Lettera a Tito, Euro-Spop ovvero lo spopolamento come problema europeo e “Le porte del silenzio” di Francesca Viscone

Lettera a Tito, Euro-Spop ovvero lo spopolamento come problema europeo e “Le porte del silenzio” di Francesca Viscone

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images Lettera a Tito, Euro-Spop ovvero lo spopolamento come problema europeo e “Le porte del silenzio” di Francesca Viscone

  13 maggio 2024 12:10

di DOMENICO LANCIANO

Caro Tito, con immenso dispiacere e antico dolore, devo constatare che in Italia peggiorano di giorno in giorno le condizioni delle zone rurali, dei borghi, dei paesi, delle cittadine e persino di alcune città della dorsale appenninica, alpina e delle isole a causa del sempre maggiore spopolamento che condanna a morte una civiltà e interi territori che hanno retto abbastanza bene per molti secoli. Ciò vale pure per gran parte dell’Europa, del Mediterraneo e nel resto del mondo là dove la globalizzazione ha svuotato e continua a svuotale tante nazioni. Le grandi città, le metropoli e le megalopoli diventano sempre più ingestibili mentre i nostri paesi diventano sempre più “fantasmi”. Da sempre ripeto che “le città scoppiano e i paesi muoiono!” … ci vuole un adeguato “riequilibrio” territoriale e sociale, altrimenti il mondo diventerà sempre più invivibile. Purtroppo a livello istituzionale e locale, nulla o quasi è stato fatto per frenare tutto questo esodo. La mia lotta contro lo spopolamento dura ormai dal 1977 però con pochissimi risultati decisivi … 47 anni incessanti contro i mulini a vento!… Ecco perché mi convinco sempre di più che andiamo lentamente verso l’autodistruzione. A parte la denatalità che pesa come un grosso macigno sulle nazioni cosiddette progredite. Provo a tratteggiarne le principali tappe della mia lotta allo spopolamento, iniziata quando ancora non se ne parlava abbastanza, almeno in Italia …

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LA SCOPERTA ANAGRAFICA DELLO SPOPOLAMENTO

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Per redigere la mia tesi di laurea (dal giugno 1973 al giugno 1977 per quattro anni, compreso quello trascorso per il servizio militare) ho studiato storicamente e sociologicamente il mio paese, Badolato (CZ), nelle sue dinamiche evolutive ed involutive (specialmente demografiche). Analizzando le proiezioni anagrafiche, mi sono accorto che nel giro di qualche decennio il borgo (nato dodici secoli prima) avrebbe perso pressoché quasi tutti propri abitanti che nel censimento del 1951 erano ben 4.842 nonostante la già forte emigrazione passata e ancora in corso. Nessun aiuto ho potuto avere a riguardo dai miei docenti di riferimento all’Università degli Studi di Roma (oggi La Sapienza) come ad esempio il sociologo Gianni Statera, che mi ha seguito negli studi ed è stato il mio relatore nella seduta di laurea di lunedì 25 luglio 1977. Pensando di fare cosa utile e gradita, lunedì 18 settembre 1978 ho donato copia dei due volumi della mia tesi di laurea al Sindaco e al Consiglio Comunale di Badolato, ma non ho avuto alcun riscontro. Quindi mi sono attivato per avvisare di tale galoppante spopolamento varie altre Autorità ed Istituzioni, dalle quali non ho avuto alcuna considerazione.

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Ho cercato di interessare all’argomento pure la casa editrice Feltrinelli di Milano, che solitamente si era dimostrata sensibile a tali tematiche, andando personalmente a Milano a parlare con il capo della redazione. In un primo tempo la mia proposta di trattarne in un apposito volume era stata accettata; però dopo qualche mese non si è fatto nulla, addebitando alla crisi dell’editoria il taglio di alcuni lavori da pubblicare tra cui questo mio. Nella primavera del 1979 mi sono poi rivolto al prestigioso sociologo italo-americano prof. Joseph Lopreato (Stefanaconi VV 1928 – Texas USA 2015) incontrandolo all’Università della Calabria di Cosenza, dove curava una serie di corsi di studio. Ma pure da lui non ho avuto l’ascolto che mi sarei aspettato (pur essendo di origini calabresi) né un suggerimento o un semplice indirizzo. Apatia assoluta. Nell’estate 1980 ho trovato un qualche interesse in una piccola casa editrice di Roma che mi ha messo in contatto con il famosissimo Cesare Zavattini (1902-1989) autore e sceneggiatore di importantissimi film, pure premiato scrittore. Però pure lui, dopo un primo accenno d’interesse, non ha proseguito il discorso, scusandosi di non avere tempo sufficiente da dedicarmi.

