Centesimo anniversario dell’assassinio di Giacomo Matteotti

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Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine il 22 maggio 1885 da una famiglia borghese, proprietaria terriera.

Durante la Prima Guerra Mondiale fu un convinto sostenitore della neutralità italiana e fortemente antimilitarista. Per queste sua posizioni e per l’ attivismo contro la guerra fu allontanato dal Polesine e confinato, per tre anni, nei pressi di Messina.

Fu eletto Deputato, per la prima volta, nel 1919, rieletto nel 1921 e 1924; veniva soprannominato “Tempesta”, dai compagni di partito per il suo carattere intransigente e battagliero. Meticoloso ed abituato ad approfondire gli argomenti che affrontava in Parlamento, passava tantissimo tempo a studiare relazioni, statistiche e libri; pronto a lottare con la parola, la penna ed una profonda cognizione di causa. 
Nel 1920 divenne Segretario della Camera del Lavoro di Ferrara; nel 1922 promuove la costituzione del Partito Socialista Unitario divenendone Segretario Nazionale, essendo stato espulso, insieme alla corrente riformista, dal Partito Socialista Italiano. Intransigente antifascista, difensore dei braccianti agricoli poveri, più volte minacciato e aggredito da gruppi fascisti; ostacolato nella professione forense e nell'attività parlamentare. 

Il 30 maggio 1924, dopo le elezioni, che videro l’affermazione del Partito Nazionale Fascista, alla Camera dei Deputati, pronuncia una documentata requisitoria sulle violenze fasciste contro i candidati socialisti, comunisti, cattolici, repubblicani, liberali progressisti. Al termine del discorso, si rivolse al vicino di banco e, indirettamente ai compagni di partito, dicendo: “Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”. 

Sul giornale “Il popolo d'Italia” Mussolini scrive immediatamente che è necessario "dare una lezione al deputato del Polesine". L'invito è prontamente accolto ed il 10 giugno '24, a Roma, un quintetto fascista, comandato da Amerigo Dumini dei servizi segreti, aggredisce e rapisce Matteotti. Il parlamentare socialista viene ucciso a coltellate, dopo ripetute percosse. Le spoglie verranno trovate, occultate in un boschetto nei dintorni di Roma, solo il 15 agosto. Riconosciuti e processati a Chieti, due anni dopo, i fascisti omicidi confessi, difesi dal braccio destro di Mussolini, Roberto Farinacci, ebbero miti condanne, uscendo poco dopo di prigione.

La sua morte si aggiunge a quella di altri antifascisti dimenticati o noti; fra questi ultimi: Giovanni Amendola, Don Giovanni Minzoni, Piero Gobetti, Carlo e Nello Rosselli, Antonio Gramsci. 
ANPI Sezione Brianza Meratese
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