Martina Oppelli, triestina di 49 anni, tetraplegica pronta ad andare in Svizzera dopo il “no” dell’Italia

Martina Oppelli

L’appello della donna: “Mi impediscono di morire col sorriso”

Le azioni legali contro l’azienda sanitaria: “Dicono che non ho sostegni vitali. Ma secondo loro come mangio? Come bevo?”

Martina Oppelli, 49 anni di Trieste, tetraplegica, affetta da sclerosi multipla, ha diffidato l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) dopo il diniego alla sua richiesta di accesso al “suicidio medicalmente assistito”, legale in Italia a seguito della sentenza Cappato\Antoniani (sentenza 242 del 2019). E in un video appello al Parlamento reso noto con l’Associazione Luca Coscioni dichiara che presto potrebbe essere costretta ad andare in Svizzera per accedere alla morte volontaria assistita.

La donna, infatti, ad agosto 2023 aveva inviato la richiesta di verifica delle condizioni per accedere alla morte volontaria assistita alla ASUGI ma, dopo essere stata visitata dalla commissione medica multidisciplinare a ottobre 2023, non aveva ricevuto alcuna risposta.

Dopo una serie di solleciti, la ASUGI comunicava di non poter accogliere la richiesta perché mancherebbe il requisito del trattamento di sostegno vitale. A febbraio 2024 Martina Oppelli, assistita dal collegio legale dell’Associazione Luca Coscioni (composto dagli avvocati Filomena Gallo, Francesca Re, Angioletto Calandrini e Alessia Cicatelli), ha diffidato l’azienda sanitaria affinché procedesse alla immediata rivalutazione delle sue condizioni di salute.

L’azienda sanitaria ha però negato questa possibilità sostenendo di non avere alcun obbligo a rivedere un proprio precedente provvedimento e che tale richiesta di revisione contrasta con il principio di “economicità” nella pubblica amministrazione. Martina Oppelli ha depositato,  tramite i propri legali, un ricorso d’urgenza per chiedere che la ASUGI venga condannata alla rivalutazione del requisito del “trattamento di sostegno vitale” e alla individuazione del farmaco letale, delle sue quantità e della modalità di autosomministrazione in modo da poter accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia.

Martina Oppelli è architetta – professione che continua a esercitare grazie ai comandi vocali per potersi permettere l’assistenza continua di cui necessita. A soli 28 anni riceve la diagnosi di sclerosi multipla e col tempo diventa tetraplegica. Attualmente, la sua diagnosi è quella di sclerosi multipla secondaria progressiva evoluta con gravissima limitazione motoria, con dolori e spasmi diffusi poco controllati dalla terapia che la rendono totalmente dipendente da terzi per la conduzione di ogni attività.

↓ Guarda il video appello di Martina Oppelli ↓

In un video appello, rivolgendosi ai senatori, dice:

Sono esausta, esaurita. Sto perdendo anche la voglia di andare avanti. […] Questo diritto mi è stato negato dal Comitato etico, perché secondo loro non rispondo a uno dei quattro requisiti indispensabili, ovvero essere mantenuta in vita da trattamenti vitali. Ma secondo voi, io come mangio? Come bevo? Come mi lavo? Come vado in bagno? Come sopravvivo, come assumo i farmaci? Io non sopravvivo senza una persona vicina. Certo, non sono macchine, sono persone.

Insomma, nella legge che state discutendo adesso, in merito al fine vita, vi chiedo di tener presente  ogni aspetto, ogni dolore, ogni dolore è assoluto nel momento in cui viene vissuto, e va rispettato. E non parlate più di suicidio, perché non lo è. Si parla di eutanasia, di buona morte.

Ammetto di aver anche fatto domanda all’estero, proprio perché non ce la faccio più, ma i mezzi economici, e soprattutto la fatica fisica per arrivarci, sarebbe tanta. Ce la farei, perché come sono arrivata fino a qua, arriverò anche là, ma io vorrei morire col sorriso sul viso, nel Paese dove ho scelto di vivere, e dove ho pagato le tasse.

Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e difensore che coordina il collegio legale di Martina Oppelli, ha dichiarato: “Il diniego della ASUGI alla richiesta di Martina Oppelli è paradossale perché la stessa azienda sanitaria, meno di un anno fa, aveva dato, dopo la condanna del Tribunale di Trieste, una risposta positiva ad Anna, anche lei affetta da sclerosi multipla e totalmente dipendente dall’assistenza continuativa di terzi in assenza della quale non sarebbe stata in grado di sopravvivere. Nel caso di ‘Anna’ questa necessità era stata letta come ‘trattamento di sostegno vitale’. Perché nel caso di Martina no? Senza una assistenza continuativa e vista la sua completa impossibilità di movimento, Martina non sarebbe in grado di provvedere a nessun bisogno primario e quindi andrebbe incontro ad una morte certa”.

Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ha dichiarato “Spero che il Parlamento nazionale non girerà la testa dall’altra parte, ma non mi faccio illusioni. Se Martina sarà costretta a recarsi in Svizzera, le ho garantito che forniremo ogni aiuto eventualmente necessario, nell’ambito delle nostre azioni di disobbedienza civile”.