La scelta dolorosa di Elvira Coda Notari - HuffPost Italia

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La scelta dolorosa di Elvira Coda Notari

La scelta dolorosa di Elvira Coda Notari

"Come dico spesso nelle presentazioni, non so se Elvira Coda Notari era troppo avanti per il suo tempo o siamo noi oggi ad essere troppo indietro". E' tutto riassunto in questa frase di Flavia Amabile, scrittrice e giornalista de La Stampa, il senso dell'emancipazione di Elvira Coda Notari, alla quale l'autrice ha dedicato un omonimo romanzo. Regista partenopea dei primi del '900, pioniera del cinema realista, Elvira ha combattuto contro la mentalità patriarcale del suo tempo che la voleva moglie e madre, ha inseguito il riscatto, ha costruito un'impresa, ma ha dovuto confrontarsi con la censura del regime fascista prima e con il pregiudizio poi che l'hanno consegnata all'oblio della Storia.

"Nel 2020 per caso ho letto un articolo di un giornale in cui si raccontava la storia di Elvira Coda Notari, non ne sapevo nulla e ho trovato scandaloso che non fosse così nota. Mi è sembrato ingiusto. Scrivere questo libro, fare una serie di ricerche per riportare sotto i riflettori la sua figura, mi sembrava il minimo per ricompensare questa donna di tutte le ingiustizie che la società le ha fatto subire", ci racconta Flavia Amabile quando la raggiungiamo al telefono.

Leggere la storia di Elvira è per alcuni versi raccapricciante. Perché nonostante si parli della vita di una donna vissuta oltre un secolo fa, ci si rende conto di quanti ostacoli resistono tutt'oggi all'emancipazione femminile e di come un certo pregiudizio sia difficile da estirpare

Possiamo dire che se Elvira Coda Notari fosse stata un uomo non avrebbe dovuto scegliere se tenere o no la terza figlia (la darà in affidamento a un istituto religioso per poter inseguire il suo progetto di realizzare un'impresa cinematografica, ndr). Questo è il nodo su cui si sviscera l'intera vicenda umana di questa donna, che è stata una regista, è stata dimenticata. Ma che se fosse stato un uomo avrebbe avuto non solo la vita più semplice professionalmente parlando, ma anche a livello personale. Perché la scelta di abbandonare la terza figlia le è costata moltissimo ed è alla base del fatto che sia stata dimenticata.

Di fatto è costretta a una scelta che riguarda ancora, purtroppo, moltissime donne del nostro tempo: la famiglia o il lavoro.

Elvira è vissuta agli inizi del '900, in un momento in cui non si sapeva nulla di una cosa che noi conosciamo benissimo che è la depressione post partum. Ha il primo figlio che nasce il 1 gennaio del 1903 e l'ultima, la terza, dell'ottobre del 1906. Quindi tre figli in poco più di tre anni. Il tutto lavorando e sapendo perfettamente che se non avesse lavorato lei, sarebbero rimasti al livello di manovalanza che non avrebbe permesso di mantenere in maniera dignitosa una famiglia. Invece lei riesce a creare un'impresa, a dare lavoro all'intera famiglia, perché poi all'interno di questa impresa lavoreranno sorelle e cugine. Ha scelto il lavoro. Ancora oggi è così? D'altronde, siamo un Paese in cui il Papa può ancora permettersi di dire che gli anticoncezionali sono come le armi, cioè impediscono la vita. Un Paese in cui la religione cattolica ha ancora un peso enorme dal punto di vista culturale.

E' la religione cattolica che impedisce il progresso in questo senso?

E' un fattore culturale. Abbiamo questa morale cattolica, un dominio culturale di cui siamo permeati tutti quanti, donne comprese. Per cui le donne devono innanzitutto garantire che ci sia la procreazione: penso a tutte le battaglie che si fanno ancora contro l'aborto, ai movimenti per la vita. Siamo ancora lì.

Anche l'attuale Governo è fermo su queste posizioni..

Sì, ma non mi sembra che quando c'è stato il centrosinistra si siano fatti molti passi avanti. I passi avanti sono stati frenati perché esiste ancora una profonda e forte componente conservatrice anche all'interno del centrosinistra che impedisce di spingersi oltre.

