Garlando: "Inter, la festa con Ligabue, Un verso per ogni giocatore" - FC Inter 1908
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Garlando: “Ligabue canta l’Inter. Da Sommer a Thuram, un verso per ogni campione”

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Il giornalista de La Gazzetta dello Sport ha provato ad associare una canzone del nerazzurro a ogni giocatore
Andrea Della Sala Redattore 

Il giornalista de La Gazzetta dello Sport Luigi Garlando ha provato ad associare un verso di una canzone del cantante nerazzurro Ligabue a ogni giocatore:

Le nuvole nere che si addensano sul futuro dell’Inter di Zhang gettano un’inevitabile ombra di preoccupazione anche sui festeggiamenti in programma. Stasera a San Siro, nel concerto che seguirà Inter-Lazio. Ligabue potrebbe chiedersi a proposito del progetto cinese: Vivo, morto o X? Comunque, nonostante le ansie da rifinanziamento, la seconda stella sarà festeggiata con uno spettacolo, come è giusto che sia per un club nato in una taverna d’artisti. Significativo che Simone Inzaghi celebri lo scudetto davanti alla sua ex. Il Demone era considerato un tecnico “da Lazio”, cioè di fascia medio-alta, bravino, bellino, ma non di quelli che arrivano in fondo. Con una finale Champions e uno scudetto ha dimostrato di meritare uno status superiore.


Che festa sia, allora. Canta Ligabue in “Freccia”: «Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa». Quella di Inzaghi lo è.

Il cantante interista avrà versi per ogni giocatore. Proviamo a cercarli nelle sue canzoni.

Yann Sommer - «Chiusa l’ennesima porta. C’è la strada, e lei che dietro chiamerà» (“Figlio di un cane”). Il portiere svizzero ha già chiuso 19 porte in campionato, nuovo record nella storia nerazzurra per il torneo a 3 punti. Ha parato subito e bene la nostalgia di Onana.

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Benjamin Pavard - «Ho tre domande per te: chi prende l’Inter, dove mi porti. E poi dì, soprattutto, perché?» (“Hai un momento Dio?”) L’Inter ha preso anche Pavard che attacca e costruisce molto meglio di Skriniar. Due braccetti che creano is mei che uan.

Francesco Acerbi - «E appoggiati a me. Che se ci dovesse andar male, cadremo insieme» (“Male non farà”). La difesa si è appoggiata alla sua solida esperienza e raramente è caduta.

Alessandro Bastoni – «Un giorno c’era un doppio arcobaleno»(“Siamo chi siamo”). Gli Arcobaleni di Bastoni, da sinistra a destra, sono diventati un classico. Barella li cavalca volentieri .

Matteo Darmian – «Volente o nolente, risponderò presente» (“Volente o nolente”). Il soldatino Darmian dà sempre il massimo quando precettato. Dall’inizio o dopo. Una garanzia.

Nicolò Barella - «Una vita da mediano, lavorando come Oriali, anni di fatica e botte e vinci casomai i Mondiali»(“Una vita da mediano”). Questi celebri versi spettano naturalmente a Barella, il nuovo Oriali, e valgono d’augurio per il Mondiale ’26.

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Hakan Calhanoglu – «Sono io che guido. Io che vado fuori strada» (“Questa è la mia vita”). La regia più veloce e verticale del turco, rispetto a Brozovic, ha fatto crescere la squadra. Senza Calha, l’Inter ha sofferto spesso.

Henrikh Mkhitaryan - «Ho messo via un bel po’ di cose, ma non mi spiego mai perché, io non riesca a metter via te» (“Ho messo via”). Inzaghi non lo toglierebbe mai. Uno dei pochi a non sottovalutare la sapienza calcistica dell’armeno.

Federico Dimarco – «Più ti guardo e più mi meraviglio. E più ti lascio fare» (“Ci sei sempre stata”). Arrivato come ultima riserva, forse non da Inter, Dimarco è diventato un protagonista insostituibile, anche in azzurro.

Lautaro Martinez – «Siamo il capitano che vi fa l’inchino» (“Il sale della terra”). S’inchina il popolo nerazzurro: capocannoniere e capitano trascinatore, il Toro di Bahia.

Marcus Thuram – «Siamo la sorpresa dietro i vetri scuri. Siamo la risata dentro al tunnel degli orrori» (“Il sale della terra”). Il francese è stato la sorpresa più bella e la sua allegria fa bene al gruppo, anche fuori campo.

Così stasera canterà il Liga, «tra luce e confusione» (“Vivo morto o X”).

 

 

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