Le opere e i frutti - Primonumero

L'Ospite

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Le opere e i frutti

Il dono più grande che Gesù risorto ci ha fatto è lo Spirito Santo. L’importanza della presenza dello Spirito santo è fondamentale per comprendere ed entrare nell’ordine della vita spirituale.

L’uomo nuovo nasce e cresce dal dono dell’amore dello Spirito santo. Questi ci insegna a dare tutto e apre la strada alla conoscenza della verità.

Il libro degli Atti degli Apostoli narra il giorno della Pentecoste giudaica diventa inizio e novità per la piccola comunità credente in Gesù di Nazaret il crocifisso Risorto.

Per questa piccola “setta” che dava fastidio al giudaismo ufficiale chiamata “nazareni”, inizia qualcosa di nuovo e di sorprendente. I “nazareni” non hanno più paura delle minacce e delle intimidazioni così apertamente e con gradualità iniziano il loro viaggio di annuncio dei fatti su Gesù, il Signore Risorto.

pentecoste

Pentecoste segna l’inizio della Chiesa, segna anche il fiorire nel cuore dei primi credenti la passione ad una vita nuova dove la forza dello Spirito li porta a cose mai fatte prima.
È proprio vero lo Spirito rinnova, fa nuove persone e cose perché ha una forza in sé che supera ogni cosa.

Potremo noi immaginare cosa è successo quel giorno a Gerusalemme? Tutta la città è stata sconvolta da un piccolo gruppo di uomini e donne così che di bocca in bocca non si parlava altro.

Il testo di Atti dice che la gente di Gerusalemme: “erano stupiti e fuori di sé per la meraviglia” (At 2,6). Quei seguaci del Nazareno ritenuti paurosi ora diventano strani, parlano lingue diverse e parlano bene, annunciano cose belle in aperto contrasto con quanto i capi religiosi hanno insegnato.
Il loro parlare suscita scalpore e attenzione per questo tutta Gerusalemme ne parla e i capi hanno paura che si diffonda e cresca un’altra “setta” religiosa.
È la forza dello spirito santo che permette a Pietro e agli altri di confermare che “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (At 2,36).
Non dobbiamo dimenticare questa scena e queste parole tantomeno allontanarci dall’importanza alla Pentecoste giorno nativo della Chiesa e forza per tutto i credenti in Cristo.

Dello Spirito santo molti ignorano la forza e la presenza per questo è di capitale importanza ribadire come la vita cristiana senza lo Spirito diventa piatta e sterile.
Lo Spirito svolge questo ruolo presso di noi: ci difende, ci sostiene, ci rende forti nella prova, ci aiuta nella tentazione… bisogna crederci e invocarlo!

Senza la presenza del divino spirito ogni cosa diventa senz’anima: l’impegno dell’evangelizzazione, la preghiera, le opere di carità, la celebrazione dei santi misteri divengono cosa formale che non tocca e non rinnova vita e cuore.
San Paolo, il grande predicatore dell’epoca della Chiesa iniziale, ricorda come la forza dello Spirito ci porta dalle opere ai frutti.

Nella lettera ai Galati dipinge l’antitesi: spirito-carne. Si tratta di due dinamiche che definiscono l’agire della persona o di due forze che spingono la persona in direzioni opposte. Sono in lotta l’una contro l’altra.

Il messaggio di Paolo è chiaro: se dentro di noi c’è questa potenza egocentrica della “carne” c’è anche la forza ad anelare ad una vita diversa, la vita nello Spirito, da qui l’esortazione paolina: “vivete sotto l’impulso dello Spirito e così non darete corso alla concupiscenza della carne” (Gal 5,16).

La vita cristiana bella si conserva e si afferma nella fedeltà al dinamismo dello Spirito. Da qui il catalogo delle opere della carne e i frutti dello Spirito santo.

Al centro delle opere della carne troviamo l’affermazione dell’io: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” (Gal 5,19-21).

Dall’altra parte i frutti, prodotto della presenza creatrice dello Spirito. I frutti sono il processo di una maturazione di qualcosa che nel tempo ha dato il raccolto.

I frutti dello Spirito devono aiutarci a credere e sperare in una vita nello Spirito. Il pensiero di Paolo nella lettera ai Galati: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).

Su questo ogni credente battezzato è chiamato a lavorare e domandarsi se questi modi di vita sono cresciuti e maturati nella vita.

Penso che ogni cosa per crescere e maturare ha bisogno dell’impegno e della consapevolezza di quanto facciamo e perché lo facciamo.
La vita spirituale è l’impegno personale a lavorare per i frutti dello Spirito i quali dicono e affermano la presenza del Risorto in mezzo a noi.

Il vangelo di Giovanni ci rincuora con le parole di Gesù: “lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future” (Gv 16,16).

Se dovessimo fare una preghiera allo Spirito santo che è Signore è da la vita chiederei allo Spirito vento impetuoso di spazzare via tante cose inutili dalla nostra vita e dalle nostre comunità, tanta zavorra che ci impedisce di camminare a vele sciolte sulle vie del Vangelo.

Di liberare le nostre liturgie da linguaggi desueti, sconosciuti ai più, che non parlano più al cuore della gente.
Di farci riscoprire la lingua universale dell’amore e della fraternità, della giustizia e della pace e di compiere i gesti che Gesù ci ha affidato.
Buona festa di Pentecoste!

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