Andrea Panzironi, il taxi writer in sciopero: “Ma quale lobby, noi combattiamo nella giungla di Roma. Uber è fuorilegge” - la Repubblica

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Andrea Panzironi, il taxi writer in sciopero: “Ma quale lobby, noi combattiamo nella giungla di Roma. Uber è fuorilegge”

Andrea Panzironi, il taxi writer in sciopero: “Ma quale lobby, noi combattiamo nella giungla di Roma. Uber è fuorilegge”
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«Non è vero che mancano taxi a Roma, le nostre tariffe sono ridicole. Da Fiumicino una famiglia spende meno con il taxi che con il treno. Le nuove licenze porterebbero un miglioramento solo apparente. Dopo il Giubileo inizierà la corsa al ribasso e si toglierà dignità al nostro lavoro”. Andrea Panzironi è uno dei tanti tassisti romani scesi oggi in piazza San Silvestro. Si definisce un libero battitore con la passione per l’arte e la scrittura. “Mi chiamo taxi writer”, racconta Panzironi, che a Uber, anteporrebbe un’altra piattaforma “Urbe”, il “taxi cor fischio”.

Perché siete scesi in piazza oggi?

“A Roma ci sono vari problemi che vanno oltre Uber e le nuove licenze, che vengono viste come la soluzione ma in realtà peggioreranno solo la situazione. A partire dalla velocità di frequenza. Tutta questa inefficienza sulle strade di Roma si riversa sulla reperibilità dei taxi. Cantieri, semafori, manifestazioni. Le code di gente in fila a Termini in attesa del taxi si creano per questo, perché magari c’è un intoppo e per fare un brevi distanze ci vuole anche mezz'ora. Da Termini a piazza di Spagna è un chilometro e mezzo eppure ci vogliono più di 10 minuti. Noi tassisti non troviamo più i posteggi o li troviamo occupati dalle auto o dagli Ncc”.

Quindi secondo lei non servirebbero nuove licenze?

“I numeri esatti, tra residenti e turisti con l’esplosione del turismo Airbnb non li sa nessuno. Intendo i numeri veri. Potrebbe accadere questo: noi aggiungiamo ancora più taxi nella confusione che c’è. Inevitabilmente ci sarebbe un miglioramento, col risultato che però i clienti sui taxi rimarrebbero comunque il doppio del tempo. Io rispetto alle venti corse che posso fare ora, ne inizio a fare dieci. Dopo il Giubileo il polverone si riabbassa e che facciamo? Inizia la corsa al ribasso, la guerra tra poveri. Così si toglierà dignità al lavoro”.

Però di fronte a questa chiusura c’è chi vi accusa di essere una lobby, che protesta solo per salvaguardare i propri interessi. Come risponde?

“Ci accusano di essere una lobby da sempre, siamo nel mirino perché dicono che siamo evasori. Non nego che l’evasione fiscale, come in tutte le professioni svolte con la partita Iva, ci possa essere. Lo fanno i commercialisti, i dentisti, i meccanici. Ma nessuno è preso di mira come noi. Perché? Eppure noi siamo in credito con il Campidoglio. Durante la pandemia siamo rimasti praticamente fermi e abbiamo svolto un servizio pubblico a tariffa calmierata. Il nostro datore di servizio, il Campidoglio, non ha compensato nulla. E non parliamo di qualche giorno, ma di 18 mesi”.

Perché siete contrari a Uber? Vi spaventa la concorrenza?

“Il problema di Uber subentra perché loro agiscono al di fuori della norma, fuori da un regolamento. Loro sono nati con un altro spirito. Sono un servizio privato, che era rivolto a una certa clientela vip, ma ora fanno a tutti gli effetti servizio taxi con lo stazionamento su pubblica piazza, con costi di gestione molto più bassi e deroghe che non finiscono mai. Vengono da fuori territorio e qui non si potrebbe. Sostano davanti agli alberghi, non è corretto. Il turista prende loro perché sono già davanti e non il taxi che sta a pochi metri di distanza. Fra l’altro il taxi gli farebbe pure spendere di meno. Noi abbiamo tariffe ridicole. Una famiglia da Fiumicino spende meno con il taxi con con il treno Leonardo. Con la differenza che il taxi ti porta sotto casa. Uber per andare all’aeroporto in questi giorni ti chiede anche 100 euro. Il tassametro è una salvaguardia per tutti”.

Quali sono le soluzioni che si possono prendere subito?

"Bisognerebbe prima di tutto fare una piattaforma unica per la prenotazione. Le risorse ci sarebbero e in questo modo sarebbero tutelati tassisti e clienti. Con il numero unico in questo modo il 30% delle richieste andrebbero soddisfatte. Tante volte mancano i taxi perché i clienti non sanno come cercarli”.

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