I migliori film sui vampiri
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I migliori film sui vampiri: un cinema di ombre, cuore e sangue

Nel corso della sua secolare storia, il cinema ha visto la figura del vampiro trasformarsi ed adattarsi per ogni occasione, regalando alla Settima Arte innumerevoli opere dal grande valore artistico.
I migliori film sui vampiri del cinema horror

Dalle sue prime apparizioni nell’epoca del muto, fino ai giorni d’oggi, la figura del vampiro è rimasta una delle principali costanti del cinema horror. Ma quali sono i migliori film sui figli della notte?

I migliori film sui vampiri

Quello del vampiro è il primo “mostro” che il cinema horror regala alla storia, firmato col sangue dal capolavoro di Todd Browning del 1931 ma che già, negli anni precedenti, iniziò a farsi largo nella cultura popolare. Una cultura questa azzannata e traviata col tempo, per un’icona capace di confermarsi e rinnovarsi ad ogni occasione fino ai giorni d’oggi, quando il tema del vampirismo resta una delle basi principali di una grande fetta del cinema dell’orrore moderno.

Molti grandi registi si sono infatti approcciati all’eterna figura del vampiro, come Murnau, Werner Herzog, Francis Ford Coppola ed appunto Todd Browning, giusto per citarne alcuni che hanno voluto avere come protagonista delle loro opere il principale rappresentante dei figli della notte, con il personaggio di Dracula interpretato ben 12 volte da una leggenda come Christopher Lee. Creatura selvaggia succhia sangue ma anche nobile e gentiluomo, generalmente dalla bellezza fisico-estetica impeccabile ma dall’esperienza secolare, il mito del vampiro continua a vivere nel contesto folcloristico, ma quali sono i migliori film dove queste creature sono protagoniste?

Migliori film sui vampiri Nosferatu 1922

Nosferatu il vampiro, di Friedrich W. Murnau – 1922

Secondo una stima dovrebbero essere oltre 150 i film incentrati sul Principe delle Tenebre ideato da Bram Stoker, per una classifica nella classifica che vedrebbe solo gli eccezionali adattamenti del mito di Dracula sul grande schermo. Prendendo un solo rappresentante per la “categoria”, la scelta non poteva non ricadere sul pilastro fondante dell’intera rappresentazione del cinema vampiresco, ovvero su uno dei capolavori firmati F. W. Murnau come Nosferatu il vampiro del 1922. Al di là dell’inestimabile contributo tecnico artistico, l’opera resta uno dei tasselli fondamentali della storia del cinema (non solo horror) omaggiato, rubato e copiato nel corso dei decenni dai grandi maestri e che tutt’oggi, a 100 anni di distanza, non riesce a perdere il suo fascino.

Vampyr – Il vampiro, di Carl Theodor Dreyer – 1932

Il capolavoro di Murnau e quasi soprattutto l’opera di Browning del 1931 hanno decisamente impostato la figura del vampiro sul grande schermo, che si chiami Dracula o Nosferatu. Il grande maestro danese Carl. T. Dreyer decide di spingersi oltre l’iconografia del cinema statunitense, proponendo la sua versione delle creature della notte partendo dal folklore del nord Europa e realizzando un’opera sensazionale. Vampyr è una suggestiva esperienza onirica, da incubo, forte delle sue atmosfere eteree ed angosciose messe in scena in modo determinante dal regista de La passione di Giovanna d’Arco. Con una storia a tema vampirismo, Dreyer al suo primo film sonoro costruisce una visione che rimane nella Storia del cinema specialmente per l’avanguardistica realizzazione tecnica.

L’ultimo uomo della Terra, di Ubaldo Ragona/Sidney Salkow – 1964

Unico titolo italiano presente in questa speciale classifica imbevuta nel sangue, sebbene l’aspetto produttivo e della regia di L’ultimo uomo della Terra resti ancora controverso, con alcune fonti che indicherebbero come autore il siciliano Ubaldo Ragona mentre altre il newyorkese Sidney Salkow. Resta il quanto più unanime possibile il fatto che il film del 1964 sia un titolo eccezionale, adattamento del celebre romanzo di fantascienza Io sono leggenda di Richard Matheson.

Un’epidemia ha infatti trasformato gli uomini della Terra in vampiri e il dott. Robert Morgan sembrerebbe l’unico immune al virus: di notte si barrica in casa appendendo alle porte specchi ed agli mentre, di giorno, va a caccia di non-morti. Ottimo adattamento del meraviglioso romanzo che qui acquisisce una classe artistica di alto livello, contando anche sulla grande prova da protagonista di una “leggenda” come Vincent Price. Innegabile poi il contributo che questo film del 1964 ha portato al fondamentale cinema di George A. Romero con i suoi zombie.

Per favore non mordermi sul collo!, di Roman Polanski – 1967

Ma se, fino a quel momento, l’iconografia vampiresca veniva indissolubilmente legata al cinema horror, drammatico e dall’alta tensione, ci pensa un grande maestro come Roman Polanski a portare su schermo una frizzante e gustosa parodia di questo speciale pagina di cinema, in particolare del filone artistico creato dalla Hammer nel decennio appena passato. Per favore non mordermi sul collo! non è infatti “solo” divertente ed intelligente, ma è anche adornato da una creazione immaginifica veramente luminosa, dove una radiosa Sharon Tate spicca in una fredda ambientazione gotica.

