Recensione su Terra di confine - Open Range (2003) di MatuamadreQGP | FilmTV.it
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Terra di confine - Open Range

Regia di Kevin Costner vedi scheda film

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La recensione su Terra di confine - Open Range

di MatuamadreQGP
8 stelle

A chi lo accosta alla brutta copia de “Gli spietati”, ricordo che è decisamente l'opposto! una storia di riscatto più che vendetta, una sorta di redenzione. Resta dunque uno dei migliori western moderni, di quei pochi, non solo fruibili, bensì emozionanti, anche al pubblico prettamente femminile. Lo caldeggio vivamente a tutte le amiche 4****

Devo ringraziarla di nuovo, Marco: una volta ancora inciampando nella sua recensione, ne è scaturito l'incipit per la mia J che pure avevo scritto da qualche parte... e sparita chissà dove nei meandri di questo sito.

 

A chi lo accosta alla brutta copia del bellissimo (prossimamente anche di Rete 4) “Gli spietati”, ricordo che quello trattava di una discesa agli inferi, anzi, se lo si è compreso o lo si ricorda bene, un ritorno agli stessi! Una vendetta che consumava, logorava... fino alla conversione finale, nell’inquadratura crepuscolare conclusiva...

Questo è l'opposto, decisamente l'opposto!!!

Qui la sceneggiatura racconta una storia, più che di vendetta, di riscatto... una sorta di redenzione, di aspirazione se non ascesa, ad un paradiso lungamente aggirato, evitato, per forza o mancanza di essa.

Un Paradiso, sì...

Dopo l'inferno!

Perché la sequenza iniziale, introduttiva, dove si delineano i personaggi, in quei paesaggi poi, non fa pensare all’Eden?.

E la costruzione della vicenda in città, i preamboli, tutti nel buio piovoso, ove scorrono fiumi di fango che si portano via l’innocenza (il cucciolo), sarebbero il contraltare, un inferno.

E il duello finale, infinito, alla luce del sole?! Che significano?

Secondo me, la redenzione attraverso la ribellione a chi vuole recintare quel loro ma anche nostra nostro) mondo libero. O almeno, io questo ci ho visto.

E anche io come altri, ci ho ritrovato abbastanza “Il cavaliere pallido” di Eastwood. È piuttosto inerente al sempreverde, intramontabile capolavoro di Clint, a cui quest’opera di Costner, non voglio dire scopiazza, ma un po' attinge, si ispira, ecco, questo sì: due stranieri venuti da lontano che arrivano in “città”... premuta sotto il giogo di un despota... questa trova la forza di reagire alla paura... i cittadini insorgono trascinati dall’impeto dei due impavidi che non vogliono piegarsi alla legge ingiusta del “filo spinato” e, anche meno, a quella del più forte e prepotente possidente terriero megalomane (qui giocato da un superlativo Michael Gambon).

Michael Gambon

Terra di confine - Open Range (2003): Michael Gambon

 

Inquadrature in penombra, colori tenui: tutte le sfumature del giallo quelli predominanti; il contrasto tra il bruno oscuro della notte piovosa, con l’azzurro del cielo, il bianco delle nuvole ed il verde dei pascoli. Del resto, dopo esserci nato egli stesso, Clint ha fatto scuola nel Western, fino a ricrearne uno tutto suo, dettato da quel proprio stile assolutamente particolare.
Che volete che vi dica? Costner avrà studiato bene, con dedizione ed applicazione. O più semplicemente avrà scopiazzato. Ma con perizia, ingegno e dedizione: del resto, il sex symbol dei mie tempi, non è affatto l’ultimo arrivato in materia di regia.

