“Io sono un po’ matto e tu?”, sold out a Roma e Milano per il film di D’Ambrosi
Due sold out, uno dietro l’altro per “Io sono un po’ matto e tu?”, il film di Dario D’Ambrosi, fondatore del Teatro Patologico. Il primo tutto esaurito (nel senso buono) è stasera al cinema Adriano di Roma che, dalle 20, ospiterà la proiezione dopo la sua anteprima nazionale al Torino Film Festival. La seconda, domani sera, in quel di Milano, al cinema Gloria.
Il cast di “Io sono un po’ matto e tu?”
Nel cast ci sono attori del calibro di Claudia Gerini, Raoul Bova, Claudio Santamaria, Vinicio Marchioni, Stefania Rocca, Edoardo Leo, Marco Bocci, Riccardo Ballerini e Stefano Fresi. Tutti “amici” del Teatro Patologico che, dal canto suo, schiera gli assi: Beatrice Agostini, Emanuele Antei, Fabio Bischetti, Fabio De Persio, Andrea De Dominicis, Francesca De Filippis, Carlo Di Bartolomeo, Andrea Ferrari, Sara Florenzi, Nicolò Fronticelli Baldelli, Paolo Giliberti, Valeria Minari, Giovanna Pesci, Alessio Pescina, Flaminia Ripoli, Silvia Sorcini, Andres Tartaglini, Claudia Terracini, Daniele Tortosa, Paolo Vaselli e Cristiana Saporetti. Ventuno attori – per chi non li conoscesse – con disabilità fisica o psichica che, davanti alle macchine da presa, avranno il compito di aiutare a guarire i cosiddetti attori “normali”.
Le patologie degli attori “normali” e le cure dei “diversamente abili”
Che poi, tanto normali non sono. Raul Bova soffre d’insonnia e parla (meglio: inveisce) con le statue dei musei, Claudia Gerini è una ludopatica che gioca continuamente in una tabaccheria (il tabaccaio è l’immancabile Domenico Iannacone) fino ad arrivare a non riuscire nemmeno più a pagare le bollette, Claudio Santamaria è un paranoico su una sedia a rotelle convinto di non poter camminare pur non avendo alcun disturbo reale, Vinicio Marchioni soffre di balbuzia, Edoardo Leo di claustrofobia, Marco Bocci è un dipendente sessuale e Stefano Fresi pensa (addirittura) di essere anoressico.
Insomma, tra i “normali”, di normalità proprio non ce ne è traccia. D’altronde stabilire quale sia il vero confine è cosa ardua. Se lo scrittore, sceneggiatore, paroliere, critico musicale e critico letterario britannico, Nick Hornby nei suoi libri ricorre spesso a personaggi che si affidano a meticolose liste mentali prima di compiere un’azione, alzi la mano chi non ha un seppur minuscolo rituale da mettere in atto prima di un momento importante. Per non parlare poi di tutte quelle piccole manie quotidiane che ognuno segue senza mai rivelarne nemmeno l’esistenza. Non per questo si viene ascritti in una categoria né, men che meno, si viene etichettati come “diversi”.
Gli attori del Teatro Patologico non sono “diversi” in questo film, sono speciali. Spetterà a loro aiutare i personaggi interpretati dai “vip” a guarire dalle loro “malattie”.
D’Ambrosi: «L’Italia è un Paese che naviga con la malattia mentale»
«Ho voluto raccontare alcune patologie – spiega Dario D’Ambrosi – come l’insonnia, la ludopatia, l’anoressia, l’ossessione paranoica, la balbuzie. Disturbi quotidiani, non i soliti psicotici: patologie nelle quali chiunque veda il film può ritrovarsi. Pensi che in Italia ci sono 17 milioni di persone che soffrono di un disturbo psichiatrico mentre quelli coinvolti direttamente o indirettamente nella malattia mentale siamo 42 milioni. Praticamente, un paese che naviga con la malattia mentale. Nel film “Io sono un po’ matto… e tu?” sono i vip a soffrire di queste patologie, ma sanno che in giro per Roma ci sono dei tutor psichiatrici che possono curarli e questi tutor sono i miei ragazzi del Teatro Patologico».
“Io sono un po’ matto e tu?” è stato girato in diverse location: dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, alla Fit Express Roma Camilluccia passando per l’I.C. Nitti, la tabaccheria in largo San Godenzo e la Biblioteca Comunale Sandro Onofri.
Le proiezioni a Roma e a Milano sono entrambe sold out
Sia a Roma che a Milano saranno presenti alcuni attori “vip” e i mattacchioni – come li chiama lo stesso D’Ambrosi – del Patologico. Ma sui loro nomi vige il top secret. Come è giusto che sia, aggiungerei. Visto che l’obiettivo che il film si pone è quello di mostrare e dimostrare le capacità degli attori del Patologico in un contesto in cui la “normalità” non può e non deve avere confini.
PATRIZIA PERTUSO
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