BADOLATO PAESE IN VENDITA CONTRO LO SPOPOLAMENTO

Dal 1980 al 1986 (tra fidanzamento, ricerca di un lavoro, matrimonio, morte di mio padre e altre vicende esistenziali) non ho avuto la giusta predisposizione d’animo per dedicarmi allo spopolamento, anche se, in verità, ho cercato di seguìre il più possibile tale problematica sociale. Poi nella primavera del 1986, come bibliotecario incaricato del Comune di Badolato, ho cercato di parlarne in vario modo con gli Amministratori fino a proporre di lanciare, attraverso la stampa italiana ed estera, un SOS per salvare il borgo antico dallo spopolamento e dal conseguente degrado edilizio-urbano e la sua ruralità già fin troppo abbandonata, quasi semi-desertificata. Così, come è già sufficientemente noto, ho smosso un po’ le acque stagnanti su tale tema con un mio articolo pubblicato dal quotidiano nazionale IL TEMPO di Roma, martedì 07 ottobre 1986 (pagina 22 – Interni Attualità – Anno 43 n. 272).

Il clamore suscitato da tale articolo (che in quello stesso giorno del 7 ottobre 1986 ho diffuso a tutti i corrispondenti della Stampa Italiana ed Estera a Roma) è ben noto. E, in sèguito, la vicenda è stata imitata pure da altri sindaci italiani. Uno, come quello di Casalattico (Frosinone), è venuto a Badolato (con alcuni suoi assessori) per vedere come fare, già nel gennaio 1987 dopo le prime trasmissioni televisive nazionali. Per due intensi anni (dal 07 ottobre 1986 al 31 ottobre 1988) è stato un susseguirsi di giornalisti e troupe radio-televisive da varie parti del mondo, di dibattiti, di polemiche, di gente che veniva a Badolato per curiosità o per acquistare casa (specialmente da Svizzera, Germania, Austria e, ovviamente dal resto d’Italia), mentre qualche badolatese cominciava a capire e ragionare come valorizzare la sua casa o la sua cantina (u catoju). In fondo non ho fatto mistero che il mio SOS per salvare il borgo era diretto, prima di tutto, agli stessi badolatesi. A giovarsi della vicenda “Badolato in vendita” sono stati pure i paesi confinanti, principalmente Santa Caterina Jonio e Isca sullo Jonio. Due decenni dopo, il sindaco Domenico Criniti (di Santa Caterina J.) mi ha dato atto che il proprio paese si è giovato della nostra iniziativa di Badolato dicendomi pure: “Se tu allora avessi potuto avere internet, sicuramente avresti potuto ottenere molto molto di più”. Ma nel 1986-88 non c’era ancora il web.

LA SINTESI FATTA DALLA RIVISTA “LA RADICE” NEL 1996

Nel decimo anniversario del primo SOS “Badolato paese in vendita” (1986-1996) il periodico trimestrale “La Radice” (organo di informazione nato nell’aprile 1994 … “scritto per tutti i Badolatesi soprattutto per i tanti sparsi per le vie del mondo” e diretto dal prof. Vincenzo Squillacioti) ha realizzato (con il fascicolo n. 3 dell’anno 2 del 30 settembre 1996 alle pagine 5 – 18 su un totale di 24) una importante quanto necessaria, utile e lodevole sintesi di quanto avvenuto.  Rimando a tale meritorio, meticoloso e scrupoloso lavoro chi volesse approfondire l’argomento. Ho riletto quelle 14 pagine e, pur con qualche ovvia dimenticanza, ho notato che al 98% c’è tutto ciò che bisogna sapere di quel periodo che non mi sembra affatto esagerato definire “storico” non soltanto per Badolato e la Calabria, ma anche per il resto d’Italia, d’Europa e del mondo … ovunque ci sia un tale spopolamento da creare i medesimi problemi sofferti da Badolato proprio come prototipo dei Luoghi colpiti dalla cosiddetta globalizzazione ovvero dalle politiche socio-economiche degli Stati e delle Potenze imperiali che non si fanno scrupoli a distruggere delicati equilibri (come quelli ecologici oltre che antropologici) pur di dominare e primeggiare.

