Quanto ci impoverisce la corsa alle armi - la Repubblica

Commenti

Quanto ci impoverisce la corsa alle armi

Vladimir Putin
Vladimir Putin 

L’anno scorso, la spesa militare mondiale è aumentata di quasi il sette per cento

3 minuti di lettura

L’anno scorso, la spesa militare mondiale è aumentata di quasi il sette per cento. Secondo i ricercatori dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, si è trattato dell’aumento più consistente dal 2008 in questo settore. Complessivamente, i governi hanno speso nel 2023 più di 2.400 miliardi di dollari in soldati, equipaggiamenti e armi.

Con questi soldi sono molte le cose buone che si potrebbero fare. I Paesi del mondo spendono per le spese militari nove volte di più di quanto spendano per sradicare la fame, ad esempio. In effetti, la spesa militare globale si avvicina a quei 2,5-3 mila miliardi di dollari che, secondo le Nazioni Unite, sarebbero necessari per raggiungere tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Tra questi obiettivi ci sono lo sradicamento della fame e il garantire energia pulita e accessibile, acqua pulita e igiene, salute e benessere, nonché istruzione di qualità a tutti i Paesi in via di sviluppo. Tutto questo potrebbe essere raggiunto... ma non ci si riesce perché, invece di essere investite nel benessere umano, queste risorse vengono utilizzate per armarsi fino ai denti.

Si è messa da parte la speranza del benessere che avrebbe portato il “dividendo della pace” prodotto dalla fine della Guerra Fredda negli anni Novanta. Con il collasso dell’Unione Sovietica, non sarebbe stato più necessario spendere tanto in armi e quel denaro avrebbe potuto essere reindirizzato al miglioramento delle condizioni di coloro che hanno meno. Purtroppo, questa speranza è durata poco. Dopo la gravissima invasione dell’Ucraina da parte della Russia e di fronte a una Cina recalcitrante e irredentista, i principali governi del mondo stanno prendendo la strada opposta, orientando di nuovo nell’aumento delle spese militari risorse che avrebbero potuto migliorare la vita di centinaia di milioni di persone.

È una tendenza globale. Ognuna delle dieci maggiori potenze mondiali ha aumentato in modo significativo le proprie spese militari nel 2023. La Russia ha aumentato la spesa del 24 per cento, raggiungendo un importo pari a 13 volte il bilancio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, che aiuta le popolazioni sull’orlo della carestia. L’Ucraina, da parte sua, ha aumentato la spesa del 51 per cento, raggiungendo i 65 miliardi di dollari, tre volte di più del budget dell’Unicef per i bambini più poveri del mondo.

Il fatto che questi Paesi in guerra stiano aumentando in modo aggressivo le loro spese militari non è una sorpresa. Ciò che sorprende è che il conflitto tra Russia e Ucraina abbia avuto conseguenze globali, spingendo i governi di ogni latitudine ad armarsi a loro volta.

Ma anche gli Stati Uniti hanno aumentato la loro spesa fino all’impensabile cifra di 916 miliardi di dollari, il 38% della spesa militare del mondo intero.

La spesa militare della Cina è ancora meno di un terzo di quella americana, “solo” 296 miliardi di dollari, ovvero 70 volte la cifra che il mondo spende per combattere la malaria. Ma gli analisti avvertono che i costi in Cina sono molto più bassi che negli Stati Uniti, quindi l’importo è molto più fruttuoso per Pechino di quanto non lo sarebbe negli Stati Uniti. Inoltre, Pechino sta aumentando la propria spesa militare molto più rapidamente del Pentagono: del 6 per cento all’anno rispetto al 2,4 per cento degli Stati Uniti. Il divario militare tra le due grandi potenze si sta riducendo di anno in anno e nessuno sa cosa accadrà il giorno in cui questo divario sarà colmato.

Molti sostengono che questa corsa agli armamenti sia diventata inevitabile dal giorno in cui Vladimir Putin decise di destabilizzare l’Europa invadendo l’Ucraina. Il Presidente francese Emmanuel Macron difende strenuamente la sua tesi secondo cui, di fronte alla minaccia russa, l’Europa non può continuare ad affidare la propria sicurezza nelle mani di una Washington sempre più impegnata nel Pacifico per contrastare i forti appetiti geopolitici della Cina.

Anche le potenze militari più modeste hanno aumentato le spese militari. La Spagna, ad esempio, ha visto salire la propria spesa militare a 2 miliardi di dollari nell’ultimo anno, una somma simile a quella promessa dal mondo intero per alleviare la crisi umanitaria causata dalla guerra civile in Sudan.

Perfino i Paesi costretti al pacifismo per aver perso l’ultima guerra mondiale oggi si preparano attivamente per un possibile conflitto armato. Il Giappone, ad esempio, sta aumentando rapidamente il suo budget militare e si stima che entro il 2027 sarà la terza potenza militare al mondo.

La Germania ha fatto un’inversione di rotta nella sua politica militare e sta acquistando una costosa flotta di cacciabombardieri F35 e sofisticati sistemi informatici di comando e controllo.

Che in un mondo più pericoloso i governi sentano una forte pressione ad armarsi è naturale, ma è comunque una tragedia.

Una delle ragioni degli straordinari risultati economici e sociali di Giappone e Germania dopo il 1945 è che a questi Paesi era stato vietato destinare risorse alle loro forze armate. Questo ha fatto sì che le risorse fossero destinate al rafforzamento dell’economia e della società.

Necessaria o meno, questa corsa agli armamenti ci impoverisce tutti.

traduzione di Barbara Bacci

I commenti dei lettori