Twilight of the Warriors: Walled In
di Soi Cheang
Presentato tra le Séances de minuit di Cannes 2024, Twilight of the Warriors: Walled In trova l’ennesima fertile variazione nel già ampio e inflazionato ventaglio di film hongkonghesi conditi da arti marziali, azione e una moltitudine di gangster. Al di là della singolare (e reale) location, dell’afflato nostalgico, del codice d’onore della criminalità (quella buona) e del confronto generazionale, questa poderosa produzione conferma soprattutto il prezioso talento e la vena autoriale di Soi Cheang.
La cittadella del sole
Negli anni Ottanta, l’unico posto a Hong Kong dove non vigeva la legge britannica era la formidabile Cittadella di Kowloon, un’enclave dedita a bande e traffici di ogni tipo. In fuga dal potente boss della Triade Mr. Big, il migrante clandestino Chan Lok-kwun si rifugia a Kowloon dove viene preso sotto la protezione di Cyclone, leader della Cittadella. Insieme agli altri emarginati del loro clan, dovranno affrontare l’invasione della banda di Mr. Big e proteggere il rifugio che è diventata per loro la città fortificata… [sinossi – festival-cannes.com]
Il punto di partenza di Twilight of the Warriors: Walled In di Soi Cheang è il manhua (fumetto) City of Darkness. Insomma, a due passi da un manga. Ma se alcune derivazioni nipponiche sono evidenti, soprattutto nelle pose dei personaggi più giovani, il cuore pulsante del film è totalmente hongkonghese, in primis nella singolare ambientazione. L’abnorme insieme di edifici, la cosiddetta città murata di Kowloon (Jiǔlóng Chéng Zhài), una cittadella brulicante e cadente, è il riflesso di una Hong Kong oramai sepolta dalle sabbie del tempo, spazzata via nel corso degli anni Ottanta e Novanta dall’incessante lavoro dei cantieri. Da lì, in fin dei conti, è venuto fuori Blade Runner. Spettacolare, prevedibile ma narrativamente compatto, il film è l’ennesima dimostrazione del talento di Soi Cheang, decisamente a proprio agio con ritmi alti, caos, arti marziali e via discorrendo. Vabbè, ma è il regista di Horror Hotline… Big Head Monster, questa per lui è una passeggiata di salute.
A tratti scanzonato, Twilight of the Warriors: Walled In (o City of Darkness, con questo titolo dovrebbe essere distribuito in Francia da settembre) racconta gli ultimi fasti della cittadella, un tempo forte militare della dinastia Qing. Imponente, abnorme, quasi una sorta di folle labirinto in cui è difficile entrare e soprattutto uscire, Kowloon era negli anni Ottanta e Novanta una terra di nessuno, dominata dalle triadi locali. Nessuna legge, nessun controllo, il luogo ideale per la fiumana di rifugiati e migranti che si riversavano a Hong Kong – e qui vale la pena ricordare l’esplosivo Dog Bite Dog, con le acrobatiche e adrenaliniche disavventure di un giovane cambogiano tra la malavita hongkonghese, successo datato 2006 di Soi Cheang, originario di Macao. Il protagonista di Twilight of the Warriors: Walled In arriva nell’ex-colonia britannica su un barcone, tra mille difficoltà e mare in tempesta – corsi e ricorsi storici, a ogni latitudine.
Lo sguardo indulgente e romantico su certe dinamiche malavitose, tipico del genere, si sposa con l’idea o l’illusione di uno spirito accogliente, umanitario, ancora non contaminato dall’individualismo contemporaneo – non è, in fin dei conti, la stessa commovente umanità, con derive fantasy\favolistiche, di My Life as McDull? A differenza del misconosciuto gioiello di Toe Yuen, nella cittadella si menano come fabbri ferrai, persino di più. Sul piano squisitamente spettacolare, Twilight of the Warriors: Walled In regala numerose sequenze acrobatiche e, ampliando anche sul piano coreografico la questione generazionale, mescola tecniche, stili, livelli di combattimento. In tal senso, la presenza del veterano Sammo Hung continua a rivelarsi un plus valore. Discorso non dissimile per Richie Jen e Louis Koo, anche loro di lungo corso ma meno esperti del sommo Sammo. Ai più giovani, da Raymond Lam a Terrance Lau, il compito di mescolare esteticamente le carte e di sobbarcarsi – nel film ma anche e soprattutto nell’industria cinematografica hongkonghese – il futuro sulle spalle.
Ambientato negli anni Ottanta, con tanto di super-cattivo dal look caricaturale in linea col periodo, Twilight of the Warriors: Walled In è il singolare commiato alla Hong Kong più bladerunneriana, un set reale che avrebbe potuto ospitare un The Raid seriale, spalmato su dieci stagioni. Riconquistato a fatica dalle autorità locali verso la fine del decennio, Kowloon viene raso al suolo nel 1993. Un altro dei tanti luoghi, delle tante date, che hanno segnato la storia di Hong Kong e il suo immaginario spesso così romantico e nostalgico.
Info
La scheda di Twilight of the Warriors: Walled In sul sito del Festival di Cannes.
- Genere: action, arti marziali, gangster movie
- Titolo originale: Jiu Lóng Chéng Zhài·Wéi Chéng
- Paese/Anno: Hong Kong | 2024
- Regia: Soi Cheang
- Sceneggiatura: Au Kin-Yee, Chan Tai-Lee, Jun Li, Shum Kwan-Sin
- Fotografia: Cheng Siu-keung
- Montaggio: Cheung Ka-Fai
- Interpreti: Cecilia Choi, Cheung Man Kit, Chu Pak-Hon, Fish Liew, Louis Koo, Philip Ng, Raymond Lam, Richie Jen, Sammo Hung, Terrance Lau, Tony Tsz-Tung Wu, Wong Tak-bun
- Colonna sonora: Kenji Kawai
- Produzione: Entertaining Power, HG Entertainment Film Company, Lian Ray Pictures, Media Asia Films, One Cool Film Production
- Durata: 126'