Rovine, distruzione e assalti perentori caratterizzano le release oscure di questo inizio maggio.

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Crawl – Altar Of Disgust (Transcending Obscurity Records)

Dopo l’antipasto fornitoci dallo split assieme ai compagni d’etichetta e connazionali Feral, finalmente tornano gli svedesi Crawl con il nuovo album “Altar Of Disgust”, successore dell’ormai lontano debutto “Rituals” (2018). Come previsto, il sound del lavoro si basa sul metallo della morte delle leggende di Stoccolma dell’HM-2, riprese nella loro forma primigenia, Dismember e soprattutto Entombed, a cui gli scandinavi aggiungono elementi grind, hardcore e punk, aspetti che concorrono a variare la proposta complessiva. Il fatto, poi, che la scrittura delle canzoni, seguendo anche i modelli coevi di Goregäng e Vomitheist risulti priva di sofisticati ghirigori, puntando invece tutto su un piglio aggressivo e rettilineo, rende gradevolissima la mezzora d’ascolto, con le urla al vetriolo di Joachim Lyngfelt e le lezioni di D-beat impartite da Ämir Batar a dettar legge. Gli ospiti al microfono Johan Jansson (Dreadful Fate, Interment, Moondark, Nekrodawn), Chris Monroy (Skeletal Remains) e Tiago Dias (Bastard Grave, Woken, Wolfblood) contribuiscono alla buona qualità di un disco che, se da un lato non offre quasi nulla di davvero rivoluzionario, dall’altro mostra quanto il quartetto conosca a memoria la materia, riuscendo a riplasmarla a proprio piacimento e a distinguersi, così, dalla massa di cloni intenti al culto dello Swedeath. Genuini.

Tracce consigliate: “Undead Crypts”, “Throne Of Molten Bones”, “Curse Of The Morbid”

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Hässlig – Apex Predator (Sentient Ruin Laboratories)

Misterioso creatura solista figlio della mente conosciuta semplicemente come D.B., deus ex machina assoluto di Délirant e Negativa e proprietario della label underground Bile Noire, il progetto Hässlig  combina, in modo compatto e coeso, la cattiveria del raw black metal con il punk più crudele e facinoroso. Avendo quali punti di riferimento principali i finnici Arnaut Pavle e i canadesi Iskra, la one man band spagnola esordisce sulla lunga distanza per mezzo di “Apex Predator”, un titolo perfettamente in linea con lo sterminio sonoro che satura i trentasei minuti della tracklist, un tornado dalla forza impetuosa la cui abrasività ricorda, a tratti, formazioni conterranee del calibro di Proclamation e Teitanblood, al netto, s’intende, delle chiare differenze di stile. La furia caustica della voce che avvolge e cattura, le chitarre che, accese e assidue, oscillano tra tremolo picking e accordi aperti, lo slap del basso che squarcia arcano, la batteria che lambisce grindcore e affini, si addensano al pari di un’enorme massa vulcanica destinata, durante il proprio cammino, a polverizzare ogni ostacolo. Un blackened crust dalla consegna sincera ed entusiasta, che dai rapporti musicali incestuosi trae linfa fresca per procreare una nuova e brutale genia, consacrata alla pura devastazione. Tranchant.

Tracce consigliate: “Slaves”, “Flesh And Bones”, “Apex Predator”

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Ossilegium – The Gods Below (Personal Records)

