Challengers | Recensione - VISTO DAL basso

Challengers | Recensione

Challengers | Recensione.
Chi ha amato il cinema di Guadagnino per Chiamami col tuo nome, o anche per l’estremo e crudo Bones and all, resterà sorpreso da Challengers, il suo film dal completo sapore di Hollywood, prodotto anche dall’attrice protagonista, Zendaya, che passa dalle sabbie desertiche e “vermose” di Dune ai campi di tennis.
Pur essendo un film a totale caratura hollywoodiana, Challengers è un film godibile e riuscito. Un impianto drammaturgico sostanzialmente classico, elaborato e proposto in maniera personale, scegliendo tecniche di ripresa, montaggio e musica che lo caratterizzano e lo rendono interessante, eludendo quel filo di noia che il binario abbastanza scontato della storia avrebbe potuto innescare.
Dire molto della trama e dello snodo che ne determina il corso mi sembra fare torto allo spettatore, Diciamo che Challengers in presentazione è stato spacciato come la storia di un triangolo amoroso, che in realtà non è tale, poiché il legame sessuale di Tashi Duncan (Zendaya) con Patrick Zweig (Josh O’Connor) e con Art Donaldson (Mike Faist) è ufficialmente alternato nel tempo. Un vero triangolo non c’è, se non nel primo approccio fra i tre ragazzi, in quella che ho trovato la scena più bella e dolce di un film in cui la vera sensualità è assente (detestabili quei baci rumorosi che suonano finti).

Portare il cinema nello sport è sempre un’impresa complicata, ma scegliendo la cifra stilistica delle riprese Guadagnino è riuscito, al di là della verosimiglianza, a renderlo digeribile. La soggettiva che attende la velocissima pallina; la musica ossessiva ma alla fine straordinariamente funzionale firmata dai numi dei Nine Inch Nails, Trent Reznor e Atticus Ross; lo zoom iniziale che porta lo spettatore in campo; i volti degli spettatori della tribunetta centrale parallela al campo che si volgono a destra e a sinistra; il primi piani dal sapore western (Sergio Leone docet), dei due sfidanti Patrick e Art, duellanti alla resa dei conti finale, epilogo di una storia che li aveva visti amici in tutto e per tutto da ragazzi.
Ma visto che si parlava di Leone, a qualcuno verrà in mente la circolarità che caratterizzava l’epilogo dei tre film della trilogia del dollaro, e che qui potrebbe essere “visibile” nella globalità della storia di un’amicizia.

Si parla di tennis ma in realtà è la vita. Fra i tre protagonisti c’è una sola persona realmente “malata” di tennis, sopra ogni altra cosa, fredda e senza scrupoli nell’utilizzare ogni mezzo funzionale al suo scopo.. Così che i due amici-duellanti in amore-ex amici, si affrontano in un faccia a faccia definitivo che subito vediamo, in apertura di film. Salvo poi tornare indietro nel tempo per scoprire come si è arrivati a quel punto, con reiterati flashback che si alternano come la pallina da tennis che rimbalza da una parte all’altra del campo.
Patrick ha sprecato il suo talento e si è iscritto al Challenger per un estremo tentativo di dare una sterzata finale alla sua avventura nel tennis, soprattutto pensando ai dollari in palio. Art ci è arrivato con una wild card per provare a meritare un ultimo assalto all’unico titolo che gli è sempre sfuggito, gli U.S. Open. L’amico esperto di tennis, Dario Torromeo, mi dice che i tornei Challenger sono definiti l’inferno del tennis, tanto per rendere l’idea. Se a un tifoso è severamente vietato svelare il risultato di una partita che vedrà…in differita, sarebbe ugualmente delittuoso raccontare l’epilogo della partita tra Patrick e Art e del film. Perché tra i meriti di Guadagnino, va detto che le sequenze finali, imprevedibili e da seguire con attenzione, reggono il confronto con una vera sfida sportiva. Non era scontato. E non è poco.
Mi permetto di chiudere con una annotazione del tutto personale: aspettando l’ingresso in sala, arrivava la musica delle colonna sonora, modello rave, elettronica, ossessiva, ossessionante fino alla sgradevolezza. Una musica che non amo. Invece, calandola nel contesto, mi ha affascinato e ha dato molto al film, confermando le qualità di Trent Reznor e Atticus Ross anche nel comporre colonne sonore.

Challengers

CHALLENGERS – 2024. Stati Uniti. Durata 131 minuti. * versione originale con sottotitoli.
Regia: Luca Guadagnino
Interpreti: Zendaya, Josh O’Connor, Mike Faist, Scottie Di Giacomo.
Soggetto e Sceneggiatura: Justin Kuritzkes
Musiche: Trent Reznor, Atticus Ross (Nine Inch Nails).

Trent Reznor, le colonne sonore

Cinema
Strade perdute (Lost Highway), regia di David Lynch (1997) – solo i brani Videodrones; Questions e Driver Down
The Social Network, regia di David Fincher (2010)
Millennium – Uomini che odiano le donne (The Girl with the Dragon Tattoo), regia di David Fincher (2011)
L’amore bugiardo – Gone Girl (Gone Girl), regia di David Fincher (2014)
Punto di non ritorno – Before the Flood (Before the Flood), regia di Fisher Stevens (2016) – documentario
Boston – Caccia all’uomo (Patriots Day), regia di Peter Berg (2016)
Mid90s, regia di Jonah Hill (2018)
Bird Box, regia di Susanne Bier (2018)
Waves – Le onde della vita (Waves), regia di Trey Edward Shults (2019)
Mank, regia di David Fincher (2020)
Soul, regia di Pete Docter (2020)
Bones and All, regia di Luca Guadagnino (2022)
Empire of Light, regia di Sam Mendes (2022)
Tartarughe Ninja – Caos mutante, regia di Jeff Rowe (2023)
The Killer, regia di David Fincher (2023)
Challengers, regia di Luca Guadagnino (2024)
Televisione
Watchmen – serie TV (2019)

Leandro De Sanctis