Se ho riletto bene, mi sembra che manca un dato essenziale nel puntuale racconto de “La Radice”. Alla pagina 11 (sotto il titolo di “Incontri assembleari di rilievo”) non è annotata la determinante assemblea popolare, voluta dal sindaco Ernesto Menniti, per illustrare e chiarire ai cittadini gli scopi dell’operazione “paese in vendita” (che era stata in vario modo fraintesa o strumentalizzata). Tale affollata riunione è avvenuta nei locali del nuovo edificio scolastico di Corso Umberto I (di fronte alla monumentale chiesa di San Domenico) domenica pomeriggio 28 dicembre 1986. I cittadini erano stati chiamati per dire SI o NO al proseguimento dell’intrapresa azione di salvezza e valorizzazione del borgo. La stragrande maggioranza ha dato il consenso e, quindi, il “via libera” alla continuazione di tale operazione sociale. Eguale assemblea è stata poi tenuta domenica 22 febbraio 1987 a Wetzikon per i tanti badolatesi emigrati in Svizzera, alla presenza del sindaco Ernesto Menniti, del segretario del Partito Comunista badolatese Vincenzo Piperissa (divenuto sindaco dopo pochi mesi) e mia come bibliotecario e iniziatore del “paese in vendita”. Tale evento è bene annotato ed evidenziato da “La Radice” alla pagina 11.


Antonio Piperata

Dall’assemblea popolare del 28 dicembre 1986 è scaturito il comunicato-stampa del prof. Antonio Piperata, direttore di Radio Soverato, cui mi ero rivolto per rilanciare a livello nazionale tramite l’agenzia-stampa ANSA (dopo il primo lancio del 07 ottobre) la notizia del “paese in vendita”. Tale notizia è stata riportata (come annota “La Radice” a pagina 6) da gran parte dei quotidiani italiani di martedì 30 dicembre 1986 e ha dato il via a tutta una serie di mobilitazione dei mass-media anche stranieri. Infatti, aveva avuto poco sèguito la distribuzione del mio articolo de Il Tempo del 7 ottobre ai giornalisti della Stampa Estera e Italiana di Roma. Quindi, va dato atto e riconosciuto (come fa pure “La Radice”) che … << con il comunicato all’ANSA del 29.12.1986 Antonio Piperata ha contribuito a lanciare nel mondo il “caso Badolato” >> … ma sempre a sèguito di tale determinante assemblea popolare del 28 dicembre. Ovviamente, c’è da dire che il grosso dei servizi giornalistici e radio-televisivi sia avvenuto fino all’ottobre 1988 pure perché c’è stato da parte mia un’assistenza, accoglienza ed una sollecitazione continua con la stampa italiana ed estera (spesso con miei viaggi a Roma, Milano e Napoli). E, una volta che sono partito in esilio il primo novembre 1988, il flusso dei servizi è calato di molto … anche se, quasi per inerzia, è continuato ancora l’interesse per il fenomeno del “paese in vendita” il cui clamore è poi ripreso – con l’altra tematica dei migranti – per qualche anno ancora dopo lo sbarco della nave Ararat e l’accoglienza dei suoi profughi curdi nel borgo di Badolato. Ma questa è un’altra Storia.

Alla pagina 12 del più volte citato fascicolo de “La Radice” del 30 settembre 1996, c’è un elenco di opere donate da numerosi artisti al Comune di Badolato tra il 1988 e il 1996. A questa dovrebbero essere aggiunte le tante altre opere (quadri soprattutto) che ero riuscito ad avere come donazione per l’istituenda Pinacoteca Comunale (assieme a innumerevoli libri e riviste per la Biblioteca) quando tra il novembre 1985 e l’ottobre 1988 sono stato di fatto (con o senza delibera municipale) bibliotecario incaricato. Mi chiedo ancora che fine abbiano fatto (a parte alcuni ancora rintracciabili ma disseminati in luoghi impropri). Mi fa poi molto piacere rileggere a pagina 10 quanto detto dal regista Gianfranco Savino: << Sarebbe bello per Badolato realizzare un progetto per invitare ed ospitare in determinati periodi dell’anno artisti, scultori, scrittori, giornalisti, intellettuali utilizzando la loro presenza per organizzare convegni, dibattiti, mostre, fare teatro … è necessario fare un progetto di lungo respiro, dove insieme alla riabilitazione edilizia ci sia anche la rimessa in moto di idee … >>. Tale dichiarazione conferma, in pratica, quanto da me già precedentemente proposto con un articolo pubblicato molti anni prima nelle Cronache della Calabria da IL TEMPO di Roma domenica 04 agosto 1974 intitolato INTELLETTUALI A BADOLATO, con cui presentavo proprio il progetto di specializzare Badolato nel turismo intellettuale, il solo che, assieme all’economia turistica, avrebbe potuto qualificare meglio e pubblicizzare quella “Badolato 4 dimensioni: mare, collina, montagna, mare” (vedi i due depliant del 1982) e quella “Badolato città d’arte” che cercavo di promuovere fin dal 1983. Inoltre, amo ricordare che mi sono sempre battuto per un turismo BADOLATO TUTTO L’ANNO. Questo e tanto altro ricordando che per Badolato ho speso le mie migliori energie fin dalla seconda media (1962-63) quando, appena dodicenne, raccoglievo pietre del nostro territorio per farne un significativo Museo naturalistico. Nonostante tutto l’Amore profuso, mi sono guadagnato, paradossalmente, l’esilio (come scrivo alla pagina 18 della stessa “La Radice” del 30 settembre 1996). Così va il mondo!

