Il 18 maggio 1980 la catastrofica eruzione del Monte St. Helens

L'eruzione del Monte St. Helens del 1980 rimane un potente promemoria della forza della natura
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Il 18 maggio 1980, un evento catastrofico ha segnato la storia degli Stati Uniti: l’eruzione del Monte St. Helens nello Stato di Washington. Questa eruzione vulcanica, una delle più devastanti nella storia recente, ha provocato la morte di 57 persone e causato danni stimati in circa 3 miliardi di dollari.

Il preludio

Il Monte St. Helens, un vulcano situato nella Catena delle Cascate, aveva mostrato segni di attività crescente nei mesi precedenti l’eruzione. A partire da marzo 1980, una serie di terremoti e l’aumento dell’attività fumarolica avevano messo in allarme i vulcanologi. Un rigonfiamento visibile sul lato Nord del vulcano indicava che il magma si stava accumulando sotto la superficie.

Nonostante i segnali premonitori, l’intensità e l’immediatezza dell’eruzione del 18 maggio colsero molti di sorpresa. Alle 08:32 del mattino, un terremoto magnitudo 5.1 provocò il collasso del fianco Nord del monte, scatenando una frana colossale. Questo crollo fu immediatamente seguito da un’esplosione laterale che rilasciò un’enorme quantità di energia.

La catastrofica eruzione del Monte St. Helens

L’esplosione laterale del Monte St. Helens fu uno degli eventi più spettacolari e distruttivi mai registrati. Il fianco Nord del vulcano si spostò lateralmente e verso l’alto, liberando una nuvola di gas caldo, cenere e rocce a velocità supersonica. Questa nube piroclastica devastò un’area di circa 600 km quadrati, abbattendo alberi, incenerendo vegetazione e distruggendo tutto ciò che incontrava sul suo cammino.

Il flusso piroclastico fu seguito da una colonna eruttiva che si innalzò fino a 24 km nell’atmosfera, disperdendo cenere vulcanica su 11 Stati americani e raggiungendo perfino il Canada. La quantità di materiale proiettato nell’atmosfera alterò temporaneamente il meteo locale, causando un calo delle temperature e un oscuramento del cielo.

Le conseguenze umane e ambientali

La furia del Monte St. Helens provocò la morte di 57 persone, tra cui scienziati, fotografi, e residenti locali che si trovavano troppo vicini al vulcano. La frana e l’esplosione distrussero infrastrutture, abitazioni e foreste. Il Lago Spirit, situato vicino al vulcano, fu completamente trasformato dall’onda d’urto e dai detriti.

Gli effetti ambientali furono profondi e duraturi. Oltre alla distruzione della fauna e della flora locale, i fiumi e i corsi d’acqua furono riempiti di cenere e detriti, causando inondazioni e alterazioni dell’ecosistema acquatico. La zona circostante il vulcano divenne un paesaggio lunare, un deserto di cenere e alberi sradicati.

Una pietra miliare per la vulcanologia

L’eruzione del Monte St. Helens rappresentò una pietra miliare per la vulcanologia. Gli scienziati ottennero dati preziosi sull’attività pre-eruttiva, sui meccanismi delle eruzioni laterali e sugli effetti a lungo termine di un’eruzione vulcanica. Questo evento stimolò anche lo sviluppo di nuove tecnologie e metodologie per il monitoraggio dei vulcani, migliorando la capacità di previsione e riduzione del rischio.

La lezione appresa dal Monte St. Helens ha portato a una maggiore consapevolezza del potenziale distruttivo dei vulcani e alla necessità di una preparazione adeguata per affrontare tali emergenze.

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