Ater, al via il piano di risanamento dell'ente: sfratto per i morosi che non si adegueranno - Frosinone News

Ater, al via il piano di risanamento dell’ente: sfratto per i morosi che non si adegueranno

Il passo successivo, in caso di mancata adesione, sarà la riscossione coattiva e, soprattutto, l’avvio delle procedure di decadenza

Nella mattinata di giovedì 16 maggio, il Commissario straordinario, On. Antonello Iannarilli, ha deliberato il nuovo piano di risanamento dell’Ater di Frosinone. Un atto che permette ai morosi di poter regolarizzare la propria posizione debitoria maturata al 30 aprile 2024 dando seguito alle procedure avviate di ricalcolo e messa in mora dei propri utenti. Il passo successivo, in caso di mancata adesione, sarà la riscossione coattiva affidata all’agente di riscossione e, soprattutto, l’avvio delle procedure di decadenza. Sarà possibile dilazionare il pagamento in base alle fasce di reddito, previo pagamento dell’acconto, tranne nel caso di appartenenza alla fascia A o alla B (le più deboli).

“Come è ormai noto, la nuova governance dell’Ater di Frosinone – dichiara il Commissario straordinario – ha ereditato una grave situazione sotto diversi profili: amministrativo, economico-finanziario e, non ultimo, patrimoniale. Una delle criticità di maggior rilievo riguarda i crediti da riscuotere: ad oggi, oltre il 60% dell’utenza ha maturato una morosità, che spesso tocca cifre per oltre 10.000€. A ciò, si aggiunga la prescrizione di legge secondo la quale si impone la decadenza dal beneficio dopo tre mesi di inadempienza, tradotto: la perdita dell’alloggio e il conseguente sfratto. Abbiamo, pertanto, il dovere di adottareun criterio il più possibile conservativo dei diritti delle persone che ci consenta di risanare le casse, recuperando le somme. È evidente che la soluzione più adatta non sia quella di creare un’emergenza sociale, mettendo alla porta oltre 4.000 utenti. L’unica strada percorribile è quella, che in maniera specifica è prevista dalla Legge Regionale n. 36 del 1996 e dalla n. 12 del 1999, e più in generale dall’art. 1965 del Codice Civile, di ricorrere ad una transazione tra le parti.

Ci stiamo muovendo esattamente in questo senso: offrire la possibilità di un piano di rientro rateale per i debiti maturati al 30 aprile 2024, calcolato in base all’entità della cifra, e con la previsione di un acconto per le fasce di reddito più alte. Siamo di fronte a una situazione che ha dello sconcertante: in passato non si è agito nei confronti dei debitori, né sono state adottate misure volte a tutelare l’Azienda, e, inoltre, non sono state rispettate le procedure di legge, visto il mancato incasso dei canoni, aggravando il buco di bilancio. In molti casi, infatti, i crediti si sono prescritti, poiché, non sono state portate avanti le procedure che ne interrompessero i termini. Una delle gravi conseguenze di questo tipo di gestione è aver ingenerato, da un punto di vista sociale, il convincimento errato che sia tollerabile abitare una casa popolare senza assumersi alcun onere. Parliamo, invece, di un diritto che va difeso, in primis, dallo stesso assegnatario, il quale ha un obbligo contrattuale, legale, nonché morale da rispettare. Si è sviluppata negli anni l’idea grave e distorta secondo la quale all’interno di una casa popolare non vigono le regole che valgono per il resto dei cittadini.

L’edilizia residenziale pubblica è regolata da leggi che ci restituiscono una visione totalmente diversa: la salvaguardia di un bene da portare come fiore all’occhiello di un sistema virtuoso, che viene concesso a persone che possono trovarsi in difficoltà, anche solo per un periodo, come sostegno e stimolo al miglioramento della propria condizione. È quando il Welfare si trasforma in assistenzialismo fine a se stesso, che si ingenera un meccanismo viziato che va a incidere su molteplici aspetti, con ricadute per cittadini e istituzioni. Attraverso questo atto offriamo un’occasione preziosa agli utenti, che sarebbe opportuno cogliessero per regolarizzare la propria posizione e appianare il debito maturato e, soprattutto per evitare di incorrere nella decadenza dal beneficio e quindi nella perdita dell’alloggio. Il messaggio deve essere chiaro e incontrovertibile: non pagare equivarrà a non poter più avere un’abitazione Ater. Stiamo tracciando un solco profondo tra questa e le gestioni precedenti: intenzioni chiare e azioni mirate che puntino a rendere l’Ente fattivo e operativo in grado di agire in maniera trasparente e nel pieno rispetto delle norme. La nostra amministrazione si sta impegnando per riformare un Ente che sia un modello da seguire, alla quale sia restituita una dignità e un ruolo centrale, capace di garantire un servizio adeguato ai propri inquilini e che sia un vanto per il nostro territorio”.

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