SPOPOLAMENTO DEI BORGHI E’ PROBLEMA EUROPEO

Ritengo che quanto sopra evidenziato possa essere utile per introdurre il discorso sul fatto che L’EURO-SPOP ovvero LO SPOPOLAMENTO DEI BORGHI E DELLE RURALITA’ SIA UN PRIMARIO PROBLEMA EUROPEO poiché riguarda tutta la nostra Europa; ma (come asserivo nelle primissime batture di questa “Lettera n. 536”) LO SPOPOLAMENTO RIGUARDA TUTTA QUELLA PARTE DEL PIANETA DEVASTATA DALLA GLOBALIZZAZIONE (WORLD-SPOP).  Che lo spopolamento fosse un problema europeo l’ho evidenziato già a Catanzaro in una trasmissione di Telespazio Calabria (2^ RETE) venerdì 10 aprile 1987 alle ore 19.00 e il giorno dopo in una trasmissione delle ore 14.30 di TeleSoverato. Poi ho scritto su tale tema europeo in vari periodici cartacei, tra cui il quotidiano nazionale “Avanti!” di venerdì 09 ottobre 1987 e il settimanale calabrese “il piccolissimo” di giovedì 15 ottobre 1987. Ne ho pure trattato (e molto ampiamente) in un lungo articolo pubblicato dal mensile agnonese “L’Eco dell’Alto Molise” alla pagina 6 di venerdì 20 novembre 1987 con il chiaro e inequivocabile titolo “Lo spopolamento dei nostri paesi è un problema europeo”.

Purtroppo non mi sembra che l’Europa (specialmente come Unione Europea con Parlamento a Strasburgo e Commissione a Bruxelles) abbia preso finora decisioni utili ed efficaci a fermare o almeno a rallentare l’esodo dalle aree interne e svantaggiate che provoca conseguentemente l’abbandono delle campagne, prima causa del disfacimento del territorio che provoca conseguenze spesso assai nefaste. Anzi, ha impoverito ancora di più e in tutti i modi tutte queste zone (già svantaggiate) con il taglio di servizi e la desertificazione ulteriore. Tanto è che nasce spontaneo il sospetto che sia già un disegno preciso, dal momento che indebolendo i territori questi possano essere sfruttati e depredati dalle multinazionali senza che qualcuno opponga resistenza, poiché vi abitano in prevalenza anziani o abitanti insicuri, deboli e persino intimiditi. LA POLITICA PREDATORIA è rispecchiata in tante espressioni pubbliche e, per il Sud, è chiaramente una costante delittuosa fin dalla “mala-unità d’Italia” del 1860-61.

CONTRO LO SPOPOLAMENTO DENTRO E FUORI TUTTE LE ISTUZIONI

Caro Tito, come ho più volte evidenziato in numerose corrispondenze, fin dall’08 gennaio 1987 ho sempre cercato di convincere singoli personaggi (specialmente sindaci dei territori spopolati) e i loro Partiti a candidarsi nelle Elezioni regionali, nazionali ed europee proprio per portare in tali istituzioni le urgenti istanze di agire e reagire contro la desertificazione. Finora l’ho fatto totalmente invano. Sono quindi ben 37 anni che mi affanno in tal senso, ma con nessun risultato utile. Ciò dovrebbe farci pensare che, probabilmente, lo spopolamento ce lo meritiamo se non abbiamo forza e volontà di reagire a tale calamità socio-politica! … Paradosso dei paradossi … non soltanto non ho ottenuto alcun risultato utile da tutto questo mio costante interessamento ma, addirittura, ho ricevuto minacce e persecuzioni!… Tutto ciò mi dovrebbe autorizzare a pensare che lo spopolamento e l’indebolimento dei territori (pure con la denatalità e l’abbandono di anziani e malati) rientra in un preciso programma politico di tutti.