Già, proprio lui, che con il suo “non Western”, o western “alternativo”, pacifista e conciliatorio, proprio con quel genere... fece il botto agli Oscar nel ’91: i tre artistici fondamentali, colonna sonora (soave, suadente, splendida dell’ispirato John Barry), più tre tecnici; ma tanto assurda risultò la mancata vittoria in almeno una categoria attoriale! Nemmeno un più modesto Golden Globe premonitore, promotore... (magari da smentire poi) per il suo ruolo o almeno dell’indimenticabile “Alzata con pugno”, che la sottoscritta, da giovane donna ispirata, apprezzò particolarmente e tuttora adoro con nostalgia. Quando misuri il tempo trascorso... scandendolo con la memoria dei film che più hai amato...

“nel 1864 un uomo attraversò la frontiera in cerca dell'America... e trovò se stesso”
Così recitava la celebre locandina di "Balla coi lupi"...

In questa sua nuova regia, Costner riattraversa la frontiera e ritrova l'America che aveva lasciato. E non gli piace.

Il sentimento che muove il film infatti, è dunque quelI’impeto di giustizia: la sete di una giustizia più “giusta” nel senso di equa – non di vendetta... la cui differenza, il saggio Boss, tanto s’affanna ad inculcare più che a spiegare, al suo socio, il ben più risoluto, anzi drastico,Charley Waite.

Il sentimento che invece lo anima... è la redenzione! Quale viene offerta ai protagonisti sottoforma d’amore nelle sue molteplici forme: sentimentale, fraterno... amicizia virile... amore per la libertà ed il suo senso d’indipendenza, che si esplicano nell’amore per la natura libera e selvaggia ed i suoi grandi “spazi aperti”, che rimandano appunto, a quella libertà e al non voler dipendere da una società “più civile” sì, ma che pure opprime i veri e più sani valori umani di cui sopra, perché coercitiva, anche moralmente, sempre pronta a puntare il dito o a farci sentire inadatti o mancanti in qualcosa (il nubilato “maturo” di Sue che tutta la comunità sembra patire, più di quanto possa soffrirlo lei stessa) e soprattutto troppo spesso ingiusta e legalmente corrotta!

Una libertà senza “confini”, ne sociali ne sentimentali dunque, una forma di riscatto insomma. Ma una volta ritrovati e ripristinati quei valori... i due mandriani ormai stanchi (più del canoro bandolero di Vecchioni) di quella vita, sentono ora di voler rientrare entro quei “confini” e, così redenti pure, sentono di poterlo fare. Avvertono insomma “il bisogno di un tetto sopra la testa”... come confida Boss al fido Charley.

Io, come molti altri di voi, quella sera al cinema, trovammo un Costner particolarmente ispiratoe, soprattutto, una Annette Bening altrettanto straordinaria. Completava il trittico, un genuino “Boss” giocato splendidamente, con umiltà, perizia e la giusta dose di orgoglio, dal sempiterno Robert Duvall. Personaggi tratteggiati squisitamente dunque.

Certo... ben lontano questo Charlie Waite, cowboy (nonché ex mercenario molto probabilmente), dal soldato idealista John Dunbard di quel capolavoro che fu “Balla coi lupi”, diametralmente opposto direi... “ma che va pure oltre persino a quel Jake, il pistolero impersonato da Costner al suo esordio nel dinamico, corale “Silverado” di Kasdan” (lo ammetto, questa me l’hanno suggerita :-)

Kevin Costner, Robert Duvall

Terra di confine - Open Range (2003): Kevin Costner, Robert Duvall

 

E sopra tutti, lei: Annette Bening!

Delicata, a tratti eterea, la trascendenza della femminilità fatta persona e che senza tempo mi appare. Considerata anche l’epoca, la seconda metà dell’800, durante l’epopea americana e il mito della frontiera dove forse, le donne non erano più troppo costrette entro certi canoni di virtù e comportamento quanto nella vecchia ed azzimata Europa: ma la condizione di nubilato, anche “all’ovest”... poteva pesare sull’anima di una donna come la nostra protagonista Sue, seppur amata e ben voluta da tutta la comunità.

