Sapienza, presidio pro Palestina: gli studenti scrivono a Mattarella - Il Secolo XIX

Mattarella alla Sapienza: “Denunciare ogni violazione dei diritti umani”. Slogan degli studenti pro Palestina

Oggi il capo dello Stato è all’ateneo per la XI edizione della Giornata del Laureato

eleonora CAMILLI
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(lapresse)

ROMA. «Quel che penso di quanto avviene a Gaza l'ho detto pubblicamente e non in circostanze fortuite o informali, ma in occasioni pienamente significative come nell'intervento che ho fatto otto giorni fa all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York, o con la lettera che l'altro ieri ho inviato per la Festa della Repubblica di Israele, anche reiterando la richiesta di un immediato cessate il fuoco. Per la nostra Repubblica tutte le violazioni dei diritti umani vanno denunciate e contrastate: tutte, ovunque, sempre». Non si chiude «nella torre d’avorio» del rettorato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma parlando all'Università La Sapienza in occasione della Giornata del laureato, risponde a una lettera inviata dai collettivi degli studenti dell’ateneo romano. Che per tutto il pomeriggio, lo hanno atteso fuori dall’edificio universitario in presidio intonando «Free Palestine».

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Al presidente della Repubblica i ragazzi hanno chiesto di prendere una posizione chiara su quello che definiscono «un genocidio su cui anche l’Italia ha le mani sporche di sangue». Il riferimento è agli accordi di collaborazione tra le università italiane e quelle israeliane, previsti dal bando Maeci. «Non voglio lasciare questa domanda senza risposta» spiega il Capo dello Stato sottolineando anche che «il potere, quello peggiore, desidera che le università del proprio Paese siano isolate, senza rapporti né collaborazioni con gli atenei degli altri Paesi perché questa condizione consente al peggiore dei poteri di controllare le università, di comprimere la cultura e di impedire il suo grido e la sua spinta di libertà». Mattarella chiede dunque «dialogo nel reciproco rispetto, con un'attenzione particolare a tutto ciò che attiene all'effettività del diritto allo studio, senza che alcuno ritenga di poter esigere di imporre valutazioni o decisioni, ma nel rispetto delle altrui opinioni perché in questo rispetto risiede la libertà».

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Parole che però non soddisfano del tutto gli studenti. «Mattarella ci ha citato dicendo che c’è apprensione per quel che accade in Palestina e che c’è bisogno di un cessate il fuoco - sottolinea Filippo, studente di Fisica del collettivo Cambiare rotta -. Ma siamo delusi perché da mesi ricerchiamo un dialogo con le istituzioni, a cominciare dalla nostra rettrice Polimeni, ma nessuno ci ascolta. Ci aspettavamo che almeno una delegazione potesse entrare all’interno. Avremo voluto dire che per arrivare al cessate il fuoco bisogna lavorare per una società demilitarizzata e soprattutto smettere di dare armi a Israele». Anche Gaia, dei collettivi studenteschi parla di un successo a metà: «Siamo dispiaciuti per la mancanza di un confronto, ma contenti perché abbiamo mandato via la polizia dalla nostra università».

Per tutto il pomeriggio si sono registrati momenti di tensione tra gli studenti e le forze dell’ordine. Il primo incontro ravvicinato è intorno alle 16,45 poco dopo l’arrivo del Capo dello Stato, quando i ragazzi si sono avvicinati alle transenne di fronte l’ingresso per cercare di entrare. Respinti, sono rimasti in presidio intonando slogan come «Mattarella dove sei», «Palestina libera», «Intifada fino alla vittoria». Hanno poi portato al sit-in anche un cartonato della rettrice Antonella Polimeni, «un burattino, come lei» hanno detto.

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Il presidio si poi mosso verso un secondo ingresso ma ancora una volta la strada è stata sbarrata dai poliziotti. «Pagherete caro, pagherete tutto» hanno urlato i manifestanti. Così dopo l’uscita del presidente Mattarella dalla città universitaria gli studenti hanno dato vita a un corteo improvvisato tra i viali della facoltà, inseguendo una camionetta della polizia, che è retrocessa, fino a uscire. Il corteo ha poi cercato di arrivare fino a viale dell'Università ma l’ordine era di non farli uscire dall’ateneo. Sono volati insulti e qualche spinta, i ragazzi che cercavano di raggiungere la strada sono stati contrastati dagli scudi delle forze dell’ordine.

Alla fine, dopo una lunga contrattazione, gli studenti hanno deciso di tornare all’interno della città universitaria, ma solo dopo aver avuto la rassicurazione che tutti i poliziotti e gli uomini della Digos abbandonassero La Sapienza. Al grido di «Via via la polizia» hanno chiuso i cancelli e sono tornati alle tende nel pratone. Dove - dicono - stanno già pensando a nuove mobilitazioni.



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