Altrimenti non so cos’altra spiegazione darmi se trovo un alto e spesso muro di indifferenza e persino ostilità. Dal 1990 sullo spopolamento ho provato persino a fare trasmissioni radiofoniche da Radio Agnone Uno, Radio Rama, Radio Idea con qualche partecipazione nel salotto televisivo “L’Incontro” di Doretta Coloccia (prima a Tele Campobasso e poi a Teleregione Molise, ma anche a Tele Trigno e Tele Isernia). Inoltre, ho redatto per alcuni mesi il mensile IL RIEQUILIBRIO come inserto a L’ECO DELL’ALTO MOLISE. Ho pure pubblicato alcuni opuscoli contro lo spopolamento. Tutto inutile. Ho quindi motivo di convincermi che le popolazioni sono intimidite dai condizionamenti dei Partiti e che i dirigenti dei Partiti così come tanti Amministratori comunali, provinciali e regionali (forse anche nazionali ed europei) siano in pratica indotti o addirittura “pagati” per non fare niente. C’è forse una regìa internazionale?… Propendo a pensare e a dire che molto probabilmente SI è così dal momento che tale argomento porta soltanto a indifferenza persino a contrarietà e al massimo a inutili palliativi per dare a intendere che qualcosa la si fa, mentre in realtà i giovani e le forze produttive emigrano ancora e sempre di più!!!

BADOLATO PRIMO PAESE AD AFFRONTALE LO SPOPOLAMENTO

Come è evidenziato dal grande interesse mediatico internazionale e da conseguenti seri studi socio-antropologici, appare sufficientemente chiaro che la Comunità di Badolato (non nuova a proteste e ribellioni) sia stata ufficialmente e palesemente la prima (almeno in Italia) ad affrontare e ad evidenziare più clamorosamente il problema dello spopolamento. Tanto è che è stata emulata da tante altre Comunità. Purtroppo ci sono alcuni, nella stessa Badolato, che negano ciò e fanno iniziare il tentativo di rinascita del borgo con la data dello sbarco della nave Ararat (27 dicembre 1997) e la conseguente ospitalità dei profughi curdi. Con tale atteggiamento autolesionista (o ignorante dei fatti) e così facendo tolgono alla Comunità badolatese ben 11 anni di primato nella lotta contro lo spopolamento fatta per la rinascita del borgo abbandonato come prototipo di migliaia di borghi spopolati in tutta Europa. In Italia se ne contano almeno cinquemila su ottomila Comuni. E quasi nessuno si allarma veramente e decisamente. Insomma le nostre ruralità e i nostri borghi agonizzano, una grande civiltà (che ha retto millenni) va a morire e quasi nessuno cerca di contrastare efficacemente un tale perfido stato di cose!!!…

D’altra parte non si può andare contro la Storia, che è fatta di ricche documentazioni riscontrabili, gran parte delle quali sono scritte (nere su bianco) proprio nelle quattordici pagine de “La Radice” del 30 settembre 1996 che, pure sotto questo punto di vista testimoniale, diventano sempre più preziose e attendibili. Commette un peccato storico (oltre che una mancanza di rispetto verso la propria Comunità) chi, in palese malafede o ignoranza, ancora si ostina ad insistere che la pur timida rinascita di Badolato borgo inizia con l’Ararat del 27 dicembre 1997 e non con la vicenda del “paese in vendita” del 07 ottobre 1986, perdendo così ben 11 anni di alacre lavoro, di convinta lotta e di interesse internazionale anche come “prototipo” degli oltre cinquemila borghi italiani e migliaia altri euro-mediterranei nelle stesse condizioni. Meno male che il primato di Badolato in questa lotta è riconosciuto da altri, come ad esempio, IL QUOTIDIANO DEL SUD che lo evidenzia nel chiarissimo titolo del 27 settembre 2021 ore 21.23 della sua edizione web: “Badolato paese in vendita 35 anni dopo: bilancio sulla prima comunità che affrontò lo spopolamento” un articolo del compianto Franco Laganà (1945-2024).

