Resistenza qui ed ora, a Viterbo si ricorda Settimio David, partigiano ed eroe antifascista

di Barbara Aniello

Settimio David

Sguardo volitivo, fronte spaziosa, animo generoso: è ora di dare a conoscere la storia di mio nonno, Settimio David (1891-1979), eroe della resistenza italiana, paladino della libertà, salvatore di vite umane strappate alla dominazione fascista.
Partigiano insieme a Sandro Pertini, vicecomandante della formazione David – Diana, fu elogiato dal generale Alexander, comandante supremo delle forze alleate del mediterraneo, per aver nascosto, nutrito, curato a costo della sua stessa vita, alleati anglo-americani.
La sua carta d’identità, munita di impronta digitale, recitava in alto: “individuo pericoloso in linea politica”. Rifiutando di firmare la tessera fascista, fu costretto a vagare di prigione in prigione, come sorvegliato speciale del Regime, subendo torture e violenze. Eppure ogni volta entrava fischiettando arie d’opera, da una parte per non darla vinta ai suoi carcerieri, dall’altra per risollevare gli animi dei suoi compagni prigionieri. Spesso cantava un’aria della Tosca di Puccini, molto significativa per lui che suonava la tromba e proveniva da una famiglia di musicisti da più generazioni: “vissi d’arte”.
Tra il ‘42 e il ‘44 assistette con finanziamenti in denaro, viveri, indumenti e munizioni gruppi di partigiani alla macchia che operavano nella zona di Corchiano, Bassanello e Fabrica di Roma.
Nascose in casa sua, salvandoli a morte certa, 5 inglesi, 6 messicani, 5 italiani disertori, 8 russi ed altrettanti ebrei combattenti. ​
Per il suo paese, Soriano nel Cimino, dal 1921 al 1950, si buttò letteralmente nel fuoco, domando incendi e salvando vite umane, ricevendo vari encomi dal Ministero dell’Interno.
Mio nonno, uomo dell’Ottocento, possedeva una lungimiranza anacronistica per l’epoca: aveva già un passaporto per viaggiare in Europa, Austria, Belgio, Francia. Commerciava in strumenti musicali, dirigeva la Banda del suo paese, considerava la musica una ricchezza, uno strumento di emancipazione personale. Bussando di porta in porta, convinse molte famiglie a permettere a tanti ragazzi, inabili al lavoro manuale delle campagne, di intraprendere una carriera musicale.
Cessato il conflitto, ricostruì il paese, sedando ogni tipo di rivolta e vendetta personale. Divenne sindaco nel ‘45 e, in mezzo a carenza e povertà, ignoranza e macerie, in soli 10 mesi costruì e inaugurò la strada che ancora oggi porta alla Faggeta, certo che questo avrebbe portato turismo e benessere per tutti. “Da piazza Colonna alla Selva Cimina in 100 minuti”, recitava un giornale d’epoca.
Idealista, umanista, impavido e intraprendente, Settimio David è per noi di casa un eroe, un esempio, un punto di riferimento solido.
Oggi finalmente, nella sede dei Giovani Democratici di Viterbo, in via della Polveriera 10, alle 16.30, mia madre, Costanza David, vincendo il suo naturale riserbo e pudore, stimolata dal nipote Gianmaria Oroni, darà a conoscere diversi aneddoti di quest’eroe della Resistenza, un Perlasca nostrano, un’autentica voce fuori dal coro. Perché Settimio David, questo “pericoloso” uomo politico, veramente “visse d’arte, visse d’amore e non fece mai male ad anima viva”.

Resistenza qui ed ora

 

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