Anche le politiche a sostegno della famiglia sembrano insufficienti. Questa è una delle spiegazioni della forte denatalità. Così una donna si ritrova a dover decidere se allargare la famiglia o privilegiare il proprio lavoro 

Spesso infatti alle presentazioni dico, non so se era Elvira Coda Notari molto avanti o noi siamo adesso troppo indietro. Siamo tutti vittime di una mentalità patriarcale che ancora resiste, secondo la quale alle donne è riservato solo un certo ruolo e non un altro.

Non solo. Sembrano resistere anche gli stessi allarmi sulla sicurezza. Ai tempi di Elvira Coda Notari era sconveniente per un donna uscire da sola in determinate ore del giorno e frequentare alcuni luoghi. Non mi sembra sia cambiato molto...

Sì. E' impressionante anche che Elvira Coda Notari racconti i femminicidi. Nei suoi film, purtroppo non ne sono rimasti molti, nelle due pellicole che sono rimaste integre racconta storie di amore passionale, come si diceva allora, ma che in realtà sono la trama di due femminicidi. Lei racconta la voglia delle donne di ribellarsi, quello era un momento storico particolare perché le donne durante la prima guerra mondiale avevano preso il posto degli uomini in tantissime attività economiche: gli uomini andavano in guerra e per mandare avanti l'economia le donne guidavano tram, facevano i lavori degli uomini. Hanno mandato avanti l'Italia e si sono rese conto di poterlo fare perché una delle grandi bugie raccontate per secoli alle donne è che non erano capaci di fare alcuni lavori che erano appannaggio solo degli uomini. Le donne dovevano stare a casa a fare i figli.

Poi cos'è successo?

Nel momento in cui le donne per necessità occupano il posto degli uomini e si rendono conto che sono perfettamente in grado di poterlo fare, nasce un'autoconsapevolezza. Quando nel 1918 tornarono gli uomini e pretesero di riprendere il proprio posto di lavoro, lo ottennero ma non senza battaglie perché le donne non volevano lasciarli. Restò nelle donne una presa di coscienza di potercela fare. Questo fece sì che anche a livello sentimentale le donne più autonome erano più portate a decidere se stare con un uomo oppure no. Sembra banale, ma non lo era. E in effetti non lo è neanche oggi in alcuni casi. Da qui nascono i delitti e Elvira racconta in questi film anche questo. Le donne che cercano questo nuovo posto nel mondo, in particolare a Napoli. Storie che però vanno a finire male perché gli uomini hanno ancora il potere.

Poi arriva l'ostracismo del fascismo ai suoi lavori.

A un certo punto, quando dopo il 1918 inizia a prendere piede il nazionalismo e poi il regime di Mussolini, quello che Elvira Coda Notari, che è la prima realista, racconta è la vita delle persone che popolano le strade di Napoli. E questo dà estremamente fastidio: la voglia di autonomia delle donne, i vicoli sporchi, la miseria raccontati da Elvira Coda Notari non sono in linea con la narrazione di Mussolini che è al contrario quella di un'Italia perfetta. Il cinema di Elvira Coda Notari invece fa vedere che i problemi non sono affatto risolti. Il regima tenta di censurarla in tutti i modi, lei va avanti: a un certo punto Mussolini pur di fermarla nel 1928 fa un editto mirato in cui non c'è il nome di Elvira e della sua impresa, ma ci sono le caratteristiche dei suoi film che solo lei fa in maniera così sistematica in quell'epoca e così le chiudono la possibilità di continuare.

Particolare anche la figura del marito Nicola. Un uomo che ha saputo vivere all'ombra della moglie

Sì, ma quando ha dovuto scegliere fra i figli e Elvira ha scelto i figli. Ma considerando che parliamo di un uomo di un secolo fa e che avrebbe potuto comportarsi in maniera diversa è una figura positiva, che ha dato ad Elvira la possibilità di essere la donna che poi è diventata. Lui si è reso conto di non avere il genio che aveva la moglie. 

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