Nati nel 2009 con il nome di Empyreus, band della quale ci restano unicamente tre discreti EP, gli Ossilegium prendono forma definitiva quattro primavere fa, rilasciando per l’occasione un mini omonimo che richiamava, con fare crudo e caotico, certe sfumature ariose figlie dei Dissection di “Storm Of The Light’s Bane” (1995). Il gruppo, che si impernia sui chitarristi Exhul e Motroii, tra le file dei Kommandant nell’album “Blood Edel” (2018), giunge al full-length di debutto con questo “The Gods Below”, disco in cui compare come session drummer il talentuosissimo polacco Krzysztof Klingbein, già batterista live, nonostante la giovane età, di Batushka, Belphegor, Hate e Vader. Un esordio che continua ad alimentarsi dell’eredità del nume tutelare Jon Nödtveidt, e in generale, del black/death metal di metà anni ’90, soprattutto Dawn, Sacramentum, Unanimated e Gates Of Ishtar del periodo “A Bloodred Path” (1996), ma senza trascurare di inglobare suggestioni dalla fredda e tagliente Norvegia dei Setherial. Melodie feroci e piastrellate di nero sacrilegio, che il combo declina con inflessibile militanza, servendosi di una produzione capace di conferire ai brani quella sontuosa e oscura profondità rinvenibile soltanto nelle catacombe parigine. Chicago è il nuovo epicentro della blasfemia.

Tracce consigliate: “Nightborn”, “The Winds Of Astaroth”, “The Gods Below”

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Panzerkrieg 666 – Westerweitung (Autoproduzione)

Dopo un primo EP omonimo e un secondo il cui titolo ricorda un brano dei Satyricon, i Panzerkrieg 666 restano seguaci al formato della breve distanza, pubblicando il terzo snack black metal della loro carriera in maniera del tutto autonoma, senza il fedele ausilio della Human Noise Records. Con cinque brani e una durata complessiva di sedici minuti, “Westerweitung” può essere ascoltato in modo rilassato, anche se tale aggettivo non sembra proprio la parola giusta quando si parla della musica della band tedesca, un black metal ad alta velocità la cui fisionomia bellica ricorda i Marduk di inizi Duemila. Benché i momenti di respiro appaiano rarissimi e il lavoro esplosivo alla batteria del nuovo membro Machine renda bene la scelta del nome de plume, i teutonici, la cui forza compositiva risiede in HvS e MvM, insieme nei Warfield Within, guarniscono i brani di pregevoli cambi di tempo e di riff “orecchiabili” al punto giusto, con una produzione nitida e professionale, spia delle grandi capacità tecniche, sotto ogni punto di vista, dei tre musicisti. Il tema sanguinario della guerra, che non ha niente da spartire con l’ideologia nazionalsocialista da cui il gruppo è stato costretto comunque a prendere le distanze, corona i pezzi di un’aura sinistra e annichilente, perfetta colonna sonora per l’espansione satanica a Occidente. Spietati.

Tracce consigliate: “Satan 2”, “Wunderwaffe”, “Panzerkrieg Panzerschlacht”

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Vaticinal Rites – Cascading Memories Of Immortality (Everlasting Spew Records)

Dopo il rilascio, nel 2021, del mini d’esordio omonimo, i Vaticinal Rites sembravano essersi già arenati, forse delusi da un lavoro vago, diviso tra mondi diversi, benché contigui, con USDM, death old school di matrice europea, thrash ed heavy metal che, invece di collaborare per un fine superiore, tendevano a scontrarsi a muso duro. Il debut album “Cascading Memories Of Immortality” risolve il puzzle deforme dell’EP attraverso una manciata di brani per lo più in mid-tempo, chirurgici e aggressivi, che guardano all’efferatezza dei Monstrosity e dei primi Brutality, rivestendosi di alcuni bordi groovy in grado di rendere appetibile un sound di prevalente localizzazione floridiana. Gran parte della bontà di questo debutto proviene dalla mente del chitarrista e principale compositore Andreas Yiasoumi, che, oltre a concedersi molto spazio per lo shredding, bombarda note in stile anni ‘80/’90, aprendosi, però, anche alle tendenze moderne del metallo della morte, incorporando dissonanze e variazioni technical. L’atmosfera morbosa e un artwork di grottesca crudeltà completano un album che riesce, in maniera abbastanza efficace, a creare un ponte stilistico tra il passato e il presente, malgrado persista ancora qualche incertezza nell’arrangiare a dovere i pezzi. Un inizio promettente.

Tracce consigliate: “Foiled Skirmish”, “Plead For Termination”, “Bowels Of Gargantua”

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