LE PORTE DEL SILENZIO di FRANCESCA VISCONE (2000)

Caro Tito, tra i tanti esempi comunicativi e letterari derivati dalla esperienza di “Badolato paese in vendita” del 1986 e poi della vicenda dell’accoglienza ai profughi curdi dell’Ararat,  bisogna annoverare il libro di Francesca Viscone LE PORTE DEL SILENZIO, edito da “La Mongolfiera” (www.lamongolfieraeditrice.it) una casa editrice calabrese della Piana di Sibari (CS), fondata nel 1988 e diretta dallo scrittore Giovanni Spedicati (nella foto) a seguito dell’omonima rivista bimestrale eco-pacifista. LE PORTE DEL SILENZIO sono, ovviamente, quelle del borgo spopolato di Badolato, così come possono essere di tutti i borghi spopolati del mondo. E, anche per tale motivo, il libro della professoressa Viscone può rientrare a pieno titolo nella SPOP-ART (arte contro lo spopolamento). E come tale inserirò la sua copertina a tutta pagina in un settore importante dell’opuscolo che sto perfezionando, intitolato proprio SPOP-ART (i cui diritti d’Autore ho già donato al dottore Guerino Nisticò, che tanto si sta prodigando nella rivitalizzazione e valorizzazione del borgo antico badolatese).


Giovanni Spedicati

Appena stampato dalla “Grafica Pollino” di Castrovillari (CS) nel febbraio 2000, ho letto con grande attenzione LE PORTE DEL SILENZIO che è un inno a Badolato e a tutti i valori (antichi e nuovi) rappresentati da questo paese che è stato fondato dai monaci basiliani nel nono secolo alla cosiddetta “Gurna” (oggi Rione Mancuso) attorno al romitorio-chiesetta dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, poi ampliata e quindi abbellita verso la metà del 1600. A tale chiesa (ricca di tesori artistici e devozionali) appartiene la confraternita omonima.

Grazie ad una copia inviatami in omaggio (pochi giorni fa) dalla generosità di Spedicati, ho riletto (con emozione e tutto d’un fiato, come la prima volta, ben 24 anni fa) questo piccolo ma assai prezioso gioiello letterario di Francesca Viscone che ha al suo attivo parecchie pregevoli e coraggiose pubblicazioni e anche articoli di vario genere, essendo pure valente giornalista, oltre che docente nelle scuole e, da numerosi anni, anche dirigente scolastica in Calabria.

La Viscone è figlia di madre badolatese (appartenente al Corso Umberto del centralissimo rione della chiesa di Santa Maria in Crignetto) e il padre era di Filadelfia (oggi in provincia di Vibo Valentia ex provincia di Catanzaro, al confine con il lametino) dove ha stabilito la residenza della nuova famiglia. Ha però trascorso parte dell’infanzia e dell’adolescenza a casa dei nonni materni e, quindi, è assai attaccata al borgo jonico. In questo libro alterna i suoi ricordi alle nostalgie così come agli avvenimenti che hanno caratterizzato Badolato tra il 27 dicembre 1997 e il 1999 (sbarco dei curdi e la loro inusuale e affettuosa accoglienza nelle tante case vuote). Ripete spesso, in queste 91 pagine di narrazione, il concetto che Badolato ha accolto con generosità gli esuli e profughi curdi … dopo aver però mandato via i propri figli (gli emigrati provvisori o definitivi). Gli emigrati definitivi sono ormai irrecuperabili, mentre quelli che sono stati emigrati temporanei (anche se a volte per tanti decenni) adesso abitano le più comode case di Badolato Marina, che grazie anche a loro ha avuto una frenetica e disordinata crescita edilizia, estraniandosi quasi definitivamente dal borgo e persino dai alcuni suoi valori di base.

Dunque, LE PORTE DEL SILENZIO sono quelle delle case lasciate vuote o definitivamente abbandonate e quindi “mute” di chi è emigrato (specialmente nel centro Europa, nelle Americhe o in Australia o in altre remote parti del mondo). Alcune di queste case sono tornate alla vita e a significare quando, appunto (dal 1998 in poi per pochi anni) Badolato ha vissuto quella meravigliosa e paradigmatica esperienza d’accoglienza imitata poi da altri paesi come Riace, Placanica, Caulonia, Acquaformosa e così via.

La prof. Viscone non poteva evitare di fare pure un riferimento (seppur fugace) alla mia vicenda del “paese in vendita” la quale ha cercato di strappare al “silenzio” le case vuote facendole acquistare (mai ad un euro o a svendita, bisogna precisare, ma a prezzo pieno di mercato) e restaurare per salvare il salvabile pure edilizio, cercando di rivitalizzare il più possibile un borgo quasi dimenticato dalle stesse istituzioni locali e persino dagli stessi badolatesi e, perciò, agonizzante. Sono lieto che del “paese in vendita” si sia ricordata pure la professoressa Renate Siebert che firma la postfazione (pagine 83-91) come Docente di Sociologia del mutamento all’Università della Calabria.


