Zoro on the road con il prof Teti: «Finché i nostri figli partono dalla Calabria abbiamo fallito»
Luci e ombre

Zoro on the road con il prof Teti: «Vietato parlare male della Calabria, ma finché i nostri figli partono abbiamo fallito»

Propaganda Live riaccende i fari sulla nostra regione. La trasmissione di Diego Bianchi questa volta ha indagato il concetto di “restanza” reso famoso dal grande antropologo di San Nicola da Crissa. Ne emerge un’analisi lucida e senza sconti

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di Stefano Mandarano
18 maggio 2024
14:30
Diego Bianchi e il professore Vito Teti
Diego Bianchi e il professore Vito Teti

Diego Bianchi in arte Zoro riporta in Calabria le telecamere di Propaganda live, popolare trasmissione televisiva di La7. Dopo il focus sulla sanità dall’ospedale di Polistena e l’incursione nella campagna elettorale di Vibo Valentia - che tanto fa ancora discutere in città - Zoro si spinge nell’entroterra vibonese, tra strade che sembrano bombardate e caseggiati non finiti a fare da cornice, per incontrare il professor Vito Teti, antropologo di fama internazionale e teorico della Restanza.


Di Restanza e di Teti Propaganda live aveva già parlato, qualche settimana fa - ospite in studio Antonio Albanese - in occasione della presentazione del film Un mondo a parte, commedia di Riccardo Milani che cita ampiamente l’opera dello studioso in una gustosa gag ambientata in una scuola abruzzese.  

Dunque Zoro ora tocca con mano i luoghi della Restanza, e ciò che Teti dice nel viaggio in auto tra Vallelonga e Simbario, meta di un tipico pasto a base di porcini, diviene a pieno titolo un manifesto politico e al tempo stesso apre uno squarcio, lucidissimo, sulla Calabria, sulla sua narrazione, sui suoi fallimenti e le sue condanne ma anche sulle direttrici di una sua possibile salvezza.

«Vietato parlare male della Calabria»

L’intellettuale di San Nicola da Crissa, con ironia ma non troppo, mette le mani avanti: «Prima di qualsiasi ragionamento, ricordiamoci di dire che la Calabria è una terra bellissima, accogliente, piena di risorse. Con i calabresi ospitali e buoni. Perché se questa cosa non viene detta, ti accusano di parlare sempre degli aspetti negativi della Calabria. E, quindi, questa narrazione edulcorata, che ha naturalmente un fondo di verità, dà l’alibi a qualcuno per dire: “Non dovete parlarne sempre delle cose negative, di ‘ndrangheta, malessere, arretratezza, perché la Calabria è anche altro”. E mi sembra ovvio che sia anche altro. Il problema è che è tutte e due le cose insieme».
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Giornalista
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