A mio avviso, con questa prova, l’attrice sarebbe stata meritevole almeno di una candidatura, finanche l’oscar: poche altre avrebbero trovato quel candore per poter sostenere la parte tanto egregiamente come riuscì ad una rediviva Annette Bening. Con quelle grinze, quelle fossette, ormai quasi rughe, peculiari dell’età più del personaggio che dell’attrice, “genuina” – no botox, ai tempi del film... quelle imperfezioni su di quel suo viso senza tempo che ancor ruba il cuor e quello più duro fa innamorare!

Fu davvero un ruolo memorabile, quasi un rilancio di carriera per la stessa Bening; uno di quelli che restano nella memoria, non solo dei più affezionati al western, ma ai suoi estimatori in generale, passato però in sordina sotto gli occhi dei profani del “genere”.

Annette Bening

Terra di confine - Open Range (2003): Annette Bening

 

Un’interpretazione che rese fruibile, anzi, godibile il film anche da parte del pubblico femminile, capitato in sala magari per caso, o forse solo per accompagnare svogliatamente i propri partner maschili, contando probabilmente sulla consolazione offerta dalla presenza del sempre affascinante Kevin, ma sì, anche con il pizzetto!

Kevin Costner

Terra di confine - Open Range (2003): Kevin Costner

 

E invece, ci siamo sentite orgogliose di come il signor Costner abbia sublimemente delineato un personaggio femminile tanto iconico e rilevante, a conti fatti, direi predominante sulla scena. Ancora bravo oltre che bello il nostro Kevin J

Una parte quella della concreta “Sue Barlow”, portata in scena dalla mirabile Annette, che quasi la ruba, che la fa sua.

Uno di quei tratteggi al femminile a cui quasi riuscì di farmi dimenticare di quello che forse resta il suo ruolo più celebre: l’egocentrica moglie nel notevole e indimenticabile “American beauty” di S.Mendes.

Kevin Costner, Annette Bening

Terra di confine - Open Range (2003): Kevin Costner, Annette Bening

 

Sempre da donna poi, ho trovato piuttosto plausibili le scene d’azione, contando anche l’interminabile sparatoria risolutrice che, a parte quella cannonata ravvicinata che scaraventa via un uomo (ogni volta mi provoca una smorfia di sarcasmo)... ho trovato da manuale. Ma non il classico manuale Hollywoodiano, fracassone, infallibile ed impossibile del pistolero che non manca un colpo; piuttosto quello delle cronache dei tempi, che ci narrano di colpi ed uccisioni ravvicinate, per via delle imprecisioni delle armi e della loro scarsa gittata. E non asserisco; mi permetto di dirlo perché mi capitò di seguire uno special in merito a “Gli spietati” del sommo Eastwood, dove il grande attore ma ancor più sensibile ed attento regista, con la sua prolifica vena western mai del tutto esaurita, spiegava una delle migliori sequenze mai viste nel genere... quella della sparatoria appunto, e di come intorno a queste azioni aleggiasse un’aria fin troppo mitizzata ed enfatizzata (sappiamo quanto tuttora sia viva la cultura delle armi da fuoco negli States, troppo spesso così ancora legati a quegli arcaici miti).

Diciamo, ammettiamo pure che qui Costner, fa della sua una pregevole imitazione.

Kevin Costner

Terra di confine - Open Range (2003): Kevin Costner

 

P.s. da madre, trovai Diego Luna particolarmente adatto qui, nel ruolo del trovatello... quanto lo ritrovai anni dopo completamente fuori parte in quel capitolo di Guerre stellari, in uno di quei cosiddetti “spin-off” della saga (mi pare fosse Rogue One).

Diego Luna

Terra di confine - Open Range (2003): Diego Luna

 

Alla fine dei conti, a mio avviso, rimane quindi uno dei migliori western “moderni” questo “Open range”.

Uno di quelli – non solo adatti, bensì interessanti, emozionanti, anche per un pubblico prettamente femminile. Lo caldeggio vivamente a tutte “le amiche”.

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