Francesca Viscone

LE PORTE DEL SILENZIO è un piccolo-libro capolavoro dei sentimenti e fotografa bene una importante e paradigmatica fase storica non soltanto badolatese e calabrese, ma europea e potremmo dire mondiale, trattando di spopolamento e di migrazioni nel contesto della cattiva globalizzazione che provoca milioni di disperati, profughi ed esuli in fuga da guerre, fame, tirannie e quanto altro. Per questi e altri motivi, anche letterari e di documentazione storico-sociologica, faccio appello a Francesca Viscone di considerare una seconda edizione, pure per dare modo alle nuove generazioni (Y – Z in particolare ai “millennials” cioè ai giovani del 21° secolo e d’inizio terzo millennio) di nutrirsi di emozioni, di commozione e di valori utili all’etica del vivere e dello stare al mondo. Ho espresso tale augurio anche all’editore Giovanni Spedicati. Personalmente ritengo che tale libro vada ristampato, ripresentato specialmente ai badolatesi, i quali dovrebbero leggere e tramandare alle proprie famiglie un simile piccolo tesoro. Sarebbe pure una preziosa occasione per conoscere meglio una delle migliori scrittrici calabresi viventi, anche attraverso tutte le sue altre pubblicazioni a stampa. E probabilmente sarebbe pure il caso di dare uno speciale riconoscimento (magari conferendole un premio o una targa) non solo per il suo amore per Badolato ma anche alla “carriera” di una vita dedicata alla cultura e alla formazione delle nuove generazioni!… In verità chiunque abbia contribuito a far conoscere Badolato meriterebbe una qualche riconoscenza e gratitudine (almeno ideale e morale). Non ti pare?… Basterebbe una pergamena da un euro o una lettera del Sindaco ben protocollata (a costo zero)!…

“FATE I TUONI” DI MICHELE D’IGNAZIO

Caro Tito, l’accoglienza ai profughi curdi della nave Ararat del 27 dicembre 1997 viene mirabilmente trattata pure dallo scrittore cosentino Michele D’Ignazio nel libro “FATE I TUONI” del febbraio scorso (edito da Rizzoli) come ti avevo anticipato lunedì 15 aprile 2024 al paragrafo sei della << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-529-badolato-e-la-calabria-nel-mediterraneo-e-altre-utili-letture-per-lestate-2024-gia-iniziata/ >>  e lunedì 22 aprile 2024 con << https://www.costajonicaweb.it/fate-i-tuoni-lultimo-libro-di-michele-dignazio-per-rizzoli-editore-descrive-laccoglienza-dei-curdi-dellararat-a-badolato-cz-nel-1997/ >>. A tre mesi esatti dall’uscita (quindi ancora fresca di stampa) lo stesso Autore presenterà tale sua bellissima Opera ai badolatesi e a chi vorrà partecipare sabato 18 maggio 2024 alle ore 18.00 (quindi fra pochissimi giorni) nella Sala consiliare della Delegazione Comunale di Badolato Marina. L’incontro è stato voluto ed è stato organizzato dalla locale cartolibreria ed edicola “Idea più” di Aldo Gallace (via Nazionale 181 – telefono 393-3353951 anche whatsapp).

Come evidenzia la locandina qui riportata, Michele D’Ignazio dialogherà con la scrittrice e giornalista Francesca Chirico (bravissima autrice nel 2011 del libro “Arrovescio” proprio sull’epico sciopero a rovescio badolatese del 1950-51). L’incontro sarà coordinato dal prof. Vincenzo Squillacioti, tenace e prezioso direttore dal 1994 del glorioso e insostituibile periodico “La Radice” di Badolato (al giro di boa dei suoi primi trenta anni). Ovviamente, i convenuti (che si spera possano essere assai numerosi) saranno salutati dal sindaco in carica Giuseppe Nicola Parretta, ma anche dall’ex “sindaco dei curdi” Gerardo Mannello e dall’insegnante Daniela Trapasso, entrambi protagonisti di quella storica epopea dell’accoglienza ai migranti che hanno reso famosa la popolazione di Badolato in tutto il mondo. Forse è il caso che sia Mannello che Trapasso, distintamente o insieme, realizzino un libro-testimonianza su quella loro unica esperienza che ha poi ispirato tanti altri Comuni (come quello di Riace con Mimmo Lucano) ad impegnarsi nell’accoglienza dei migranti. Un tema, questo, destinato a durare ancora per chissà quanti decenni o forse addirittura secoli viste le nefandezze della globalizzazione e delle guerre. Per Daniela Trapasso si tratta di proseguire nella scrittura di queste sue memore, di cui mercoledì 24 luglio 2019 abbiamo pubblicato l’INCIPIT con << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-256-badolato-cz-24-agosto-1997-il-primo-sbarco-profughi-nel-ricordo-di-daniela-trapasso-poi-direttrice-cir-calabria/ >>.

