Perché il cervello umano sta diventando sempre più piccolo
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Perché il cervello umano sta diventando sempre più piccolo

Al di là delle teorie al momento è difficile comprendere le cause che hanno innescato la riduzione del nostro cervello. Tutto ruota intorno al periodo, bisognerebbe infatti capire quando è iniziato il processo. Manca una data ufficiale e la documentazione fossile è insufficiente per stabilire il periodo.
A cura di Elisabetta Rosso
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Lo sviluppo di cervelli più grandi è stato considerato a lungo un segno distintivo di intelligenza. Per fortuna non è così. Le dimensioni medie infatti si sono ridotte nel corso degli ultimi 100.000 anni. Questo vuol dire che un Uomo di Neanderthal aveva il cervello di dimensioni maggiori rispetto al nostro. Ian Tattersall, paleoantropologo e curatore del Museo Americano di Storia Naturale di New York, ha esaminato l'evoluzione dei volumi della scatola cranica: "A un certo punto è iniziata la diminuzione delle dimensioni, i crani degli uomini e delle donne oggi sono in media più piccoli del 12,7% rispetto a quelli dell'Homo sapiens vissuto durante l'ultima era glaciale."

La riduzione delle dimensioni del cervello è iniziata circa 100.000 anni fa, e secondo Tattersall il fattore scatenante è stato l'invenzione spontanea del linguaggio. I percorsi neurali del cervello si sono organizzati "in un modo più efficiente", permettendo agli esseri umani di ottenere un miglior rapporto qualità-prezzo. "Il nostro modo di pensare è diverso rispetto a quello dei nostri antenati. Decostruiamo il mondo che ci circonda attraverso un vocabolario di simboli astratti e rimontiamo quei simboli per porre domande." Eppure non è l'unica teoria, ci sono almeno altri tre fattori che avrebbero innescato la riduzione progressiva del cervello.

La teoria del cambiamento climatico

La tesi di Tattersal è stata contestata. "I dati non possono confermare questa ipotesi, sembra infatti che il cervello umano si sia ridotto dopo lo sviluppo del linguaggio", ha spiegato Jeff Morgan Stibel, scienziato cognitivo del Museo di storia naturale in California. Secondo Stibel la riduzione del cervello potrebbe dipendere dal cambiamento climatico. In uno studio del 2023, ha analizzato i crani di 298 esemplari di Homo sapiens negli ultimi 50.000 anni. Ha scoperto che il cervello umano ha cominciato a diventare più piccolo negli ultimi 17.000 anni, la data corrisponde con la fine dell’ultima era glaciale.

"Quello che abbiamo visto è che più caldo è il clima, più piccola è la dimensione del cervello negli esseri umani", ha spiegato Stibel. "È noto che gli esseri umani nei climi caldi abbiano sviluppato corpi più magri e più alti per massimizzare la perdita di calore. È possibile che il nostro cervello si sia evoluto in modo simile. Oggi, se fa caldo, possiamo indossare una maglietta, tuffarci in una piscina o accendere l'aria condizionata, ma 15.000 anni fa queste opzioni non erano a nostra disposizione", ha spiegato Stibel.

Il cervello, anche se rappresenta solo il 2% della nostra massa corporea consuma il 20% della nostra energia metabolica a riposo. "Il cervello è l'organo che consuma più energia e calore, quindi dovrebbe adattarsi anche al clima. La nostra teoria è che i cervelli più piccoli dissipano meglio il calore e hanno anche una produzione di calore ridotta”. Di conseguenza, secondo la teoria di Stibel, la Terra in rapido riscaldamento potrebbe causare un’ulteriore riduzione delle dimensioni del nostro cervello.

Cosa cambia con gli imperi e le società sedentarie

Nel 2021, Jeremy DeSilva, antropologo del Dartmouth College negli Stati Uniti, ha analizzato i fossili cranici partendo dagli ominidi del Miocene Rudapithecus (9,85 milioni di anni fa) fino agli esseri umani moderni (da 300.000 a 100 anni fa). Secondo i dati raccolti, il nostro cervello avrebbe iniziato a ridursi circa 3.000 anni fa. Il periodo corrisponde all'emergere delle civiltà complesse. Secondo DeSilva la nascita degli imperi e delle società sedentarie ha portato alla suddivisione dei compiti "le persone non dovevano più sapere tutto e poiché gli individui non dovevano più pensare a tutto per sopravvivere, il loro cervello si è ridotto."

Anche questa teoria è contestata. "Non tutte le società di cacciatori-raccoglitori sono diventate complesse allo stesso modo o nello steso momento", ha spiegato Eva Jablonka, professoressa del Cohn Institute for the History di Filosofia della Scienza presso l'Università di Tel Aviv in Israele.

La teoria della malnutrizione nelle società complesse

Secondo Jablonka la riduzione del cervello potrebbe essere correlata invece alla malnutrizione. L'emergere delle società complesse, infatti, è "correlato alla creazione delle classi sociali, la maggior parte delle persone erano povere quindi uno stile di vita meno sano potrebbe aver compromesso lo sviluppo del cervello." Anche Marta Lahr, del Leverhulme Centre for Human Evolutionary Studies dell'Università di Cambridge, sostiene che la misura del cranio sia legata all'alimentazione. La dipendenza dall’agricoltura potrebbe infatti aver creato carenze di vitamine e minerali. 

Perché è così difficile capire cosa ha causato la riduzione del cervello

Al di là delle teorie al momento è difficile comprendere le cause che hanno innescato la riduzione del nostro cervello. Tutto ruota intorno al periodo, bisognerebbe infatti capire quando è iniziato il processo. Ma manca una data ufficiale e la documentazione fossile è insufficiente per stabilire il periodo. I reperti, più sono antichi, più sono difficili da trovare, la documentazione è quindi sbilanciata verso esemplari più recenti. "I dati non sono così buoni. Tutto quello che sappiamo è che allora i cervelli erano grandi, mentre oggi sono circa il 13% più piccoli", ha spiegato Tattersall.

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