L’ultradestra alla battaglia delle europee - RSI Radiotelevisione svizzera
Mondo

L’ultradestra alla battaglia delle europee

Undicimila a Madrid per ascoltare Le Pen, Meloni, Abascal ma anche l’argentino Milei (che provoca una crisi diplomatica) - No a teoria del gender e maternità surrogata, sì a valori cristiani e lotta all’immigrazione

  • 19 maggio, 18:28
  • 19 maggio, 19:46
  • INFO

RG delle 24.00 del 19.05.2024 - La corrispondenza di Francesca Cicardi

RSI Mondo 19.05.2024, 18:58

Di: Agenzie/RSI info

La destra radicale ha lanciato da Madrid la campagna per le elezioni europee del prossimo 6-9 giugno. Oltre undicimila persone (cifre fornite dai padroni di casa, il partito VOX) si sono radunate in una ex arena della capitale spagnola trasformata in sala da concerti.

Accanto al leader di VOX, Santiago Abascal, sono intervenuti il capo della nuova destra portoghese Chega, André Ventura (grande vincitore delle ultime elezioni lusitane), la leader del Rassemblement National francese Marine Le Pen, ma anche personalità non europee come il presidente argentino Javier Milei, uno dei più applauditi. Da Israele era presente il ministro della diaspora Chakli, esponente del Likud, il partito di Netanyahu.

612944545_highres.jpg

Javer Milei alla manifestazione di Madrid

  • Keystone

In un passaggio del suo discorso che sta avendo serie conseguenze diplomatiche, Javier Milei ha definito “corrotta” la moglie del premier spagnolo Pedro Sanchez (socialista). Il governo spagnolo ha richiamato la sua ambasciatrice in Argentina.

Il premier ungherese Viktor Orban, il presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni e l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki hanno mandato dei video-messaggi. Donald Trump si è fatto rappresentare da due Matt Shlapp (American Conservative Union) e Roger Severino (Heritage Foundation) che hanno servito alla Casa Bianca durante la sua presidenza.

Abascal ha chiamato le destre europee all’unità: “a partire dal 9 giugno ci sentiranno, la nostra voce sarà la più forte”. E sul piano interno ha accusato i popolari spagnoli di essere “soci a Bruxelles dei socialisti” di Sanchez, che “vogliono rompere la Spagna dal di dentro e farla invadere da fuori”.

Anche Le Pen ha fatto appello a fare del 9 giugno “il giorno della liberazione dell’Europa” da “maggioranze innaturali e controproducenti”. La destra radicale farà campagna intorno a una serie di punti comuni: lotta all’immigrazione, difesa dei “valori cristiani”, no alla maternità surrogata, no alle teorie del gender, no alle iniziative “green”.

In Spagna VOX è data all’8%.

La posta in gioco per giugno

I sondaggi dicono che il prossimo Parlamento europeo continuerà a essere dominato dal PPE (centro destra) e dai socialdemocratici. Al terzo posto è effettivamente battaglia all’ultimo voto tra i liberali di Rinnovamento europeo e uno dei due gruppi della destra radicale: i conservatori e riformisti europei (ECR), la casa comune di partiti ultraconservatori tra cui il PiS polacco, Fratelli d’Italia, VOX e altri. In un gruppo distinto, “Identità e democrazia”, trovano posto invece la Lega italiana di Matteo Salvini, il Rassemblement National di Marine Le Pen, gli austriaci dell’FPO e altri ancora.

Una delle grandi differenze tra i due gruppi è la visione della Russia e del conflitto in Ucraina: la maggior parte dei partiti dell’ECR ha preso una posizione atlantista, nell’ID ci sono partiti ritenuti più o meno vicini a Mosca.

Una parte del PPE (e probabilmente anche qualche liberale) non disdegna l’idea di scaricare i socialisti e di allearsi con l’ECR, ma tutto dipenderà dai numeri che usciranno dalle urne. Inoltre, dopo il voto, potrebbero esserci importanti cambiamenti nella composizione delle famiglie politiche europee. Fidesz, il partito di Viktor Orban (ex PPE, ha lasciato il gruppo quando stava per essere espulso) ha annunciato che dopo le elezioni entrerà nell’ECR, ma non tutti lo vogliono, a causa della vicinanza tra Orban e Putin.

Quanto a Ursula von der Leyen, se i leader dei 27 le chiederanno di succedere a se stessa, dovrà essere confermata dal Parlamento europeo. L’attuale presidente della Commissione non ha mai escluso di accettare a questo scopo anche i voti della destra radicale. Ha messo solo due “linee rosse”: chi vuole far parte della sua maggioranza deve sostenere l’Ucraina e lo Stato di diritto.

Correlati

Ti potrebbe interessare