Gli eroi di Co.Ra. ottant’anni dopo
Editoriale

Gli eroi di Co.Ra. ottant’anni dopo

In piazza D’Azeglio, di fronte allo stabile al numero 12, vi è un monumento appartato e discreto, che ricorda l’ultima sede di radio Co.Ra. (Commissione Radio) e il sacrificio dei partigiani che hanno pagato con la vita la trasmissione di notizie agli Alleati, quali le dislocazioni delle truppe tedesche, i loro spostamenti e il coordinamento per il lancio di armi e viveri per i combattenti della Resistenza. Un’attività intensa, in contatto con la VIII armata degli Alleati di stanza a Bari, avviata nel gennaio 1944 per iniziativa di Carlo Ludovico Ragghianti e dell’avvocato Enrico Bocci. Braccati dai tedeschi, i partigiani mutavano frequentemente il luogo operativo. La sera del 7 giugno di ottant’anni fa, tuttavia, la sede di piazza D’Azeglio – dove vi era conservato il cifrario e l’archivio – fu scoperta dai tedeschi che catturarono i partigiani. Vennero condotti a Villa Triste per essere torturati e uccisi dopo feroci interrogatori. Ricordiamone alcuni. Lo studente Luigi Morandi, abile telegrafista, ucciso al momento dell’irruzione; il capitano dell’aereonautica Italo Piccagli, fucilato a Cercina il 12 giugno, insieme ad Anna Maria Enriques Agnoletti; lo stesso Bocci ucciso in luogo sconosciuto. Riusciranno invece a salvarsi, fuggendo dal treno che le conduceva in Germania, Maria Luisa Guaita, la staffetta particolarmente attiva nella raccolta di notizie e nella falsificazione di documenti, e la segretaria Gilda Larocca. Nessuno parlò, nonostante le sevizie. Non solo. L’azione dei militanti di Radio Cora fu portata avanti da Giuseppe Campolmi, ’Spartaco’, esperto radiotelegrafista: il primo collegamento avviene il 15 giugno da una Villa di Bellosguardo. I rapidi trasferimenti – Settignano, via Boccaccio, San Gervasio – eluderanno la caccia all’uomo del nemico.

Il gruppo si ricompone, con uno degli scampati, Carlo Ballario. Durante l’emergenza la trasmittente sarà installata nel laboratorio di chimica del professor Giovanni Speroni, in via Capponi: oltre 200 messaggi trasmessi fino alla liberazione, l’11 agosto. Un lavoro proseguito fino al 25 aprile 1945 col collegamento con il CNL Alta Italia. L’esempio dei martiri di Radio Cora non era stato vano.

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