Sfondamento russo in direzione Kharkiv. L’offensiva d’estate muove i primi passi - la Repubblica

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Sfondamento russo in direzione Kharkiv. L’offensiva d’estate muove i primi passi

Sfondamento russo in direzione Kharkiv. L’offensiva d’estate muove i primi passi

L’effetto immediato è rendere più ardue le incursioni che colpiscono Belgorod

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I russi attraversano il confine ucraino a Nord di Kharkiv alle cinque del mattino con alcune colonne di veicoli e quattro battaglioni di soldati. E prendono una striscia di territorio profonda cinque chilometri e larga dieci. Dentro il territorio ci sono anche quattro villaggi — Stryileche, Krasne, Pylyne e Borysivka — che erano già finiti sotto il controllo russo durante l’invasione del febbraio 2022 e poi erano stati liberati pochi mesi dopo. Ma allora l’iniziativa era tutta in mano agli ucraini, quest’anno invece è nelle mani della Russia — e questa è una condizione che gli ucraini soffrono molto.

Quel settore di confine a Nord di Kharkiv è lo stesso che le milizie di volontari russi che combattono a fianco degli ucraini attraversano in elicottero — su Blackhawk acquistati dagli Stati Uniti — per andare a combattere nella regione di Belgorod (quindi in Russia), per due-tre giorni. Tengono le posizioni finché riescono e poi si ritirano di nuovo al di qua del confine ucraino, dopo avere seminato il panico tra le forze di sicurezza russe. Questi raid hanno lo scopo a breve termine di distrarre truppe nemiche dal Donbass e sul medio termine di creare una zona cuscinetto in territorio russo, in modo da tenere lontana l’artiglieria di Mosca.

Ecco, i russi questa volta hanno battuto sul tempo gli ucraini e sono stati loro a creare una zona cuscinetto in territorio ucraino — per adesso profonda cinque chilometri, ma secondo fonti dell’esercito ucraino vogliono arrivare a dieci. Ora le incursioni dei russi anti-putinisti saranno più complicate. L’avanzata ha anche l’altro esatto scopo: costringere gli ucraini, che però hanno meno uomini a disposizione, a spostare soldati dal Donbass per schierarli a Nord di Kharkiv.

I raid oltre confine a Belgorod, come gli affondamenti delle navi russe nel Mar Nero e i bombardamenti con i droni contro le raffinerie in Russia — a volte a più di mille chilometri di distanza dal confine — hanno anche il fine per gli ucraini di contrastare la lancetta della percezione del conflitto, che giorno dopo giorno si sposta a favore di Putin, molto in anticipo sulla linea del fronte che invece si muove con molta lentezza. Ma la guerra è un fatto di percezione.

A questo punto bisogna allargare lo sguardo e capire che cosa vogliono fare i russi, dopo aver passato di nuovo il confine ucraino in quella regione. L’obiettivo finale di questo sfondamento a Nord di Kharkiv è soltanto creare una zona cuscinetto in un settore dove venivano bucati regolarmente dagli ucraini? Oppure vogliono prendere Kharkiv, seconda città del Paese? Oppure ancora sono le prime manovre preparatorie per l’offensiva di fine maggio e inizio giugno che molti assicurano è quasi sul punto di cominciare?

Nei manuali Nato ci sono lunghe spiegazioni dedicate a una pratica che si chiama “shaping the terrain”, dare forma al campo di battaglia, predisporre le proprie forze in anticipo per avere un vantaggio quando arriva il momento di far partire un’offensiva. Una cosa è certa: ai russi conveniva fare presto e cominciare a muoversi, in modo da sfruttare gli effetti ancora perduranti della mancanza di aiuti militari americani per quasi sei mesi. Gli aiuti ora stanno arrivando, ma la catena della logistica non è pari ovunque.

La bella stagione ormai è arrivata, il terreno è duro, la temperatura è mite — e quindi si può stare all’aperto, andare all’assalto e se occorre dormire nei campi — ed è il periodo più favorevole per combattere e fare grandi manovre. Comincia la finestra di opportunità che poi si chiuderà a ottobre. Lo sfondamento di ieri in quel settore del confine potrebbe essere la prima di altre dieci mosse oppure chiudersi qui. A essere precisi non si è trattato nemmeno di uno sfondamento, perché in quel tratto, al contrario di quel che si potrebbe credere, il confine è sguarnito e non ci sono fortificazioni massicce.

Kharkiv per adesso non è in pericolo, anche se dista soltanto trentacinque chilometri dal confine, protetta com’è da multipli cerchi di difese. Il rischio maggiore è che la Russia voglia trasformarla in una città fantasma, devastata e traumatizzata dalle bombe, come ha già fatto con altre città più piccole.

Entro giugno arriveranno i caccia F-16 e anche gli ucraini, che si stanno abituando a mettere le mani avanti, dicono che non saranno una bacchetta magica. Gli aerei possono fare la differenza quando si tratta di abbattere gli sciami di droni che quasi ogni notte i russi lanciano sull’Ucraina; e per dare la caccia ai bombardieri russi, che per il momento non hanno rivali in aria capaci di intimidirli mentre volano in missione lungo il confine per sganciare bombe-alianti contro le città ucraine.

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