La mostra di Willem De Kooning a Venezia | Artribune

Quanto sono stati importanti i viaggi in Italia per il grande artista Willem De Kooning? 

Suggestioni d'Italia, tradotte in luce, colore, struttura, nelle opere dell’ultimo periodo del grande artista americano. Una grande mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia risponde all’interrogativo

L’esposizione Willem De Kooning e l’Italia mira a mettere in luce i mutamenti apportati alla  produzione artistica dell’autore successivamente ai due viaggi italiani del 1959 e 1969: da una pittura strutturata, dinamica, dominata da colori timbrici, dei dipinti precedenti al suo primo soggiorno, i “Parkway Paintings” di Willem De Kooning (Rotterdam, 1904 – East Hampton, 1997) del ’59, si passerà a tele e carte intrise di maggiore atmosfericità, luminosità e apertura spaziale, pur mantenendo i bilanciamenti cromatici e le suggestioni figurative che caratterizzeranno tutta la sua carriera. Procedendo con opere più marcatamente rappresentative, come i tre grandi nudi degli anni ’60, influenzati dal trasferimento ad Hampton, nell’East End di Long Island, e pertanto ancora maggiormente intrisi di quei riflessi e quell’aspetto trascolorante che gli derivava dal contatto diretto col paesaggio acquatico. Mentre i grandi dipinti degli anni ’70 testimoniano del percorso attraverso la scultura, conosciuta anch’essa in ambiente romano, nell’estremizzazione della monumentalità, frontalità, frammentazione e torsione. 

Willem de Kooning in his East Hampton Studio, New York, 1971. Photo Dan Budnik ©2024 The Estate of Dan Budnik. All Rights Reserved Artwork © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE
Willem de Kooning in his East Hampton Studio, New York, 1971. Photo Dan Budnik ©2024 The Estate of Dan Budnik. All Rights Reserved Artwork © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE

La mostra di De Kooning a Venezia 

In questa evoluzione, le carte “Black and White Romes”, del 1959-60, rappresentano un importante punto di passaggio, il principio di una rinnovata modalità espressiva. Una parte importante è dedicata, in due sale, ai disegni degli anni ’60 e ’70, fra cui quelli che De Kooning espone al Festival di Spoleto del ’69, realizzati con inchiostro, carboncino e matita e richiamanti la decostruzione e scomposizione di piani, e l’attorcigliarsi dei volumi raggiunti nella plastica. 
Quest’ultima esplorata a partire dal ’69, dall’incontro a Roma con l’amico scultore Herzl Emanuel, che aveva una fonderia a Trastevere: le piccole creazioni in terracotta che ne nascono, dalle forme vagamente antropomorfe, faranno poi da modello per la fusione di 13 bronzi, e per la riproduzione su larga scala di alcune di esse. Le superfici riflettenti, convessità e concavità della materia, la cura della forma tortile, sollecitano lo spettatore ad esplorarle girandovi intorno, e si configurano quale frutto ulteriore delle nuove ispirazioni. 

De Kooning: Disegni e sculture 

Tutto questo lavorìo attorno alla semplificazione degli elementi compositivi, vede come protagonisti determinati toni dominanti, che sono: le terre, l’ocra, il giallo, il rosso, le varie sfumature degli azzurri e dei blu, i quali richiamano ad alcuni suoi motivi ricorrenti: lo studio attento degli effetti di luce, quasi si fosse sempre immersi in uno scenario idealizzato, sospeso fra terra e cielo. 
I dipinti più tardi, quelli degli anni ’80 che segnano un decennio particolarmente fecondo, sono una sorpresa di linearità, luminosità e leggerezza: come se dopo tanto sezionare e analizzare, l’artista fosse giunto finalmente ad ottenere quel librarsi lieve delle masse e smaterializzarsi dei contorni che aveva da sempre perseguito.

Maria Palladino 



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Maria Palladino

Maria Palladino

Maria Palladino, curatrice di eventi artistici e critico d’arte, si occupa dell’organizzazione di mostre d’arte contemporanea, dal progetto espositivo all’allestimento, presentazione, comunicazione e ufficio stampa dal 2003, operando con associazioni artistiche e nel contesto di gallerie e spazi istituzionali a…

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