Sesso e genere: le differenze sono anche nel cervello

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(Foto: Bin Thiều su Unsplash)

Negli ultimi anni, documenta la neurobiologa Alice Mado Proverbio, professoressa associata di Psicobiologia e psicologia fisiologica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, sono state realizzate molte ricerche sul dimorfismo sessuale a livello cerebrale, con l’intento di riconoscere l’esistenza e l’importanza delle potenziali differenze di sesso nel comportamento umano normale e patologico. Ma nonostante il valore statistico, i risultati delle ricerche non hanno la forza di opporsi ai pregiudizi millenari che sostengono gli stereotipi e, di conseguenza, le aspettative sulle specifiche capacità maschili e femminili.

L’influenza del sesso

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I dati raccolti su campioni significativi tendono a dimostrare l’influenza del sesso sulle funzioni cerebrali a tutti i livelli ma, tra i luoghi comuni da contestare, è particolarmente rilevante quello che ritiene politicamente scorretto professare una differenza tra maschio e femmina. Del resto, solo recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha introdotto il concetto di medicina di sesso-genere, definendolo come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso, cioè dalla presenza nel genoma di specifici cromosomi sessuali) distinte dalle differenze socioeconomiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e malattia di ogni persona.

Identità sessuale e sesso biologico

L’identità sessuale di una persona non necessariamente coincide con il sesso biologico che, nei mammiferi, viene determinato al momento del concepimento: il cromosoma Y è responsabile dello sviluppo dei testicoli e della produzione di ormoni maschili come il testosterone. In assenza dell’Y, il feto sviluppa le ovaie ed emerge il fenotipo femminile. E’ ormai noto che quasi tutti gli organi del corpo sono sessualmente differenziati nell’essere umano e che i cervelli, in particolare, presentano significative disuguaglianze. La conoscenza di queste differenze è particolarmente importante proprio nello sviluppo della medicina di sesso-genere, che si propone di sviluppare trattamenti farmacologici ottimali per le diverse condizioni patologiche nei maschi e nelle femmine, studiando i dosaggi adeguati e i probabili effetti collaterali diversi nei due sessi.

Il ruolo degli ormoni

L’autrice mette in evidenza le differenze presenti nell’architettura cerebrale dei due sessi e la rilevanza degli ormoni, in particolare degli androgeni, nello sviluppo della identità di genere. Anche le differenze nei sistemi sensoriali, come il gusto, l’olfatto e la risposta retinica alla luce, dipenderebbero dall’effetto degli ormoni, la cui produzione non è costante ma varia ciclicamente nel tempo.

Memoria, calcolo, attenzione

Il libro riporta dati statistici a proposito delle diverse modalità intellettive tra maschi e femmine: differenze nella memoria, nell’intelligenza, nel ragionamento, nel calcolo, nella percezione e nell’attenzione, nella fluenza fonemica e semantica, individuando le zone del cervello implicate nei vari processi. Tuttavia è sempre molto difficile separare gli effetti delle componenti genetiche da quelli delle aspettative sociali, dell’impegno o degli interessi di chi si sottopone alla sperimentazione. Le misure di dati, come la pupillometria o specifici dosaggi ormonali, indicano differenze di sesso e possibili correlazioni con differenti livelli ormonali ma richiedono, in generale, ulteriori sperimentazioni e statistiche più significative. Per esempio, i cervelli maschili e femminili mostrano differenze neurofunzionali in diversi aspetti della cognizione sociale, nella percezione dei volti e, soprattutto nella decodifica facciale delle emozioni. Ancora, per esempio, i corpi nudi risultano particolarmente eccitanti per i maschi mentre i volti di bimbi piccoli inducono nelle femmine attività cerebrali più intense rispetto ad altre facce.

Differenze in Parkinson e Alzheimer

Gli ultimi due capitoli sono dedicati alle differenze di sesso nelle malattie neurologiche e nelle malattie psichiatriche. Le manifestazioni dell’Alzheimer, del Parkinson, della Tourette e dell’Huntington vengono analizzate insieme alle alterazioni cerebrali che le determinano. I dimorfismi sessuali sono rilevanti, ma anche gli ormoni sessuali ne influenzano la gravità e possono svolgere un ruolo aggiuntivo nella patogenesi delle malattie. Una interessante tabella mostra la diversa incidenza nei maschi e nelle femmine delle principali malattie neurologiche e neuropsichiatriche, mettendo in evidenza la localizzazione delle alterazioni cerebrali responsabili. Molto importante l’ipotesi che postula la presenza anomala di ormoni nel periodo prenatale, quando vengono precocemente programmati nel cervello l’orientamento sessuale e la suscettibilità a disturbi neuropsichiatrici.

Tra cannabis e disturbi alimentari

Anche il consumo di sostanze stupefacenti può predisporre in modo diverso i due sessi a malattie psichiatriche e, in particolare, l’uso continuativo di cannabis è correlato a una incidenza di schizofrenia in maschi adolescenti doppia rispetto alle femmine. Tra le altre patologie riportate, i disturbi alimentari sono più frequenti nelle femmine, e una maggiore esposizione prenatale al testosterone predice successive differenze nel comportamento alimentare dei due i sessi.

Cromosomi X e Y

Il saggio si conclude rilevando ancora come il ruolo dei cromosomi X e Y determini, a livello cerebrale, un dimorfismo anatomico legato al sesso biologico e alla conseguente regolazione neuro-ormonale del sistema nervoso. Queste differenze vengono modulate dalle esperienze soggettive, dagli stili di vita, dalle pressioni ambientali, e l’autrice ricorda ancora alla medicina di sesso-genere, nello sviluppo della sua efficacia diagnostica e terapeutica, l’impegno a tenerne conto.

Credits immagine: Bin Thiều su Unsplash