Edoardo Sanguineti: la poesia è rivoluzione del linguaggio - OUBLIETTE MAGAZINE

Edoardo Sanguineti: la poesia è rivoluzione del linguaggio

“La poesia, anziché offrirsi nel suo insieme come metafora del reale, si costituisce come un altro polo di quel mondo linguistico che tutti scriviamo vivendo.” ‒ Alfredo Giuliani

Edoardo Sanguineti citazioni
Edoardo Sanguineti citazioni

Voce innovativa del panorama culturale italiano, Edoardo Sanguineti, scrittore, poeta e critico letterario, nasce a Genova il 9 dicembre 1930, attraversando il Novecento con forza dirompente e lasciando un segno tangibile del suo passaggio.

Intellettuale poliedrico, Edoardo Sanguineti si laurea in Lettere classiche a Pisa, ma è all’università di Genova che frequenta un dottorato in filologia classica, diventando in seguito professore ordinario di filologia italiana.

“Ciò che l’avanguardia esprime dunque, in modo privilegiato, una verità generale di carattere sociale, e non già semplicemente, una verità particolare di carattere estetico.” ‒ Edoardo Sanguineti

A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, grazie ad avvenimenti che cambiano le condizioni di vita del paese, il più manifesto dei quali è il boom economico, in Italia si assiste a una graduale trasformazione del tessuto sociale. Con l’economia italiana che, da agricola che era, si orienta verso un tipo di economia a carattere industriale e commerciale.

Il boom economico, e con esso l’affermazione della società dei consumi, seppur foriero di maggior benessere, verso la fine degli anni Sessanta dà inizio a tensioni sociali tese a manifestare un certo disagio giovanile, che esplode nelle lotte studentesche.

Un’inquietudine sociale che coinvolge anche il mondo della cultura, anch’esso volto ad un importante cambiamento, il quale diventa un crogiuolo di idee innovative tese a cambiare il concetto stesso di espressività culturale. Manifestato attraverso l’impiego di un differente linguaggio e codificato come mezzo per comunicare il proprio pensiero, viene esercitato da alcuni intellettuali che non si riconoscono nel tradizionale modo di esprimersi della lingua italiana.

Ad accogliere le istanze dei giovani intellettuali dell’epoca, i quali avvertono l’esigenza di un revisionismo sia in ambito poetico come in prosa, sono alcune riviste letterarie.

Officina, per esempio, pubblicazione presente sul mercato editoriale che dà spazio ad esponenti del mondo letterario del calibro di Pier Paolo Pasolini, che si fa interprete del disagio culturale del momento, con un atteggiamento polemico nei confronti di precedenti correnti letterarie quali il Neorealismo e l’Ermetismo.

Il Verri è altra rivista che dalla metà degli anni Cinquanta accoglie i bisogni letterari dei giovani in cerca di nuovi tecnicismi espressivi e di altri orizzonti culturali, i quali troveranno poi il loro sbocco naturale nell’Avanguardia. Il Verri diventa un laboratorio e un osservatorio critico che si apre alle sperimentazioni linguistiche del Gruppo 63, che sarà l’artefice del vero rinnovamento. Movimento, che fra i suoi membri conta Edoardo Sanguineti, del cui gruppo è un eccellente esponente.

Nato su ispirazione delle avanguardie storiche durante un convegno di intellettuali raccolti a Palermo, il Gruppo 63 è un movimento eterogeneo il cui imperativo è l’Avanguardia intesa come rottura della tradizione linguistica. Ad esso aderiscono poeti, scrittori, critici letterari che si propongono come artefici di un superamento del Neorealismo, accusato di non aver creato una coscienza morale nei giovani e di non essere stato motore di rinnovamento.

Fra gli intellettuali che partecipano alla nuova esperienza culturale spiccano nomi di illustri pensatori. Angelo Guglielmi, Alberto Arbasino, Luigi Malerba, Giorgio Manganelli e Francesco Leonetti fra questi; oltre a Edoardo Sanguineti considerato il teorico del gruppo, il cui poemetto Laborintus, dall’impronta fortemente ideologica, rappresenta il Manifesto del Gruppo 63.

Il compito della letteratura e dell’arte in genere, secondo il pensiero degli aderenti al Gruppo 63, è compiere una rivoluzione del linguaggio, riducendolo a un insieme caotico di parole e frasi, in controtendenza con il codice espressivo in uso fino a quel momento.

Ritenendo che il compito della letteratura, e con essa del letterato, sia di compiere una rivoluzione sul piano formale che vuole il linguaggio svincolato da ogni norma: solo così può rispecchiare il caos della realtà italiana degli anni Sessanta. Escamotage letterario da intendersi come occasione di stigma e disamina della cultura contemporanea, oltre che sulla società borghese dell’epoca.

