Quando l’aveva incontrata lungo il corso del Loing, a Parigi, era un giorno d’estate del 1876. Aveva 26 anni, Robert, un intellettuale scozzese di famiglia austera, cagionevole per via della tubercolosi e intenzionato a diventare scrittore. Lei era arrivata in Europa, dagli Stati Uniti, per fare la pittrice. Tre figli e un matrimonio concluso, Fanny aveva 11 anni più di lui. I ritratti che ci consegna Alexandra Lapierre sono sempre imprevisti e colmi di dettagli storici avvincenti, eppure dopo Belle Greene, Artemisia Gentileschi, Mura, il suo il volume Fanny Stevenson. Tra passione e libertà (e/o, pp. 720, euro 22, traduzione di Sergio Atzeni) ha una particolare spinta vitale.
«Ho letto tutta l’opera di Robert Louis Stevenson, e nelle sue prefazioni mi colpiva ogni volta il riferimento a sua moglie Fanny, una musa, la sua ispirazione e il suo sostegno totale – dice Lapierre, che oggi sarà ospite al Salone del Libro di Torino alle 12 in Sala Azzurra con Melania Mazzucco –. Anche se emergeva un carattere indocile, non era così colta eppure aveva autorità su di lui. Mi incuriosiva questa contraddizione tra l’essere considerata un angelo e subito dopo una megera».

Per scrivere il suo libro ha impiegato oltre cinque anni, tra reperimento della documentazione soprattutto. Cosa ha scoperto?
Intanto ho capito che prima di conoscere l’autore di Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde e sposarlo, Fanny Vandegrift (nata a Indianapolis nel 1840) aveva già avuto una vita formidabile. Accanto a Samuel Osbourne era stata da ragazzina, aveva 17 anni quando lo sposò. Ma la sua era una esistenza già intensa, avventuriera lo era stata in autonomia, fin quando andò in Nevada, terra di cercatori di oro. Il canale di Panama lo ha attraversato con la figlia molto piccola, così la California e poi l’Europa per arrivare a Parigi in cui però le cose non andarono come si sarebbe aspettata. Quando capisce che non sarebbe riuscita a realizzare il suo sogno di artista non negherà la sua generosa vicinanza al talento del suo amato.

Colpisce che i suoi libri ruotino intorno a figure sempre così attive e ardenti, amatissime e libere anche sessualmente, come lo è stata Fanny che non ha mai inteso la propria una femminilità di servizio.
È questo che consente, a lei e Robert, di avere una relazione tra pari. Stavano uno accanto all’altra e forse lui sarebbe stato ugualmente un grande scrittore ma nel caso di Dottor Jekyll e Mister Hyde è stata Fanny a dirgli di cestinare la prima versione ed è per questa ragione che lui ne dà alle stampe una seconda, diversa. Jekyll e Hyde, questo il suggerimento, non potevano essere due persone distinte ma bene e male dovevano poter convivere. Averla riscritta in questa chiave ne fa il capolavoro che oggi conosciamo. Stiamo parlando della forza incredibile di uno scrittore ma anche di un uomo innamorato che, seppure malato, affronta un viaggio fino alla California per raggiungerla e attenderla. È una unione riuscita quella tra loro, un amore sì ma anche un sodalizio.

Dopo la morte di Stevenson, nel 1894, il giornalista Edward Salisbury Field, detto Ned, rimase accanto a Fanny con una dedizione e una fedeltà rare. Aveva 38 anni meno di lei e alla sua morte, nel 1914, sposò la figlia Belle. Nel suo romanzo lei rintraccia le verità storiche e le profondità dei legami.
Il rapporto madre e figlia è di una tale modernità che non sembra davvero collocato in pieno Ottocento, così i ritratti di questi uomini che scelgono per amore di stare con donne molto più grandi di loro. È una libertà che oggi è talvolta malvista, figuriamoci nell’epoca di cui stiamo parlando. L’ossessione di rendere queste vite, quella di Fanny in particolare, di nuovo pulsante, di carne e sangue, è sempre commisurata alla fedeltà che ho verso chi mi leggerà. Quindi le verità storiche, ciò che accade, sono il frutto di lunghe ricerche in archivi e biblioteche, diari epistolari e biografie già esistenti, quando ci sono. Sicuramente è mia cura segnalare anche le lacune del percorso che intraprendo, non posso ingannare chi legge. E nemmeno posso inventare ciò che non è accaduto.