Com’è andata la nona edizione dell’Ennesimo Film Festival

Una rassegna che sa coinvolgere tutte le età. Quest’anno la selezione ufficiale ha visto tanti corti di altissimo livello ma sorprendenti anche i corti sul design e la sezione Sinofonie

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Si è conclusa lo scorso 5 maggio la nona edizione dell’Ennesimo Film Festival.
Quest’anno la rassegna, che propone cortometraggi sia internazionali, sia del territorio, è finalmente tornata nel cuore di Fiorano Modenese, al Teatro Astoria, dove è nata nel 2015. (Il teatro era stato chiuso per lavori di ristrutturazione e il festival si era spostato al Cineporto).
Tante sezioni e tanti premi che, forse più che in passato, hanno sorpreso.
Partiamo con i Caesar Design Film Award: una selezione di corti che si concentrano sul “design” – lasciando a questo termine la libertà di esprimersi in tutte le sue sfaccettature. The Ice Builders, di Francesco Clerici e Tommaso Barbaro, si è aggiudicato tutti e tre i premi della serata: il premio Wannabe Designers, il premio del pubblico e il più ambito, quello della giuria. E non è stata solo la tematica ambientalista, sicuramente la più urgente tra quelle messe in scena, a distinguere questo docucorto. The Ice Builders ha saputo raccontare con un ritmo da road movie la strabiliante invenzione delle popolazioni del Ladakh, Himalaya. Sono le prime vittime del cambiamento climatico: costruiscono ghiacciai artificiali per sopperire all’aumento delle temperature che li ha lasciati senza acqua. Tra tecniche più antiche e invenzioni moderne, le loro pratiche sono un “design” di sopravvivenza: un monito che non può lasciare indifferenti.
Vale la pena menzionare anche il cortometraggio Sala 5 – Il Cartone di Raffaello, di Stefano Santamato. Nel 2019 il cartone utilizzato per La scuola di Atene è stato esposto in uno spazio adibito, nella Pinacoteca ambrosiana di Milano. Il breve documentario preserva la magia del capolavoro, così come l’emozione del team di architetti e restauratori che hanno visto la sala prendere vita.
La selezione ufficiale di quest’anno ha superato le aspettative, con tanti cortometraggi di altissimo livello. Il premio Ennesimo miglior film è andato al corto animato Dog Days, di George Hampshire. Due minuti che seguono la metafora di un bassotto che si allunga per tutta la città: la difficoltà a lasciar andare dopo una separazione.
Prima menzione speciale a Mangata, di Maja Costa: la storia di una giovane italo-nigeriana che riesce a coronare un sogno che le aveva passato il padre quando lei era ancora in fasce, quello di andare sulla luna. Bisogna riconoscere l’insistenza, da parte della giuria, di mirare a prodotti che puntano su valori quali l’inclusione.
Seconda menzione speciale è andata a Tits, di Eivind Landsvik. Corto che, tra quelli citati finora nel contesto della sezione ufficiale, è sicuramente il più interessante. Nasce un’amicizia inaspettata tra due giovani quando a lei vengono rubati i vestiti dopo un bagno in mare, e lui le cede la sua maglietta in più, che solitamente usa per celare il proprio corpo (le sue “moobs” che in inglese significa proprio “le tette di un uomo in carne”).
Il premio alla miglior interpretazione, assegnato dalla casting director Ruth Earley, è andato a Ben Whishaw per la sua performance in Good Boy, di Tom Stuart. Un umorismo inglese che conquista, trattando il lutto del giovane protagonista, già molto provato dalla vita.
Ma di questa sezione, il premio più azzeccato è stato scelto dal collettivo. Family Toast, di Kim Jun-hyung, ha vinto il premio del pubblico. Difficile resistere davanti a questi quindici minuti di pura ilarità. Il pomeriggio di una famiglia sudcoreana composta da genitori e figlia viene scombussolato quando la madre trova una sigaretta nella stanza dell’adolescente. All’arrivo del padre (personaggio fuori dalle righe che ricorda per eccentricità lo stile di Bong Joon-Ho), si sospetta che non si tratti di una sigaretta ma di droghe leggere. Per esserne certi, però, bisogna accenderla…
Quest’ultimo insieme a Beautiful Men (già vincitore del premio Best Belgian Short Film Award), di Nicolas Keppens; il polacco A Dead Marriage, di Michal Toczek; lo svedese The Film Might Be Too White, di Sebastian Johansson Micci; e il russo Forgive Me, Anya (con protagonista lo straordinario Jurij Borisov), di Klavdiya Korshunova, sono piccoli capolavori che ci sentiamo in dovere di segnalare.

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Da quest’anno la sezione Sinofonie è diventata anche competitiva. Wegen Hegel (Tutta colpa di Hegel) di Fan Popo ha vinto il premio miglior film. Un corto queer che sa raccontare con ironia il punto di vista di uno studente cinese in Germania durante il lockdown della pandemia.
In questa sezione ha sorpreso anche The Thirteenth Night, di Rachel Xiaowen Song, che utilizza una grafica molto semplice ma azzeccatissima, seguendo le voci di varie telefonate; un thriller fatto con niente che ci catapulta dentro questa storia, appassionando e disturbando.
Nella Sezione Giovani, il premio al miglior film è andato a Dead Cat di Annie-Claude Caron e Danick Audet. E il Comix Award a Rachid di Rachida El Garanti. Un corto dal tono e dal ritmo giovanile che mette in scena i forti pregiudizi a cui viene sottoposto un giovane belga di origini musulmane.
Premio Artemisia per il corto che ha saputo valorizzare di più la figura femminile è andato a Nothing Holier than a Dolphin, di Isabella Margara.
Il premio Fuorifuoco è andato a Samedi soir, dimanche matin di Théo De Oliveira e Remì Potisek. Mentre il Premio Città di Fiorano, della sezione Affari di Famiglia, è andato a Last Call di Harry Holland.

Tra i vari eventi proposti durante la settimana del festival il workshop sull’intelligenza artificiale con Demetra Birtone e Giovanni Abitante ha catapultato il pubblico nella contemporaneità, o meglio, nel futuro. Dopo la proiezione del corto Cassandra, scritto con l’assistenza dell’intelligenza artificiale, si è discusso il ruolo che questo strumento può avere nel processo creativo. I personaggi di Cassandra sono stati creati da Chat-gpt, che, con pochi tratti quali “ama gatti e popcorn”, ha dato vita ai protagonisti. In questa fase sperimentale in cui si gioca con questo mezzo, tutto è concesso. Bisogna però domandarsi per quale motivo vorremmo ricorrere alla tecnologia per delineare caratteristiche umane; ne escono personaggi piatti e stereotipati che, lungi dall’intrigare, infastidiscono. Tuttavia, resta molto interessante il ruolo assegnato all’intelligenza artificiale all’interno dell’intreccio narrativo: Cassandra è una figura che sa predire il futuro.

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Aspettando la prossima edizione dell’Ennesimo Film Festival, ricordiamo che questa rassegna non conquista solo il pubblico cinefilo e appassionato di cinema, ma sta pian piano creando una nuova platea. Il primo merito di tutto lo staff di Ennesimo sta nell’includere i giovani, giovanissimi, che cominciano a cimentarsi con la scrittura di recensioni, sceneggiature e soggetti, tra i banchi delle scuole. Lo slogan del festival è “Dove nasce il cinema” – e, tra cinema gonfiabili, realtà virtuali e incontri con i professionisti del settore, l’Ennesimo dà la possibilità al cinema di rinascere, attraverso lo sguardo delle nuove generazioni, che sembrano avere tanto da insegnarci.

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