Seguace di Ezra Pound e del Surrealismo, Edoardo Sanguineti si trova ad operare in un clima culturale completamente immerso nel Realismo e nell’Ermetismo; ed è con forza dirompente che compie una radicale sperimentazione del suo poetare, iniziando la sua esperienza culturale con l’Avanguardia.

L’idea centrale che guida il pensiero di Sanguineti è mettere in luce la funzione ideologica del linguaggio tradizionale, narrativo e poetico, e di ridurlo quasi a una forma di disvelamento della confusione dominante sulla società di quel periodo.

Non si tratta di stravolgere il linguaggio tradizionale o di porlo in controtendenza con i canoni conosciuti, ma di riconoscere che ogni linguaggio è di per sé un’interpretazione ideologica del reale.

Rifiutare il comune codice espressivo e accedere a un linguaggio più spontaneo è secondo Sanguineti la priorità. O meglio, è una strategia che apre la strada a una percezione più autentica e più libera del mondo reale.

La vena poetica di Sanguineti, definita da alcuni critici addirittura problematica e sferzante, tesa a un recupero linguistico della dimensione narrativa, diventa in alcuni suoi lavori dialogo o monologo ironico, in altre occasioni è invece intrisa di elementi umoristici.

Il suo fare poetico si manifesta fin da subito con un’impronta politica precisa, basata sullo stretto rapporto tra ideologia e linguaggio, interpretato in chiave marxista. Le sue poesie sfidano le convenzioni linguistiche e si concentrano sulla natura ludica del linguaggio con giochi di parole dai significati reconditi, raccolti in versi in cui sono presenti anche elementi di matematica e di logica.

Pioniere in Italia della poesia definita visiva, corrente poetica che enfatizza la struttura visiva delle parole trasposte in versi, Sanguineti smonta le forme narrative tradizionali, sovvertendo anche l’uso della punteggiatura o interrompendo la narrazione con ricordi e sogni, combinati talvolta in termini ‘giocosi’.

Intellettuale militante, Sanguineti ha inoltre dedicato a Dante Alighieri studi importanti, così come ha fatto per altri autori moderni e contemporanei. Oltre ad aver svolto un’intensa attività di saggista e ad aver collaborato con avanguardie musicali: il compositore Luciano Berio in primis.

Il suo nome è inoltre ricordato per aver affiancato il pittore Enrico Baj nell’arte figurativa. Senza dimenticare la sua partecipazione in attività teatrali accanto a Luca Ronconi nell’Orlando Furioso di Ariosto.

Inoltre, Edoardo Sanguineti è stato parlamentare dal 1979 al 1983 per il Partito comunista italiano.

La prima raccolta poetica di Sanguineti è Laborintus (1956), all’interno della quale le parole, prive di legami sintattici, si raccolgono in versi, o meglio in frammenti che descrivono quella palus putredinis, che è il mondo moderno.

Il tema di fondo di Laborintus è la figura archetipica del labirinto, allegoria della realtà contemporanea in un viaggio nella società capitalistica.

Capriccio italiano (1963) è un’opera che rappresenta una sorta di modello di narrativa sperimentale.

Wiirrwarr (1972), il cui titolo sta a significare un’accozzaglia, un guazzabuglio o uno stato di confusione, è un’opera in cui il poeta esprime la sua tensione verso la destrutturazione del discorso poetico classico, sostituito dal caos. Caratterizzati da toni umoristici, alcuni componimenti di Sanguineti riflettono temi autobiografici o situazioni familiari legate alla quotidianità.

Costituendo un recupero linguistico della dimensione narrativa, per diventare dialogo o monologo dal tono ironico, in cui la palus putredinis riemerge verso una dimensione più tranquilla.

Dopo aver riconosciuto a Edoardo Sanguineti il ruolo di grande innovatore, si può affermare che il genovese ha fatto da apripista alla sperimentazione linguistica. Oltre che ad essere modello di intellettuale che ha ispirato le generazioni a lui successive, ridefinendo il compito della lingua italiana nella letteratura contemporanea.

Offrendosi a tutti come maestro di un’ispirazione, grazie alla sua ampia produzione poetica e letteraria, da approfondire e apprezzare attraverso le sue opere. Soprattutto da coloro che hanno vissuto la sua scomparsa, avvenuta a Genova il 18 maggio 2010, come una grave perdita per il mondo della cultura.

La poesia è un autentico fai-da-te che trova una convalida iniziale, se si è fortunati, in una limitata cerchia di consumatori, altrettanto insoddisfatti delle merci letterarie che circolano nel mercato dei versi e dei libri.” ‒ Edoardo Sanguineti

 

Written by Carolina Colombi

 

Info

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