LA DISPERSA MEMORIA DI UNA BADOLATO PARADOSSALE

Badolato, anche storicamente nei secoli precedenti, è stato uno strano e paradossale paese. E continua ad esserlo. In Calabria (ma forse nella stessa intera Italia) nessuno in proporzione (per un Comune di poche migliaia di abitanti come lui) ha ricevuto (specie negli ultimi ottanta anni) una tale attenzione mediatica per comportamenti e fatti di cui probabilmente non resterà adeguata e sufficiente memoria fra qualche tempo. Infatti, non si è dotato per tempo (nonostante le mie fin troppo ripetute sollecitazioni prima e dopo settembre 1976, cioè da ben 48 anni) di uno strumento (privato o istituzionale) di conservazione documentale (come un efficiente ed attivo Archivio, una Biblioteca, un Museo, una Emeroteca, una Videoteca, ecc.) per lasciare alle future generazioni le sue epiche imprese ed epopee storiche, specialmente quelle più recenti, ripeto, degli ultimi 80 anni. Si può essere più autolesionisti di così?… Davvero paradossale!… Cosa resterà di Badolato e della sua memoria storica senza tali utilissimi ed indispensabili accorgimenti?…


Comune di Badolato

Altrove, un altro paese, al posto suo, avrebbe fatto chissà quali e quanti salti mortali per avere ciò che a Badolato hanno riservato l’ingegno di suoi cittadini, la fortuna o gli imprevisti della Storia. Della serie “Dio dà il biscotto a chi non ha o non vuole avere denti” … o a chi lo spreca molto colpevolmente (in lingua badolatese “u cassarihja”).

Cattiva volontà, inadeguatezza o mancato senso della Cultura e, appunto, della Storia?… Meno male che almeno c’è soprattutto l’associazione culturale “La Radice” che si fa garante di una qualche memoria storica, pure tramite il suo tanto prezioso ed indispensabile (ancora di più per queste omissioni altrui) periodico cartaceo (e internet) LA RADICE. Visto che la Biblioteca Comunale di Badolato (che, in verità, non è mai andata pienamente a regìme) resta chiusa da troppo tempo, forse farebbero bene che la Biblioteca Pubblica dei Vincenziani di Davoli e/o la Biblioteca Calabrese di Soriano si mettessero d’impegno a raccogliere e custodire le innumerevoli testimonianze di quell’epopea badolatese (almeno dal 1945 in poi) che ha avuto valore pure per tanti altri paesi calabresi e non solo. Spero che l’imminente sabato 18 maggio se ne possa parlare alla presentazione del bel libro di Michele D’Ignazio.

LA RADICE CON VISCONE E D’IGNAZIO NELLA “SPOP-ART”

Comunque sia, prossimamente inserirò le rispettive copertine dei predetti libri di Francesca Viscone e di Michele D’Ignazio nel contesto dell’opuscolo “SPOP-ART” che sto ultimando per la stampa della Tipografia Litterio di Agnone del Molise. SPOP-ART (utile ricordare) è qualsiasi arte contro lo spopolamento che è in atto in tutto il mondo (sotto varie definizioni) proprio per esorcizzarlo. Spero che l’Amministrazione comunale di Badolato possa dedicare alla SPOP-ART e agli Archivi di conservazione e valorizzazione della Storia locale (che ha spesso valenza anche internazionale) il Palazzo Gallelli e/o il Palazzo Menniti (in tutto in parte).

SALUTISSIMI

Caro Tito, voglio sperare che questa “Lettera n. 536” possa sortire un qualche utile effetto ed affetto. Altrimenti, pazienza. Vorrà dire che abbiamo vissuto e lavorato invano o quasi. Nel ringraziarti per l’aiuto che mi dai sempre, pubblicandomi le corrispondenze con lodevole puntualità, saluto te e i nostri cari lettori, dando appuntamento alla prossima 537 che sicuramente emozionerà molti. Cordialità, Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, lunedì 13 maggio 2024 ore 06.41 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web.

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