maggio più ricca per gli statali: arriva un secondo cedolino con arretrati e bonus mamma - La Stampa

Maggio sarà un mese più ricco per una specifica categoria, quella dei lavoratori statali. Durante il mese arriverà infatti un secondo cedolino NoiPA. Qui saranno sommati gli arretrati e il bonus mamma. Questa emissione speciale è finalizzata a saldare i conguagli accumulati nei mesi precedenti a causa della decontribuzione al 100%, introdotta dalla legge di bilancio 2023 ma applicata solo parzialmente in attesa delle direttive operative. Il secondo cedolino per gli arretrati sarà emesso a partire dal 14 maggio.
NoiPA è il sistema realizzato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, per gestire il trattamento economico del personale centrale e periferico della Pubblica Amministrazione. Su questo portale è possibile anche consultare i propri cedolini, entrando nella propria area personale. Occorre accedere e cliccare sulla pagina «Consultazione Pagamenti», per sapere lo stato del pagamento. Potrà risultare «In lavorazione» fino a «Liquidato».
Nel corso dei prossimi giorni sarà pagato il secondo cedolino. Tuttavia, in rete si legge lo scontento dei lavoratori della pa che sono in attesa degli arretrati, alcuni aspettano ancora quelli di aprile, altri anche quelli del 2023. «Siamo stufi di aspettare» si legge sul sito PagoPa+, che riporta informazioni sui pagamenti ma che non ha nulla a che fare con il Mef. «Col prezzo che la benzina ha raggiunto a meno che non si lavori dietro casa, con questi stipendi da fame... Conviene seriamente rimanersene a casa. È una rimessa altrimenti. E basta» scrive Barbara C..
In ogni caso, i pagamenti riguarderanno le madri lavoratrici statali e i docenti (incluso il personale Ata). La decontribuzione arriva con lo stipendio dopo l'aggiornamento del sistema NoiPA che, dopo aver provocato ritardi nei pagamenti alle lavoratrici del privato, è stato portato a termine.
I pagamenti degli arretrati a maggio 2024 riguardano i mesi da gennaio a maggio e sono stati calcolati considerando parzialmente le ritenute già versate. Il bonus mamme 2024 prevede il rimborso dei contributi pensionistici fino a 250 euro al mese per le lavoratrici a tempo indeterminato con figli minori.

Che cos’è il bonus mamme lavoratrici

Si tratta di un importante novità, ma purtroppo il bonus mamme lavoratrici prevede molti paletti che limitano la platea di donne che potranno accedere a questa misura. Il bonus è infatti destinato solo alle donne lavoratrici con due o più figli e che hanno un contratto a tempo indeterminato, sia nel settore pubblico, sia in quello privato. Sono escluse però le lavoratrici domestiche. Anche le professioniste, le tante donne precarie e le disoccupate, tutte categorie che spesso hanno maggior necessità di agevolazioni, non sono comprese tra le destinatarie del sostegno.
Tornando al bonus mamme, prevede una decontribuzione fino al 100% con un massimo di 3.000 euro all’anno da ricevere in busta paga. Il provvedimento abbraccia l’arco temporale 2024–2026 e riguarda solo per quest’anno, in forma sperimentale, le mamme con almeno due figli, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Come spiega l’Inps, le madri in possesso dei requisiti a gennaio 2024 hanno diritto all’esonero dal mese di gennaio. Se la nascita del secondo figlio avviene nel corso dell’anno, il bonus sarà riconosciuto dal mese di nascita fino al compimento del decimo anno del bambino.
Nel 2025 e nel 2026, invece, il beneficio è assegnato alle madri con almeno tre figli e si conclude con il compimento del diciottesimo anno dell’ultimo figlio.
Il bonus mamme lavoratrici era molto atteso e il primo pagamento di gennaio era sotto i riflettori. Tuttavia la circolare operativa è arrivata in ritardo e per questo il via alla misura è slittato di un mese, a febbraio 2024. Solo questo mese è previsto quindi il conguaglio in busta paga.

A quanto ammonta il beneficio

Dalle simulazioni effettuate, il beneficio dovrebbe portare circa 30 euro in media in più nelle buste paga delle lavoratrici interessate. Non è fisso e varia in base a quanto guadagna la dipendente. Ma di cosa si tratta esattamente? Le lavoratrici cui spetta il bonus, non vedranno da gennaio in busta paga la trattenuta dei contributi previdenziali, che ammonta al 9,19% della Ral, vale a dire la Retribuzione annua lorda, che è l’imponibile previdenziale. Si tratta di un esonero contributivo che ha un limite massimo di 3 mila euro. Su base mensile significa 250 euro (per 12 mensilità). In pratica se la trattenuta del 9,19% supera i 3 mila euro, la decontribuzione legata al bonus mamme sarà solo su 3 mila euro, mentre la parte eccedente rimarrà come trattenuta.
Il bonus mamme lavoratrici è alternativo al taglio del cuneo fiscale, che vale per tutti i lavoratori con reddito fino a 35 mila euro, ma all’eventuale scadenza dei requisiti per ottenerlo si inizia a percepire quest’ultimo.
Facendo qualche esempio, un reddito (Ral) di 15mila euro l’anno avrà uno sgravio di 28 euro mensili (363 euro l’anno) mentre chi riceve 20 mila euro l’anno vedrà un esonero della contribuzione, e quindi un aumento in busta paga, di 33 euro circa, per un totale annuo di 428 euro. Chi invece percepisce 35 mila euro annui arriverà a un incremento in busta paga di circa 70 euro (948 euro annui). Il bonus cala poi con il crescere del salario lordo annuo: è di 30 euro circa per importi lordi annui di 65 mila euro.

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