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Travis Bickle, ex Marine alla guida di un taxi notturno

Travis Bickle tenta disperatamente di attingere alla “normalità“. Ci prova in ogni sua azione, a rientrare in quegli schemi che la società pretende dalle persone. Ma come osserviamo chiaramente, l’eroe protagonista di Taxi Driver (Martin Scorsese, 1976) non riuscirà mai a reinserirsi in quel tessuto che avverte come distante e distorto.

Come egli stesso confessa al suo nuovo datore di lavoro, Travis ha fatto parte degli U.S. Marines, è un reduce della guerra in Vietnam. Da qui il suo atteggiamento, l’insonnia notturna, l’alienazione da tutto e tutti, il non aver paura di spingersi con la propria auto oltre i confini della peggior urbanità, quella malfamata e dei reietti.

Ormai, l’uomo ha visto così tanti orrori da essercisi abituato. La notte, assiste a un avvilente spettacolo di violenza, prostituzione, corruzione… e in quel teatro fatiscente sembra sentirsi tristemente a proprio agio. In ogni caso Travis rimane invisibile, un distante spettatore che non sa cosa farsene della sua quotidianità, in quanto non si sente rappresentato né dalla società diurna – con quell’illusione della fasulla perfezione americana – né da quella notturna.

Travis ricorre alla violenza: un modo per farsi sentire e notare

Non appartiene più a nulla, e più si va avanti, più le giornate prendono la forma di loop infernali creati da apparenza. Travis viene notato da questa frettolosa e superficiale società solo quando alza la voce e si mette di traverso: ad esempio quando entra nell’ufficio in cui lavora l’amata Betsy, in cui alle soglie di una rissa spaventa i presenti, o quando sta per uccidere il candidato alla presidenza.

Travis trova assurdo che l’unico modo per essere notati sia ricorrere a quella violenza che corrompe il globo. Dunque sceglie di utilizzarla per espiare i peccati, fare del bene, dare un senso a quella sua vita da alienato. Salverà dalle grinfie del mondo della prostituzione la piccola Iris, ammazzando il suo protettore e riuscendole a dare un futuro.

Per un breve periodo verrà visto come eroe, dai genitori della piccola e dalla città stessa, ma il tutto converrà in una situazione effimera. Ecco che la frettolosa e superficiale società torna alla ricerca di nuovi ‘eroi’ che poi verranno dimenticati, così da evitare di porre l’attenzione su ciò che c’è di grave attorno. Dopo aver sperimentato la piacevole condizione di visibilità, Travis torna al suo taxi notturno e alla vita da alienato spettatore.

Letizia De Ieso

Letizia De Ieso è nata il 04/10/2002 a Benevento. Ha frequentato il Liceo Classico P. Giannone e successivamente la BCT Academy. Qui ha potuto approfondire la regia, la sceneggiatura, la recitazione e il montaggio. Ha partecipato attivamente alla scrittura, regia, recitazione e montaggio del cortometraggio accademico ‘Ombre del reale’. La prima esperienza sul set è stata in qualità di comparsa nel nuovo film di Paolo Sorrentino. Ha partecipato in maniera più attiva, con la crew, sul set di ‘The Runner', regia di Michael Trim. Letizia si è iscritta al laboratorio teatrale ‘Quartiere Teatro’, con Maurizio Tomaciello. Nello stesso periodo, Letizia ha diretto e interpretato ‘Intermezzo’, cortometraggio d'ispirazione Nouvelle Vaguiana. Durante Gennaio 2024, é stata assistente alla regia del cortometraggio ‘Soul Eater’.
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