Fantasie di una tredicenne, di Jaromil Jireš – 1970

Horror, fantascienza e commedia, ma per il cinema dei vampiri c’è spazio anche per un fantastico che prende i connotati puri di grandi visioni del surrealismo. Fantasie di una tredicenne è infatti il terzo lungometraggio di Jaromil Jireš, tra i maggiori esponenti della Nouvelle Vague cecoslovacca degli anni ’60, il quale realizza questo particolarissimo titolo sospeso su una dimensione squisitamente onirica. Con il titolo originale Valerie e la settimana delle meraviglie, adattamento dell’omonimo romanzo, il film segue – tra continue illusioni, perdizioni mentali ed immagini simbolicamente suggestive – la sua orfana protagonista tredicenne che diventa donna e viene immessa in un mondo di uomini potenti e desiderosi, donne gelose e peccaminose, con al centro la lussuria ed il sesso che diventano vizio e virtù per una vita eterna. Una vera esperienza sensoriale quella di questa “Alice dell’est Europa” che non va spiegata ma vissuta, nonostante sia pregna di significato.

Migliori film sui vampiri The Addiction

The Addiction, di Abel Ferrara – 1995

Con il suo 11° lungometraggio il regista newyorkese A. Ferrara sfrutta il mezzo del cinema horror vampiresco per raccontare la dilaniante condizione della tossicodipendenza e, con essa, della generale propensione dell’essere umano al male, verso sé stessi ed il prossimo. Attraverso una messa in scena minimalista, esaltata da un meraviglioso bianco e nero, in The Addiction – Vampiri a New York il regista dà pieno respiro ad un racconto spettrale e fortemente immersivo, con abile mano dietro la macchina da presa specialmente nei piano-sequenza che permettono ai personaggi di spiccare sul tenebroso ed etereo scenario.

Lasciami entrare, di Tomas Alfredson – 2008

Il primo film del regista svedese è un intenso e sanguinolento racconto di crescita per i suoi giovani protagonisti, riscrivendo in un certo senso la proverbiale condanna vampiresca attraverso un teen-drama di proverbiale delicatezza e crudeltà. Eleganza registica che regala sequenze violente che vedono scorrere il sangue ma che non perdono un determinato tatto e sensibilità, con Lasciami Entrare che convince ed intenerisce nella sua fiaba dark anche grazie alle prove dei due giovani protagonisti Kåre Hedebrant e Lina Leandersson.

Thirst, di Park Chan-wook – 2009

Di lirica poesia è anche l’eccezionale ottavo film prodotto, scritto e diretto dal maestro del cinema sudcoreano moderno (e non solo) Park Chan-wook, che qui si ispira al romanzo di Emile Zola Teresa Raquin per narrare una storia di vampirismo scissa tra crudeltà e passione, valori terreni ed esistenzialismo. Attraverso il naturale processo evolutivo di amore, morte e rinascita, il regista mostra la bestiale natura umana abbandonata al Nulla, con Thirst che si mostra abbagliante sotto praticamente tutti gli aspetti tecnici ed emotivi, arrivando alla vittoria del Premio della giuria al 62° Festival di Cannes.

Solo gli amanti sopravvivono, di Jim Jarmusch – 2013

Chi è che poi ha fatto della poesia filmica e dell’esperienza sensoriale un vero cavallo da battaglia della sua cinematografia è l’autore statunitense Jim Jarmusch. Al suo 11° tassello di una filmografia che vanta titoli imprescindibili come Ghost Dog e Dead Man, il regista realizza forse il suo titolo più celebre al grande pubblico, ringraziando per questo anche e soprattutto una potenza estetica fortemente magnetica ed ammaliante. Tra paranoie, depressione e ricerca del significato tanto della vita quanto della morte, Solo gli amanti sopravvivono è una singolare e malinconica storia d’amore che vede protagonisti Tom Hiddleston, Tilda Swinton e Mia Wasikowska e che può contare sull’eccezionale contributo di Jozef van Wissem alla colonna sonora, sempre determinante quest’ultima nella filmografia dell’autore statunitense.

A girl walks home alone at night, di Ana Lily Amirpour – 2013

Descritto dalla stessa Ana L. Amirpour come uno “spaghetti western iraniano sui vampiri“, l’opera prima prodotta dalla stessa regista e sceneggiatrice britannica è un horror sentimentale che riesce ad appassionare per la storia d’amore che si viene a creare tra i protagonisti, tiene vivo l’intrattenimento per le sue trame che passano dal western al noir, addentandosi sempre di più nella condizione sociale iraniana, specialmente dal punto di vista femminista. A girl walks home alone at night è un’opera prima folgorante soprattutto per la mirabile tecnica registica nel cambiare con scioltezza genere in corso d’opera e nello sfruttare uno splendido bianco e nero. Un’intelligente supporto della colonna sonora traina poi una storia di sentimenti che non abbandona l’horror (decisamente efficace in alcune sequenze), grazie ad una scrittura della stessa regista che riesce ad assestare anche colpi di scena ed a saper descrivere bei personaggi.