Insubria Critica: Tutto il resto mi sfugge di Camilla Mecca a cura di Vincenzo Capodiferro

13 maggio 2024

Tutto il resto mi sfugge di Camilla Mecca a cura di Vincenzo Capodiferro


TUTTO IL RESTO MI SFUGGE

Intensa silloge che unisce tutto ciò che di più umano e divino ha la poesia”, di Camilla Mecca


“Tutto il resto mi sfugge” è una raccolta poetica di Camilla Ugolini Mecca, edita da Fara, Rimini 2023, finalista al Faraexcelsior 2023. Camilla Ugolini Mecca è nata a Verona nel 1971. Si è laureata in Lettere moderne. È consulente, editor e formatrice. Pubblicazioni: Ambigue stanze. Un itinerario nell’opera di Antonio Possenti (2003); Il destino dell’onda (2021); Tu sorgerai di nuovo (2022).

Il titolo prende spunto da un verso: Io so che esiste il presente, tutto il resto mi sfugge. Tomaso Pedio amava ripetere: - Il presente è tutto! Con Agostino potremo ancora ripetere: - Il presente del passato è la memoria, il presente del presente è l’intuizione, il presente del futuro è l’attesa. Tutta la raccolta ruota intorno a questo ponderoso tema della temporalità, ma si accentua sul resto: il resto del tempo. Oggi c’è tutta una polemica sulla filosofia del tempo tra ‘eternisti’ e presentisti. Certamente noi riporremmo Camilla Ugolini mecca tra i presentiti. Leggiamo tra le motivazioni della giuria: «Ma la poesia deve viaggiare per poter vivere e l’autore, nei suoi versi, evidenzia proprio la sua capacità di viaggiare in ogni cosa, tramutandosi, attraversando i corpi degli animali, degli alberi, delle cose dell’uomo poeta che dà voce: rinnovandosi. L’oracolo sogna…» (Elisabetta Bagli). Il poeta vate si fa voce panica, come quella dannunziana: …e varia nell'aria/secondo le fronde/più rade, men rade. Le metamorfosi del poeta si identificano con tutto ciò che tocca: come un re Mida aurifica tutto. È la parola creatrice, divina, che non vede separé tra mondo reale e mondo immaginifico. Schelling fa d’eco: «Ogni splendido quadro nasce quasi per il fatto che si toglie quella muraglia invisibile che divide il mondo reale dall'Ideale, e non è se non l'apertura, attraverso la quale appaiono nel loro pieno rilievo le forme e le regioni di quel mondo della fantasia, il quale traluce solo imperfettamente attraverso quello reale». Questi sono i sogni di Clara Kutznetsova: «Le parole sono come pietre focaie che si lanciano perché qualcuno le raccolga… poi all’occorrenza si strofineranno. La combustione avviene nel silenzio. E nello spazio bianco…».  Dal libro del Siracide: «Se una frusta ti colpisce, ti lascia il segno sulla pelle, ma se ti colpisce la lingua, ti spezza le ossa». Come il proverbio: - La lingua non ha osso ma rompe le ossa. È la potenza della parola: la “dynamis” del “logos” di Gorgia. Il poeta è creatore di mondi.


Essere vista nuda

nonostante le piume.

Essere letta come una profezia.

Essere udita dentro al silenzio.

Essere guardata nel cuore del buio.


Serie di ossimori che esprimono la grandezza della trasparenza: la poesia “cassandrea”, svelatrice del vero, nel senso autentico di “aletheia”, uscir fuori dal Lete, il fiume dell’oblio. Chi dice la verità non è creduto: la sindrome di Cassandra che troviamo fino in Pirandello. Anzi vuol esser ucciso: è martire, testimone rosso.

Riprendiamo il verso del titolo, al seguito:


Felice ignoranza del futuro

dove si spalanca l’oro di un luminoso

anello, o di una spiga.

Tu voli invece nell’altrove

E lo tessi d’argento.


È la celebrazione autentica di un “Chi vuol esser lieto sia” di Lorenzo, di un “Carpe diem” d’Orazio. Il futuro crea aspettazione, ansia, tormento, anche sogno che si esprime nella contrapposizione oro/argento. Anche: l’età dell’oro si contrappone a quella argentea, sia a livello ontogenetico che filogenetico. Più aumenta la circospezione del futuro, più l’uomo si allontana dalla natura (i “Saturnia Regna”). L’altrove è non-luogo (utopico, distopico, retro-topico che sia). È alienazione! Soprattutto oggi che si è proiettati tutto sul futuro. È l’età futuristica per eccellenza. L’età presentista è l’età moderna, quella passatista l’antica.

I versi di Mecca sono molto profondi, intrisi di spiritualità. Il suo presentismo è unico e ci rende simili agli animali, a quella natura di cui tutto il genere umano fa parte, quella natura che viene tradita dall’uomo. Il progresso è il tradimento della natura. Quanto più siamo presente tanto più ci avviciniamo alla realtà vera, non quella trasfigurata dai meta-versi. Anche noi eravamo quegli “abitanti del bosco”, di cui il poeta cerca «le tracce annusando il terreno».

Vincenzo Capodiferro 

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